Non è Champagne, e si sente! Commemorazione della bollicina morta
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Storia di un assaggio che non leggerete mai. Giovedì mattina appuntamento alle 11,30 per una sessione di degustazione di quelle che pubblichiamo il martedì. Programma ricco, il Rossese finalmente e una nutrita batteria di spumanti metodo classico che d’estate trovano il momento di consumo ideale.
Col Rossese tutto bene (leggerete prestissimo i nostri giudizi), l’incredibile è successo:con i metodo classico: dopo 11 campioni abbiamo rinunciato! Imbarazzante faticoso e inutile proseguire. Pubblicare una serie di stroncature non avrebbe senso, non ci piace distruggere per il solo gusto di creare una notizia negativa. In certi casi meglio tacere e provare a riflettere.
Per la cronaca gli 11 assaggi sono stati così ripartiti: 5 metodo classico e 6 Franciacorta. Abbiamo gettato la spugna perché non era nemmeno divertente, abbiamo trovato solo bolle morte, secondo la definitiva definizione dell’amico Contarello e siamo rimasti a guardarci sconsolati.
Il problema fondamentale a questo punto è: noi o loro? Siamo inguaribili snob capricciosi noi di SdV o si tratta di bottiglie di scarso valore? La nostra ipotesi di lavoro privilegia chiaramente la seconda soluzione del dilemma ma senza preconcetti.
Iniziamo col dire che è molto difficile identificare i vini alla cieca con gli ordinari strumenti disponibili agli assaggiatori: soprattutto i profumi sono standardizzati dalle lavorazioni di cantina con l’immancabile bronchenolo di certe liqueur troppo abbondanti. La batteria dei Franciacorta era sconfortante, tanti tecnicismi e poca zona d’origine (terroir è termine che non si può proprio usare!).
La fantasiosa confusione che regna nell’enologia nostrana raggiunge livelli di vertice quando i vini hanno le bolle ma non sempre con risultati apprezzabili. Pensare che si possa spumantizzare qualsiasi uva in qualsiasi zona è una pericolosa illusione che sono solo i consumatori a pagare. Alcune zone d’Italia e alcune uve tradizionali semplicemente non sono adatte alla spumantizzazione, quasi nessuna in effetti. Eppure le novità abbondano e oggi quasi non esiste azienda che non proponga un suo brut. Nomi non ne faremo ma vi garantiamo che abbiamo stappato il gotha, solo un paio di outsider a inizio carriera spumantistica ma già affermati e celebrati coi loro classici.
San mercato non può giustificare operazioni speculative che ricordano la peggior finanza creativa, sono convinto che al vino italiano serva un severo esame di coscienza e gli spumanti senza storia possono essere un ottimo inizio. Personalmente sarò ancora più esigente del solito con i prodotti da valutare, prevedo quindi una bella sfoltita alla selezione di bollicine da offrire alla mia clientela. Bolle morte? No, grazie!