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12 Novembre 2012 Aggiornato il 11 Novembre 2012 alle ore 21:38

Lettera aperta a Roberto Saviano in difesa degli agricoltori italiani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta di Mauro Rosati, presidente di Qualivita, la fondazione per la valorizzazione dei prodotti
Lettera aperta a Roberto Saviano in difesa degli agricoltori italiani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta di Mauro Rosati, presidente di Qualivita, la fondazione per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari italiani ed europei Dop, Igp e Stg, a Roberto Saviano.

 

In difesa dell’agricoltura e degli agricoltori italiani

Caro Roberto,

Ti scrivo questa lettera perché sono rimasto molto colpito dal tuo intervento di lunedì scorso durante la trasmissione “Che tempo che fa”… Colpito negativamente. Colpito da una generalizzazione che ha demonizzato l’intero comparto agro-alimentare italiano. Vedi, io ti considero uno dei pochi “prodotti” esportabili di questo nostro made in Italy del quale tu spesso parli. Le tue analisi hanno un peso, anche nel mondo. Non sono un ingenuo sognatore che non riconosce le verità contenute nei tuoi discorsi; ma forte della mia esperienza – da un decennio ormai lavoro incessantemente in Italia e nel mondo per conoscere e promuovere le eccellenze del nostro patrimonio agroalimentare – voglio affermare con tutta la mia forza che in questa realtà le luci sono più delle ombre… Perché alla fine dei giochi, Roberto, sai meglio di me che è semplice e impattante tirare fuori un enorme pennello nero e rendere tutto oltremodo scuro e spaventoso… Il difficile, e io da te mi aspetto le cose belle e difficili, è raccontare le storie – grandi e piccole – sforzandosi di esaltarne tutti i colori. Che, in questo caso specifico, sono tanti e luminosi. E, se hai tempo e voglia, possiamo provare a vederli insieme.

l problema della legalità ci tocca anche quando mangiamo un piatto di pasta pomodoro
Ieri ho mangiato un piatto di pasta al pomodoro ma non ho sentito il profumo di mafia, anzi ho sentito il buon sapore dell’Italia. Gli spaghetti erano Barilla, quelli di Guido, Luca e Paolo Barilla uno dei più nostri “campioni nazionali”; il pomodoro quello dell’azienda agricola “Le Colombaie BIO” dell’amico Stefano che “lavora” con sua moglie un fazzoletto di terra in provincia di Siena; l’olio era un IGP di Toscana prodotto da Fabrizio Filippi sulle colline pisane. Il tutto accompagnato da un ottimo Sagrantino di Montefalco della cantina di Marco Caprai. Ho mangiato italiano. Ho mangiato e bevuto bene: sulla mia tavola prodotti di aziende che non nulla hanno a che fare con il sistema mafioso.

5,5 milioni di tonnellate di pomodori pelati
I 5,5 milioni di tonnellate di pomodori non provengono tutte dalle zone a rischio mafia. I dati di Istat/Ismea ci raccontano che la produzione del pomodoro in Italia coinvolge molte regioni e imprese mai state “colluse” con i sistemi criminali, e hanno sempre dato una grande prova della loro capacità di stare sul “mercato”.

Dietro il made in Italy ci sono delle storie terribili
Dietro il made in Italy ci sono soprattutto storie di successo; grandi storie aziendali come quella della Illy, di Farinetti, di Grom o di piccoli artigiani, vignaioli, caseificatori, e di tanti marchi territoriali che attraverso i consorzi e le cooperative hanno dato vita a imprenditoria sana.

L’agricoltura rappresenta per le associazioni mafiose un business da 50 miliardi
Le cifre non sono queste. Il valore complessivo dell’agricoltura italiana è di 48 miliardi. Non penso che tutta l’agricoltura sia mafiosa! Il valore dell’agroindustria nel totale è di 127 miliardi di euro. Secondo l’ultimo rapporto dell’osservatorio FLAI CGIL contro le agromafie il valore del fatturato è circa 15,6 miliardi rispetto all’intero settore alimentare.

L’agricoltura mafiosa rappresenta 1/3 del fatturate criminale italiano
Sempre secondo l’ultimo rapporto dell’osservatorio FLAI CGIL contro le agromafie, il valore del fatturato criminale agroalimentare è circa 15,6 miliardi di euro che equivale ad 1/10 del fatturato complessivo illegale che è pari a 150 miliardi di euro. Per quello che vedo io in giro l’agricoltura italiana è prevalentemente sana e produce cose buone. Anche nel Sud in questi ultimi anni molti imprenditori hanno investito nella qualità con ottimi riconoscimenti sia sul mercato interno che su quello internazionale; penso ai vini e oli siciliani e pugliesi. È certamente giusto denunciare i fenomeni mafiosi ma le generalizzazioni non aiutano. Inoltre ho sempre pensato che le tue pagine più belle sono quelle che hanno il profumo della speranza. E nel mondo dell’agricoltura di speranza ne esiste tanta. Aiutaci, con la stessa forza, a ricordarlo a tutti…

Con stima

Mauro Rosati

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