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Vino
30 Marzo 2012 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 21:02

Vinitaly 2012. Top Twenty, il vino migliore da bere regione per regione

La classifica redatta dai degustatori di Scatti di Vino dei migliori vini regione per regione assaggiati durante il Vinitaly 2012
Vinitaly 2012. Top Twenty, il vino migliore da bere regione per regione

Finalmente il Vinitaly 2012 è concluso. Nella nuova versione accorciata, ha convinto. Nel complesso una edizione vivace e baciata da un buon successo. Padiglioni pieni, curiosi e ‘mbriaconi quasi al minimo, il Vivit salone del vino artigianale si è rivelato un successo, malgrado gli spazi angusti e i bicchierini da prosecco, è stata una sponda allegra e naturale; una possibilità di futuro per un comparto sempre più in difficoltà.

Secondo il costume di Scatti di Vino ecco un almanacco, divertente e divertito, del meglio, regione per regione, secondo gli assaggi del nostro plotone schierato tra i padiglioni veronesi. Una sola etichetta per ogni regione dello stivale. Quello che più ci ha colpito e che vi consigliamo di provare.

1. Abruzzo e Molise partiamo da una bella novità, il Pecorino 2010 di Emidio Pepe. La storica cantina di Torano di solito non cambia mai niente, quest’anno ci ha stupito introducendo addirittura un nuovo vino. Un bianco in stile Pepe, il cemento ammorbidisce le cuspidi del vitigno, per un vino dai bei riflessi erbacei e fermentino. Migliorerà ancora con il tempo, ma già buonissimo.

2. Alto Adige. Haderburg: un nome, una bolla, una garanzia. Quella pas dosé proposta stavolta al Vinitaly ha franchezza, sostanza e lunghezza, più finezza e piacere. Che altro chiedere?

3. Basilicata. Aglianico del Vulture Macarico 2008: da una delle zone più vocate, in anteprima, una bella versione del vino di Rino Botte (nomen omen). Frutti scuri e spezie, note minerali che ritroviamo in bocca accanto a spessore e profondità; e non manca l’acidità a sostenere una beva impegnativa ma di soddisfazione.

4. Calabria.  A Cirò, l’antica Cremissa, si fa da sempre vino. Lo davano in premo ai vincitori delle Olimpiadi antiche. Il Doc Classico Piana delle Fate 2009, figlio delle Cantine Enotria, 100% Gaglioppo, colore giusto (senza sovraccarichi da maquillage), vinoso e floreale, che tra legno e vetro resta in casa 2 anni, ha il timbro giusto per parlare della sua terra. E ha un prezzo lievissimo.

5. Campania. Tosto scegliere un vino solo in una regione che dà, al momento, davvero tanto. Ma dall’Irpinia wild, quota, suoli e grandi mani al lavoro, e che coralmente sta regalando gioie e sensazioni forti, ci ha (ri)catturato il Fiano di Ciro Picariello: il 2010 ha le carte per vivere lunghi anni in gloria e in progress. Da vero grande Fiano.

6. Emilia Romagna, Dinavolino 2010, Giulio Armani: un uomo chiamato macerazione, un bianco che non ti aspetti, lo guardi nel bicchiere e ti aspetti peso, lo metti in bocca e danza. Ritmico, dinamico e complesso, la prova che i macerati possono essere semplicemente piacevoli

7. Friuli-Venezia Giulia. Colle Duga Pinot Grigio: si fa presto a dire male di un vino fin troppo banalizzato, occorre trovarne di bello e vero per capire quanto può dare. L’ultimo di Damian Princic è di quelli seri. Sapido, minerale, varietale. Si fa pace col vitigno.

8. Lazio. Sergio Mottura. Poggio della Costa 2011: un Grechetto ritmico e potente.

9. Liguria. U Baccan 2010 di Azienda Agricola Bruna, Pigato Riviera di Ponente, materico e sfaccettato, tra humus e mareggiate: l’essenza del territorio.

10. Lombardia. Un Lugana 2009. Per una volta (e non sarebbero mancati i buoni) non un Franciacorta. E’ il Provenza dedicato al patron Fabio Contato, e che ha dentro anche un… dito dell’enologo volante Michel Rolland. Ambizioso, imponente. Ma non stucchevole. Preciso. E longevo (a riprova è disponibile un’ampia verticale).

11. Marche. Villa Grifoni è un outsider che ha già dato però un paio di segnali forti. Abita, vigne e cantina, a Ripatransone, in terra di calanchi. Dopo un paio di edizioni di Passerina fine e delicata, arriva un Pecorino che stupisce: con modifiche in vinificazione e pressatura, è un vino teso e netto, per nulla incline alla tendenza “larga” con cui qualcun altro preferisce intepretare il vitigno.

12. Piemonte. L’altro Piemonte, quello dei bianchi e che si protende verso il mare, sempre direttamente dal Vivit, un azienda biodinamica che è un mito per gli appassionati: Cascina degli Ulivi. Il suo Vigneto Filagnotti 2007 è un monumento al Gavi. Ancora giovanissimo come merita il millesimo, ma già piacevole e intrigante.

13. Puglia. Il prescelto è il vincitore di un derby delle eccezioni: il fuori scala Malìa, Malvasia Nera di velluto del Duca Carlo Guarini (un gioiellino), e il potere imperioso di seduzione dell’Es 2010 di Gianfranco e Simona Fino. Un supervinone. Ma che classe!

14. Sardegna. Per alcuni di noi il Tenores 2009 di Dettori è stato semplicemente il miglior assaggio del Vinitaly. Un Cannonau in purezza potente e mediterraneo, ma gestito intorno ad un frutto millimetrico e nervoso.

15. Sicilia. Andrebbe incartato tutto il pacchetto (aggiungendo per buona misura anche il bianco Guardiola). Ma tra i campioni di Passopisciaro, imbottigliati cru per cru e scaglionati a varie altezze sul cono dell’Etna, stavolta incanta il naso incredibile di Sciaranuova versione 2010. Il finale è… da 850 metri. Zero regali piacioni, vero terroir. Super.

16. Toscana. Lo scetticismo a volte serve. A volte salva. A volte, lo riporti a casa, lo pieghi e lo rimetti nel cassetto. Come davanti al Brunello di Montalcino Riserva Cerretalto 2006 di Giacomo Neri. Stavolta, lo ammettiamo, non c’è questione di stile che tenga. Questa edizione è semplicemente memorabile.

17. Trentino. Nosiola di Elisabetta Foradori (in alto, la foto della sua cantina), non più una sorpresa per nessuno, ma una conferma di un autoctono sfaccettato e maturo.

18. Umbria.  Il Campo del Guardiano di Palazzone è uno degli Orvieto (è forse l’Orvieto) che meglio esprime con personalità la potenzialità della denominazione e ne ridisegna i limiti. Anche di longevità. Il 2010 si beve, si ribeve, e si riberrà.

19. Valle d’Aosta. Il Donnas è un Nebbiolo di montagna, la versione valdostana, più scoscesa ed estrema forse persino di quelle valtellinesi. Il Donnas 2008 delle Caves Cooperatives è teso, asciutto ai limiti del magro, eppure setoso, varietale e profuma di rosa selvatica. Una rarità che vale.

20. Veneto. L’Amarone snello, più elegante che abbondante, esiste. E’ il 2007 di Prà, già collaudato bianchista, da qualche anno lanciato anche sul lato rouge. Il vino è “giusto”. E costa, per giunta, anche meno di svariati altri (a volte sopravvalutati) compagni di denominazione.

 

Foto: Andrea Scaramuzza. Illustrazione: Francesca Ballarini

 

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