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Vino
27 Luglio 2011 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:22

Harè è il vino della felicità e nasce giù in Calabria

“Avevo un cuore e tu amore me lo hai rubato adesso tu ne hai due, ed io povero, neanche uno. Una bella come te non c’è, ne in questo paese, ne a Macchia,
Harè è il vino della felicità e nasce giù in Calabria

“Avevo un cuore e tu amore me lo hai rubato
adesso tu ne hai due, ed io povero, neanche uno.
Una bella come te non c’è, ne in questo paese,
ne a Macchia, ne a S. Demetrio”
(Vjershët – Canzone tradizionale ripresa dalla band arbёreshe Peppa Marriti

Ma potrei incominciare il racconto anche con….

“Sono gli Arbëreshe di natura allegra: amano i conviti e i divertimenti; e con ispecialità si dilettano de’ loro balli. Hanno in uso di andare colle spade in mano cantando canzoni…”
Angelo Masci, Scrittore, 1758 / 1821 Santa Sofia d’Epiro

Natale Braile appartiene a questa comunità, “tosto” come il muro, tipico di queste genti calabro-albanesi, ma con una natura allegra da chiamare il suo miglior vino Harè (felicità).

L’azienda è i Vignaioli del Pollino (ex cantina sociale), di cui Natale insieme al fratello Francesco, possiede 18 ettari tra Frasnita, Ejanina e Cifti, raccogliendo anche la produzione di piccoli produttori che coordinano con pazienza e dedizione insieme all’enologo Mario Ronco.

Tutto questo, per una produzione di 220.000 bottiglie e 8 etichette.

L’ultimo assaggiato si chiama Ceraso (da ciliegia) ed è un rosato molto interessante abbassato di gradazione alcolica (rispetto agli altri anni) e finalmente profumato di ciliegia e frutta secca che si può bere fresco. Un magliocco canino (10%) e Lacrima (90%) ancora pieni di misteri per il rosato ma che pian piano si stanno rivelando due grandi vitigni.

Ma parliamo di questa “felicità” Pollino Superiore, un rosso commovente prodotto da una vigna sessantenne di Magliocco Canino posta sulle pendici del Monte vista mare. Vendemmia tardiva a metà Ottobre, sosta sulle bucce per 10 gg avvio della naturale fermentazione malolattica, affinamento in carati di rovere per 10 mesi e affinamento in bottiglia per altri sei mesi.
Il vino speziato e morbido ha un profumo di violette quelle selvatiche del bosco per intenderci. Poi un fondo di liquirizia che in alcuni momenti dell’anno risulta talmente persistente che pare quasi che qualcuno ce l’abbia messa dentro. Ma la cosa divertente ( la prima volta mi sono quasi vergognata a dirlo..), sa di speck tirolese (ridete e stramazzatevi al suolo sono qui per questo), insomma una meraviglia di sapori, una volta sono stata con l’esimio Notaio “Gambero” Perrotta in una trattoria e ho portato l’Harè. Il mastronotaio maneggiava la bottiglia roteandola tra le mani tutto soddisfatto e felice di aver scoperto una cosa nuova e borbottava “è buono, è buono è proprio buono!”

Ora, se il rito è rendere felice, se il vino è buono, lungo, persistente, sano (abbiamo fatto una verticale e c’è da “ricriarsi” credetemi), bisogna solo circondarsi della compagnia giusta ed il resto è fatto.

A me, non resta che augurarvi Meshëndhët (che vi porti buona salute).

Vignaioli del Pollino. Contrada Ferrocinto – Frascineto (Cosenza). Tel. Fax +39 0981.38035

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