#Colfóndo1. La rete evolve il prosecco
Le cose stanno cambiando. La rete crea occasioni a chi sa vederle ed è disposto a mettersi in gioco e da qualche mese la comunità dei produttori di vino presenti sui social network, Twitter e FaceBook soprattutto, stanca dei soliti eventi costosi, ha inventato un nuovo modello diverso dalle fiere che a volte non ripagano l’investimento spesso oneroso.
E’ così che su Twitter sono nati #lambrusco1, 2, 3, 4, #barbera1 e #aglianicodelvulture1.
Il 30 ottobre ad Asolo Luca Ferraro dell’azienda Bele Casel di Caerano San Marco (Treviso) ha accettato la sfida con se stesso e ha organizzato con Davide Cocco di studiocru (Vicenza) un evento per far parlare del Prosecco e di una particolare versione di questo vino, quello sur lie, fermentato in bottiglia sui propri lieviti e quindi con il fondo e l’ha chiamato #colfondo1. Si tratta di un metodo antico, nato come risposta contadina negli anni ’50 al Prosecco prodotto con il metodo charmat. Parliamo quindi di una riscoperta, non facile, non ovvia e molto affascinante. Come è stato detto da qualcuno non è un vino naturale, è più giusto chiamarlo tradizionale. Alla fine dopo tanta attesa quella di sabato si è rivelata una giornata splendida sotto tanti punti di vista, un sole tiepido e un cielo azzurro autunnali ci hanno accompagnati alla scoperta del territorio.
Questi i numeri: 4 mesi di lavoro, 4 ore di manifestazione, 10 aziende, più di 15 vini in degustazione, 50 persone presenti, 5 terroir, 1 pranzo dedicato all’evento
E così ci siamo ritrovati in tanti al nuovo ristorante di Ca’ Derton, la Locanda Baggio, per degustare alla cieca i prosecchi col fondo rappresentativi di 4 terroir :
- Docg Asolo : Bele Casel e Biondo Jeo
- Docg Valdobbiadene: Frozza e Casa Coste Piane
- Docg Conegliano: Costadilà e Zanotto
- Doc: Lorenzo Gatti e La Basseta
Dopo la degustazione (di cui si trovano note interessanti in rete, bellissima e piena di informazioni quella di Maria Grazia) arrivano in tavola un prosecco metodo classico di Silvano Follador, un Fortana di Mirco Mariotti e lo Zero di Mario Pojer.
I partecipanti non dovevano essere più di 40 ma le richieste sono state così tante tra blogger/giornalisti, produttori e amici che si parla già di un #colfondo2
L’ottimo pranzo dedicato all’evento si è tenuto alla Locanda Baggio in un’atmosfera accogliente, calda e raffinata. La cucina ha basi tradizionali, legata al passato con qualche innovazione che le dona eleganza senza strafare.
Si inizia con un sacchetto col fritto di paranza, pesciolini, cappesante e schie pescate con lo stecchino. Gusto e leggerezza.
Segue una versione originalissima di baccalà mantecato con cialde di polenta bianca.
Il bianco di coniglio in terrina con verdure dell’orto completa gli antipasti, tenerissimo, soffice e inimmaginabile.
Il primo un risotto di vialone nano di Grumolo al pino mugo con faraona affumicata è un piccolo esempio di equilibrio, la faraona è speciale, morbida e delicata.
L’Oca di S. Martino arrosto con pane all’arancio è da non perdere, deliziosa, consistenza perfetta, sapore delicato. Sarebbe da bis se non fossimo ormai sazi.
Il tutto accompagnato da grissini e pane con il lievito madre che ho fatto con il Colfondo Bele Casel e che ho spedito agli organizzatori qualche giorno prima.
La scelta di finire con grande e piccola pasticceria secca di casa Baggio mi trova d’accordo, non sarei riuscita ad assaggiare altro.
L’arma vincente è stato mettere insieme i produttori in un confronto che ha stimolato il dialogo, la conoscenza. Nella degustazione cieca non c’erano voti, c’erano descrizioni di sensazioni e scambi di esperienze. E’ stata questa la forza di questo evento, far incontrare tanti produttori fuori dagli schemi e dalla competizione e alla fine c’erano solo vincitori, gli organizzatori, i produttori e i partecipanti. E lo dimostrano il grande numero di post e commenti che stanno fiorendo in rete.
E come regalo finale di una bellissima giornata ecco la scatola Cromobox che come uno scrigno magico contiene tanti sacchettini, in ognuno c’è un po’ di terra delle vigne che hanno prodotto i vini degustati e un’ultima bustina con un po’ del lievito secco che è stato usato per fare il pane. Le stesse terre ci avevano accolto all’arrivo al ristorante in bella mostra dentro sacchetti del pane. E si torna alla terra, alla tradizione e al pane come alimento principale insieme al vino.
Un evento pieno di idee speciali, la scatola, la presenza di due produttori a ogni tavolo affinchè si creasse un’atmosfera più armoniosa e sentissimo dalla viva voce di chi lo produce cos’è davvero questo Colfòndo, idee nate dalla fantasia degli organizzatori.
Il pomeriggio si è concluso con un’altra sorpresa, un giro per Asolo con una guida competente Bojana di Bellasolo che ci trasmette l’amore per questa zona mostrandoci gli angoli più belli della cittadina.
Daniela Delogu. Foto: Sara Querzola