Vino e Ayurvedica. L’energia nel piatto e il Bardolino nel bicchiere
A come Ayurvedica, B come Bardolino. Toglietevi subito dalla testa l’idea che la cucina ayurvedica sia punitiva e insapore. Un gruppo di giornalisti in occasione dell’anteprima Bardolino ne sono testimoni.
Per essere brevi sulle seducenti questioni filosofiche di questa cucina antichissima, potrei semplicemente riassumere con il concetto che lo chef si prende cura delle materie prime concentrandone le potenzialità (gustative ed energetiche) a favore del suo commensale riequilibrandone lo stile di vita. Una sorta di mamma dunque.
Le premesse sono buone sulla carta ma la mandria mugolante non si rassegna anzi propone ristoranti in zona dove fuggire subito dopo la terapia.
La serata parte con Angelo Peretti, direttore della promozione del Consorzio Bardolino che propone questo gioco divertente: sul tavolo solo tè ayurvedici, chi vuole il vino deve arrivare ai banchi d’assaggi laterali e tentare di abbinare. Dalla parte Ayurvedica lo chef Emanuele Selvi ed il dottore Silvano Pomari. Tutto sembra rassicurante se qualcosa va storto abbiamo anche il dottore.
Apriamo con una freschissima insalata di asparagi, indivia riccia e germogli di crescione all’olio extravergine del Garda. Un inno alla primavera che mette subito di buon umore.
Gli animi sono più ben disposti e osiamo contrastare a questa profumata pietanza un the ayurvedico Vata che sottolinea aria e etere (leggerezza, espansione, freschezza e moto continuo) con liquirizia, cannella, ginger e cardamomo.
Azzardo con Chiaretto color bubble gum alla fragola di Natale Castellani. Sembra il Chiaretto di Barbie con grande naso di fragola e bubble gum. Lo adoro.
Zuppetta di tarassaco con riso rosso, cocco e peperoncino. E’ il piatto (zen) della serata: dall’aspetto salutare (anche troppo, oggigiorno non va bene per i gourmet) ma al sapore convince tutti e si vedono le prime scarpette con pane chapati (un po’ difficile come operazione vista la mancanza di lievito). Primi mugolii di piacere della stampa che comincia ad apprezzare questo gioco millenario tra dolce-piccante-amaro-astringente. Certo, un moscardino o un gamberone sopra sarebbe stato il massimo dell’opulenza ma la cucina ayurvedica non prevede eccessi. Ancora Chiaretto classico di Cascina Mondator, solo 700 bottiglie di produzione ma una gran bella mano.
Piccolo cannellone vegetariano su crema di carciofi e timo e Cà Roina di Ginestre davvero una bella scoperta, un Chiaretto del lago con delle belle note sapide e delicatamente profumato. Piatto misterioso per divertire i commensali nell’affidarsi alle papille gustative e riconoscere gli ingredienti (pollo, semi, riso, spezie burro ghee etc etc)
Tortino di datteri (da urlo) con piccola fantasia di frutta con il mio Chiaretto del cuore, Bergamini (vecchia scuola) che produce dal 1904. Storie solide, di vignaioli veri di questi luoghi senza se e senza ma. Provare per credere.
[Foto di Renato Vettorato. La foto in alto è di Paola Giagulli]