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Vino
1 Marzo 2012 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:41

Il vino naturale ha un’anima femminile

Coraggio e passione nei ritratti di donne al timone di aziende del vino naturale. Lucia Galima e Stefania Monaco le hanno incontrate.
Il vino naturale ha un’anima femminile

Vino naturale al femminile. Esiste? Si, come ci ricordano le donne che abbiamo incontrato a Vini Naturali a Roma.

Lucia Galima e io siamo rimaste folgorate da Francesca e Dora di Poderi Sanguineto. Francesca ha parlato di Canto della Botte, protagonista il Sangiovese; Dora di desideri primordiali come fare il vino e andare a caccia. Un Montepulciano non mi piaceva così da tempo. Credo che abbia qualcosa a che fare con la frase di Dora: “Condividere è il piacere della vita”.

Lucia Galima. Il loro Nobile di Montepulciano è decisamente un magnifico esempio di quello che si ottiene quando hai un grande vitigno nella giusta dimora che viene accudito con forza e passione. L’intensa nota profumata tipica del prugnolo, unita nel sorso alla freschezza e al nobile tannino, ne fanno un vino di grande eleganza e carattere, come del resto sono le sorprendenti signore che lo producono!

Paola Lantieri e sua figlia Daria: un’altra storia bellissima. Paola produce Malvasia passita di Vulcano dove ha rimesso a posto un rudere meraviglioso e circa 5 ettari. La vista è meravigliosa così come l’energia e i profumi di questo vino. “Il sito? No appena torno lo faccio, giuro!”. Per ora accontentatevi dell’indirizzo: Azienda Agricola Punta del’Ufala. Isola di Vulcano – Eolie. Tel. +39 091 7542736.

LG. Che volete vi dica di questo vino? Già solo a guardarne il colore, immagini un tardo pomeriggio d’estate dove luce e calore si fondono, nei profumi della Malvasia senti l’odore del mare e la pietra lavica di Vulcano. In bocca ti seduce avvolgendoti il palato, la nota dolce è sorretta da un’adeguata freschezza. Quanto amore in questo vino…

Isabella Pellizzatti Perego, figlia di Arturo, con i fratelli lavora in Azienda ArPePe. Il Grumello è proprio un vitigno interessante e con il lavoro che hanno fatto in 150 anni La Valtellina ha raggiunto una piacevolezza e una territorialità incredibile. Sono vini di una pulizia eccezionale, da bere e ribere. Lei è deliziosa nel raccontarci le colline della sua terra e i suoi vitigni dislocati in zone diverse. Sono vini di razza. Il Pettirosso Nebbiolo dedicato al papà è elegantissimo.

LG. Lo dichiaro subito: ho un debole per i vini di montagna e in particolare quelli di Ar.pe.pe. Inizio direttamente con il Sassella Rocce Rosse 2001 che è di un bellissimo granato vivido e trasparente. Già ne avverto la grande acidità. Il naso complesso e fine parla di mineralità ferrosa, frutta rossa, erbe di montagna, sottobosco e violette su legna arsa. L’assaggio morbido è avvolto in un tannino elegantissimo, la grande freschezza che si preannunciava nel colore la ritrovo tutta. Un gande vino, di quelli che non stancano mai. Lunga vita!

Ironia della sorte, tra i vini di Campi di Fonterenza c’è un altro Pettirosso, quello di Francesca e Margherita Padovani, giovani produttrici di Montalcino. Francesca ci fa assaggiare due rosati di Sangiovese, tra i rosati più buoni assaggiati finora.

Giovanna Morganti del Podere Le Boncie ha presentato a Roma il suo Chianti Classico 2009 in uscita a primavera. Altro vino con una personalità prorompente: Sangiovese, Mammolo e Colorino. Oltre a questo vino produce un Igt che si chiama 5.

“Alla nascita di Elena, terza figlia femmina, lo sconforto di nostro padre ha raggiunto il culmine. Credeva che solo un figlio maschio avrebbe garantito la continuità aziendale e invece eccoci qua tutte e tre a gestire l’azienda”. Parole di Paola Conti che insieme ad Elena ed Anna sono le protagoniste delle Cantina del Castello.

Il Flores 2010 Colline Novaresi Nebbiolo in acciaio “morirà giovane” dice Elena “Abbiamo commesso un infaticidio perchè è già finito.” A noi non proprio veterane di infaticidi questo, ci è piaciuto!

LG. Ci piace anche il Boca 2006, “Il rosso delle donne”, rubino volto al granato con profumi di frutti scuri in confettura, note balsamiche e terra bagnata. Il sorso è corposo, fresco e sapido, di quelli che t’invogliano a berne ancora.

Sono belle le etichette delle donne. Bruna Ferro ha usato i suoi asini come marchio per le sue Barbere: una in acciaio, una in vetrocemento, una in botte grande. Bruna ha anche due figli: Luca (produttore della birra Clandestino) e Matteo, che ha aperto in azienda un agribar, “Luppolo contro Grappolo” dove si mangiano dei gran taglieri di formaggio e salami con le mani. “Un tempo la Barbera si assaggiava con la scodella smaltata di bianco e in osteria si beveva nel 12 al litro”. Noi l’abbiamo gradita anche nei calici ma per quanto mi riguarda non ho mai disdegnato il 12 al litro per una certa di tipologia di vini.

LG. Colori violacei guizzano in queste Barbere, in bocca sono schiette e sincere come la bella stretta di mano di Bruna! Le etichette sono bellissime!

Altra protagonista del vino al femminile è Emeline Bobinet, compagna di Sebastien, vignaioli della Loira. Il Cabernet franc fermentato in bottiglia è di una piacevolezza primordiale. Tanto da sentire l’esigenza di riberlo subito. Immediatamente mi tornano alla mente le parole dell’eno-filosofo Michel Le Gris: “Quando scopriamo lo spettro sensoriale davvero esteso della vite elaborato senza il minimo secondo fine commerciale cominciamo ad amarlo” .

 

 

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