Al party della genovese ha vinto la pasta liscia contro quella rigata
Lo confessiamo. I party ci rovinano. Il profilo della panza. Ma non sappiamo resistere. Tutto era nato da una considerazione e una provocazione di Cristiana Lauro a seguito della genovese stratosferica eseguita da Gennaro Esposito. Subito è partita l’operazione nome in codice Complotto della cipolla architettata dalla Lauro ai danni dell’ignaro Alessandro Bocchetti. Che non si è tirato indietro e ha previsto una cena a casa a tutta genovese ristretta a pochi.
Nel frattempo:
- siamo diventati 15
- abbiamo pensato che fosse il caso confrontare un paio di formati di pasta atti e adatti a cotanta preannunciata genovese
- a Giuseppe Di Martino piace il Colosseo e la ristorazione romana
- Dino De Bellis ha pazienza con i gastrofissati e la cucina professionale (nonché ovviamente lo spazio per tutti)
Date le premesse abbiamo condotto la degustazione (raffinato, no?) sul tema Meglio gli ziti tagliati o i mezzani tagliati rigati dato per scontato che la Genovese di Bocchetti è buona?. E quindi fedeli alla filosofia del “Mangia e poi scrivi” ci siamo ritrovati all’Incannucciata con la genovese avviata da Bocchetti nel primo pomeriggio.
La ricetta è quella classica napoletana senza alcun volo pindarico (ad esclusione di una cottura differenziata) e con la bella sostanza di una carne di qualità procurata da Dino, dei “culi” di salame che hanno retto molto bene l’assaggio in fase “lascia stare gli ingredienti”, il taglio valutativo delle cipolle di Andrea Sponzilli e soprattutto la cottura in balcone per evitare la “cipollizzazione” della casa nella ghisa da brasato profondo (due chiccherie che solo Bocchetti poteva mettere insieme).
Per antipasto Dino De Bellis ha sfornato un paio di tipologie di supplì per aprire le danze e gettare le basi per il confronto liscio vs rigato.
Giuseppe Di Martino, oltre ad aver fornito l’indispensabile pasta del Pastificio dei Campi nei due formati, ha corroborato il frugale pasto con qualche chilata di friarielli da salivazione inconsulta e un bel po’ di carciofi violetti di Castellamare di Stabia (sì quelli del presidio Slow Food che vengono incappucciati uno a uno con la terracotta).
Cristiana Lauro ha portato il vino sufficiente a fare doccia e bagno a tutti i commensali (compresa la magnum Terre Alte di Felluga dell’aperitivo), mentre Lorenzo Sandano ha pensato al panettone con l’immancabile (?!) gelato e la piccola pasticceria (tutto di Cristalli).
Ecchevelodicoafà, siamo andati indietro nel tempo, abbiamo confrontato riti e usanze partenopee a un tavolo “multietnico” quanto a provenienza gastronomica. La genovese di Bocchetti ha superato la prova andando a incasellare un altro successo dell’Abruzzo gastronomico (dopo la disfida del pomodoro) e la pasta liscia ha avuto la meglio, decisamente, sulla rigata.