Toscana, assaggi di vino biodinamico e le teorie di Michele
Che Black Mamba mi perdoni! Vi propongo una serie di assaggi di vini prodotti e curati da Michele Lorenzetti, consulente agronomico e enologico specializzato in biodinamica.
Ci siamo incontrati qualche giorno fa e ho scoperto alcuni aspetti della disciplina che non immaginavo, la conversazione è stata molto interessante e ne parlerò a parte, intervallata da una serie di assaggi che hanno supportato gli argomenti “teorici” di Michele.
I vini sono tutti più o meno nuovi, alcuni alla prima uscita mentre altri sono prodotti da aziende in fase di radicale cambiamento (conversione come si dice nell’ambiente) e sono tutti prodotti in quantità limitate, una serie di anticipazioni insomma.
Terre di Giotto Gattaia Toscana bianco Igt 2009: è il primo vino pubblicato dall’azienda di Michele Lorenzetti è ha già fatto molto parlare di se’ anche se la produzione totale non arriva a 1000 bottiglie (l’annata 2010 è attesa entro la fine dell’anno in circa 2000 esemplari). Il colore è brillante con riflessi verdolini, al naso le note fresche e minerali sono in primo piano. L’assaggio rivela una grande finezza e un struttura importante ben supportata dall’acidità che. secondo l’autore, gli assicura una lunghissima vita. 3 scatti € 21,00
Terre di Giotto Toscana rosato Igt 2010: l’azienda ha una bella vigna di Pinot nero che è il vino più atteso dagli appassionati, che dovremo però aspettare ancora un po’. Questa uscita è il risultato imprevisto e irripetibile di una stagione difficile gestita con attenzione: una vendemmia leggermente anticipata di una parte dell’uva per evitare i rischi di un settembre troppo umido. Il risultato è un vino dal colore intenso, la sfumatura buccia di cipolla è perfetta e dal naso vinoso e avvolgente. In bocca è un po’ esuberante, buona la beva con note mature. 1 scatto € 15,00
Poggio Concezione Brilléro Toscana bianco Igt 2006: conoscevo l’azienda e ho amato l’annata 2004 di questo vino affilato e intenso. Il Brilléro viene prodotto con Trebbiano e Malvasia coltivati a Pitigliano e dimostra doti di longevità inattese. Questo 2006 è ancora vino e fragrante al culmine della sua evoluzione. 1 scatto (prevedo 3 scatti)
Poggio Concezione Brilléro Toscana bianco Igt 2008: vino brillante, di bel carattere e ottima beva. Complesso e ancora giovane, un gioiellino autoctono che rifiuta la Doc per non rinunciare alle sue componenti tradizionali. Fieno e macchia mediterranea sono i suoi caratteri peculiari, all’assaggio è vibrante e teso. 2 scatti
I Mandorli Vigna alla Sughera Toscana Igt 2009: un assaggio in anteprima, vino in bottiglia ma non ancora in commercio. Straordinaria potenza, colore intenso e cupo, frutta esuberante al naso. Avvolgente e sapido all’assaggio. Sarà un gran vino se arriverà all’equilibrio tra le varie componenti, le premesse ci sono!
I Mandorli Vigna alla Sughera Toscana Igt 2008: un modello per il sangiovese in purezza coltivato vicino al mare, il vitigno rivela morbidezze che solo (e raramente) esprime a Montalcino senza dimenticare la spina acida del Chianti e riuscendo a evitare le scottature del sole marino. Un gran bel risultato, armonico e complesso. 3 scatti + secchio
I Mandorli Vigna al Mare Toscana Igt 2009: cabernet questa volta, nel classico assemblaggio di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. L’esposizione del vigneto è a ponente e la gestione del vigneto e della vinificazione identica al Vigna alla Sughera. Il risultato è però meno brillante, il naso è appesantito da note estrattive troppo accentuate. Anche questo vino è in bottiglia ma non in commercio. Giudizio sospeso
Cerreto Libri Rufina Docg 2006: la Rufina è la zona più fredda della Toscana centrale, famosa per i toni cupi del suo Sangiovese sempre alle prese con maturazioni avventurose. Il vino è molto fine e di buona intensità, al naso il frutto è integro e evidente anche se non perfettamente definito, l’assaggio è convincente tutto giocato sui toni più tradizionali della tipologia. Michele annuncia grandi novità a partire dalla prossima uscita dell’annata 2009. 1 scatto
Dopo questa scorpacciata di Toscana, classica e moderna, l’ultimo assaggio ci ha mostrato la differenza tra la vinificazione di Michele e una vinificazione convenzionale. Il vino, che in questa forma non assaggeremo mai più, è un Aglianico 2010 prodotto da un vigneto biodinamico dal 2007. Il confronto tra i due vini è stato utile soprattutto per sentire le differenze tra due mondi che sembrano simili, e ha evidenziato che quello convenzionale appare molto indietro nella sua evoluzione e poco espressivo dei caratteri del vitigno, un po’ dominato da componenti esterne tra cui spicca il legno. Quello vinificato con lieviti indigeni senza interventi tecnologici evidenzia note vinose molto più nette e, pur essendo un vino ancora incompleto, un’armonia meglio definita. Si tratta di un confronto molto evocativo e allo stesso tempo difficile da raccontare proprio perché è raro riuscire a sentire in parallelo vini lavorati in modo tanto diverso. La mia impressione, tanto netta quanto parziale e provvisoria, è che la versione di Michele sia stata superiore a quella convenzionale per integrità intensità complessità ma solo il tempo potrà aiutarci a capire il perché.
Foto: ravenna24ore.it, theworldwidewine.com