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Vino
21 Dicembre 2011 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:37

Come finì che dopo Liberati si bevve champagne e moscerino

MM (il Marito Milanese) ha un ospite inglese. Uno scienziato che ha una moglie turca! Quindi è un MI (Marito Inglese). Alla fine di un laboratorio di tre
Come finì che dopo Liberati si bevve champagne e moscerino

MM (il Marito Milanese) ha un ospite inglese. Uno scienziato che ha una moglie turca! Quindi è un MI (Marito Inglese). Alla fine di un laboratorio di tre giorni all’Università di Salerno, MM e MI arrivano a Roma. La sottoscritta prepara un pranzetto con la pasta Valentino Felicetti, squisita, al sugo con i pomodori San Marzano, ma San Marzano davvero, e poi un pollo al mattone che ha imparato a fare in Toscana, cucinato con i mattoni portati dalla Toscana.

Dopo un pranzo soddisfacente, decidiamo di andare dal nostro amatissimo macellaio Liberati. Abbiamo finito tutte le scorte, quindi ci tocca attraversare la città e andare fino alla Bottega Liberati, a Tuscolana. Da tradizione di famiglia ci piace essere nel posto giusto nell’ora sbagliata. Da fedeli frequentatori , ci ricordiamo l’ora di apertura come le 15.30, invece non lo è. Apre alle 17.00. Sono le quattro, il caffè ce lo siamo già giocati. A MM viene la geniale idea di andare prendere un calice di Champagne da Remigio che è relativamente vicino. Remigio è un posto meraviglioso con un sacco di bollicine e dei vini buoni. Ci andiamo con il nostro amico fotografo che abita lì vicino. Lo chiamiamo e chiediamo se vuole venire. Non può, deve far vedere delle foto a delle persone in centro. Ci dice che sarà chiuso ma noi l’abbiamo visto aperto cercando posteggio quindi non diamo retta al connoisseur. Se no che famiglia italo-turca saremmo! Ecco arriviamo al locale, ha le porte aperte, c’è una persona dentro e io faccio il mio gesto romano preferito imparato da Alberto Sordi, chiudendo tre dite della mano destra lasciando il pollice e indice scoperto faccio “no, eh!”. La risposta è che aprono alle 18.00. Di nuovo siamo nel posto giusto all’ora sbagliata. Mica ci rassegniamo.

Torniamo al bar dove avevamo preso il primo caffè, sappiamo che è aperto ed è, sì, aperto. Aspettiamo le cinque. Andiamo dall’amatissimo Liberati. Non solo troviamo la bottega davvero per davvero aperta, ma riusciamo a parcheggiare proprio davanti nello stesso posto che avevamo lasciato con grande rammarico.

E sì, dio ci vuole bene. Liberati è il mio secondo Tiffany’s a Roma dopo Mel Bookstore. Sono quei posti dove trovo rimedio a qualsiasi tentazione di malinconia. Prendiamo le svizzere all’arancia che sono una mereviglia, la coda con tanti complimenti da parte del macellaio per la nostra scelta, la carne per fare brasato per la nostra ospite Turca che verrà a ricongiungersi con il suo MI lunedì, della birra artigianale Siciliana, salsiccia di cinghiale marinato in Chianti e non solo… Usciamo da Liberati e MM fa “Sono quasi le sei vogliamo fare questo Champagne?”.

Uno può dire no all’acqua, ma alle bollicine? Mai! Andiamo da Remigio. Sono le sei esatte ma non bisogna fare i Milanesi fiscali. Aspettiamo un pochettino fuori e poi arriva il momento tanto aspettato “Prego”. Entriamo, chiediamo cosa ci suggeriscono. La domanda non sembra molto gradita ma alla fine prendiamo due Rosé e un brut. Rosè molto buono, il brut un pochettino dolce. E vabbè. Il MI dice “per essere un posto che serve Champagne sembrano un po’ tristi. Forse perché non lo bevono ma lo servono”. Hahaha, risatine al suo humour inglese e spieghiamo a MI che fa parte della coolness romana trattare in modo ugualmente indifferente qualsiasi cliente. MM dice “No, non è vero. Quando veniamo con il fotografo ci trattano bene”. “Embé er fotografo è un loro amico, cosa vuoi”. MM “Vedi che ci sono due pesi e due misure!”. Ma quanto sei milanese! Si mette a raccontare il quartiere dove abitano i genitori a Milano, che c’è Alvin’s, c’è…. Si trova Franciacorta buona dappertutto a 5 euro. Blibli bla bla.

Parlando di Milano vedo che c’è un moscerino nel mio bicchiere. Saranno le bollicine che sono arrivate direttamente al mio cervello e hanno portato un po’ di ossigeno, sono contenta. Più che altro per il moscerino. Sarà il vento inglese che abbiamo con noi ormai da svariate ore, penso ad Amleto. Alla sua bella Ofelia che trova la sua fine nell’acqua, la poesia di Elliot, Death by Water, che fa parte della The Waste Land e prosegue

Phlebas il Fenicio, morto da quindici giorni,
dimenticò il grido dei gabbiani, e il gorgo profondo del mare
e il guadagno e la perdita.

Poi al quadro poeticissimo di Ofelia fatto da John Everett Millais e dico “Morta per Champagne, molto meglio di Ofelia”. Da Shakespeare passo alla poesia di Blake, La Mosca dove il poeta pone il problema “Non sono io una mosca come te? O non sei tu un uomo come me?”. Sì, lo champagne ha questo effetto sulla gente. Non è un caso che Baudelaire sia francese.

Dopo tutta questa poesia pongo io il problema a MM: “Secondo te il moscerino è un problema mio, visto che è caduto nel mio bicchiere ben dopo che avevano versato lo champagne oppure rimane sempre un problema del locale visto che pago 9 euro per bicchiere?”. MM non sa rispondere. Due persone che si occupano del locale, non so forse sono i titolari, stanno chiacchierando con una deliziosa ragazza che ha comprato due bottiglie e con cui si conoscono bene. Cerchiamo di intercettare il loro sguardo per chiedere una loro opinione sull’argomento. Non ci è possibile. Come sempre MM fa il lavoro sporco per me, chè io preferisco essere la persona carina che non tocca né il sapone né l’acqua come dicevano i miei antenati. MM prende il mio bicchiere, va dai responsabili e la questione si risolve che loro tirano fuori il moscerino e mandano indietro il bicchiere al suo posto davanti a me sul bancone. Io, con la consapevolezza dei 9 euro, bevo lo champagne restante al sugo di moscerino autentico. A me non può fregare di meno. Torno e ci torno in questo posto, preferibilmente con il mio amico fotografo. Ah regà, ma che davero davero?

[Elvan Uysal]

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