Pomodoro, aumenti per i produttori del Nord. Ora la Cina fa meno paura
Italia Gastronomica Unita? Non va sicuramente in questa direzione l’accordo raggiunto tra le organizzazioni dei produttori di pomodoro del Nord Italia e le industrie di trasformazione aderenti all’Aiipa che fissa a 88 euro la tonnellata il prezzo dei pomodori ritirati presso l’azienda agricola dal prossimo raccolto.
Il problema non è l’accordo in se, che pure rappresenta un passo avanti nel sostegno al reddito degli agricoltori, ma l’assenza di quella fetta di produttori del Sud che non lo hanno sottoscritto (e da questo potrebbero essere penalizzati) o che non si sono mossi nella stessa direzione. E cioè verso “la costruzione”, come commenta Coldiretti “di seri rapporti tra agricoltura e industria” che devono “estendersi anche agli accordi per la produzione di pomodoro del Sud”. Non che non ce ne sarebbe bisogno. Basta rimettere le lancette indietro di qualche mese, andando alla raccolta dell’estate scorsa in Puglia, Campania e Molise, per rendersene conto.
L’accordo, siglato a Parma con la benedizione dell’assessorato all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Regione per la quale “il pomodoro trasformato rappresenta un settore strategico”, come ha spiegato l’assessore Tiberio Rabboni, certo non azzera le tensioni su uno dei prodotti più esposti alla globalizzazione né risolve del tutto i problemi dei produttori, come ha ricordato il presidente di Coldiretti di Piacenza Luigi Bisi (“88 euro a tonnellata non è certo remunerativo per i nostri agricoltori”). Ma è sicuramente un banco di prova per ulteriori accordi di filiera (magari anche “con la grande distribuzione per la valorizzazione del prodotto italiano”, azzarda Coldiretti), spezza una lancia in favore dell’italianità del prodotto, aiuta gli agricoltori a programmare gli investimenti (sono in calo del 10-15%, rispetto al 2010, le superfici coltivate a pomodoro) e introduce un sistema che premia la qualità con incrementi di prezzo per i prodotti consegnati con una percentuale di difetti inferiore al 3%.
Qualcuno ricorderà le tensioni che hanno accompagnato la raccolta di pomodoro la scorsa estate quando i produttori del Sud avevano lamentato il mancato rispetto dei contratti sottoscritti da parte degli industriali delle conserve e il pagamento del raccolto, come ricordava Fedagri-Confcooperative, “a prezzi notevolmente inferiori e addirittura concorrenziali con il pomodoro cinese prendendo a pretesto discutibili problemi qualitativi del prodotto”. “Operatori senza scrupoli nelle Regioni del centro-sud del Paese”, aveva tuonato Coldiretti, “non rispettano gli impegni assunti e sottopagano la produzione nazionale su valori insostenibili per gli agricoltori”.
Ora un piccolissimo Risorgimento si profila all’orizzonte per i produttori del Nord. Per il Sud, come al solito, è un’altra storia.
Fonte: coldiretti.it, gazzettadiparma.it
Foto: avepo.it, comune.podenzano.pc.it