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Vino
27 Dicembre 2012 Aggiornato il 7 Aprile 2019 alle ore 11:15

Sei cantine di Montalcino per cercare di andare oltre il Soldera

A Montalcino si va sempre volentieri. Anche in questo freddo dicembre, turbato dalla notizia tremenda dello scempio perpetrato contro uno dei miti del
Sei cantine di Montalcino per cercare di andare oltre il Soldera

A Montalcino si va sempre volentieri. Anche in questo freddo dicembre, turbato dalla notizia tremenda dello scempio perpetrato contro uno dei miti del Brunello, Gianfranco Soldera di Case Basse, probabilmente vittima di un suo ex dipendente. In tutti i produttori che ho incontrato, era evidente lo sconcerto per ciò che era capitato, l’indignazione, la preoccupazione per un gesto che, in ogni caso, colpisce tutto il mondo vitivinicolo ilcinese.

Mi preme, comunque, dare una dritta agli enoturisti che dovessero capitare da queste parti: sulle strade principali, a causa di una decisione dell’amministrazione provinciale, sono spariti i cartelli che indicavano le varie aziende produttrici di Brunello. Munitevi dunque di una piantina dettagliata (molto preziosa quella disponibile sul sito  del Brunello di Montalcino) e non esitate a contattare le aziende in caso di difficoltà. Io stesso, che ormai bazzico la zona da una quindicina d’anni, ho fatto fatica ad orientarmi…

Le mie visite si sono concentrate su un’azienda-culto, da poco passata di mano, e su alcuni produttori “emergenti”. La cantina di riferimento per molti appassionati è quella di Poggio di Sotto, nella zona sud/sud-est di Castelnuovo dell’Abate, creata dal nulla poco più di venti anni fa da Piero Palmucci (con il fondamentale contributo del mitico Giulio Gambelli) e ceduta nel 2011 a Claudio Tipa, già proprietario di Collemassari e Grattamacco.

Ho constatato con piacere, dalle parole di chi mi ha accolto in azienda, che la volontà della nuova gestione è quella di ricalcare in tutto e per tutto lo stile e la filosofia del fondatore. E quindi: “Nessuna fretta!!!”. Vini rigorosamente rispettosi della tradizione del Sangiovese grosso (lunghe macerazioni, botte grande) e allo stesso tempo eleganti, bevibili anche da giovani.

In assenza della Riserva 2006, celebrata unanimemente come uno dei vini toscani dell’anno (ormai è disponibile solo un versione magnum), ho assaggiato Rosso e Brunello dell’annata 2007. Il Rosso, in commercio già da un paio d’anni, è un piccolo Brunello prodigioso, con netti sentori floreali e fruttati e note più scure di terra e china; in bocca si ritrova un frutto maturo e croccante, una bella acidità, tannini setosi e una grande progressione gustativa, con lungo finale balsamico e agrumato. 3 scatti e ½ e secchio

Il Brunello della stessa annata si presenta con la giusta austerità, un naso ricchissimo e cangiante (terra, fiori, cuoio, tabacco, pesca, alloro, sangue). Sorso elegante e “sferico”, che riempie il palato, tannino già civilizzato, sale e freschezza, chiusura interminabile su note minerali e di arancia rossa. 4 scatti e lode

Quanto alle aziende emergenti, comincerei con una realtà che negli ultimi anni conserva un solido legame con la tradizione. Simonetta Valiani, titolare de Le Chiuse, è infatti nipote di Franco Biondi Santi e fino a pochi anni fa le mitiche riserve del “Greppo” si avvalevano del contributo delle sue uve, piantate a nord della denominazione nella zona dei Canalicchi, accanto alla collina di Montosoli. In vigna e in cantina è fondamentale il contributo del marito, Niccolò Magnelli, e del figlio Lorenzo. Il Rosso di Montalcino 2010 è un Sangiovese didattico: aromi di viola, rosa, tabacco, ingresso in bocca docile e flessuoso, bella polpa, densità ma anche scorrevolezza, ritorni di frutta matura (ciliegia) nel finale. 3 scatti e secchio

Il Brunello 2007 è di struggente bontà: al naso muschio, terra bagnata, sottobosco, menta, frutta esotica, marasca, macchia mediterranea; vellutato al tatto, frutto saporito e succoso, bella acidità agrumata, grande equilibrio, notevole persistenza su note saline e di liquirizia. 4 scatti

Niccolò mi ha fatto provare anche il Brunello 1999, a suo parere “annata piccola ed elegante”: presenta note eteree, fungine, di sottobosco e foglie secche; al palato si presenta un po’ stretto ma con un tannino che “spinge” ancora con la giusta energia e acidità; buona lunghezza, finale giocato sull’amarena e gradevolmente amarognolo. 3 scatti

Ed eccoci a un’azienda poco nota, ma che negli ultimi anni ha trovato il modo di far parlare di sé per lo stile classico dei suoi vini e per l’imbattibile rapporto qualità/prezzo: in cantina il Brunello annata costa 12 euro e la Riserva 14!!! Sto parlando di Pian delle Querci, anch’essa situata nella zona nord-ovest, quasi ai confini della denominazione. Anche qui si punta soprattutto sulla tradizione e i vini sono affinati in botti da 50 hl. Purtroppo la visita in azienda è stata piuttosto breve e ho potuto provare solo il Brunello 2007: al naso frutta esotica, note “scure” di terra e carrube, radicioso; il tannino lega un po’ ma il frutto è presente e di bella maturità; non particolarmente espansivo ma “dritto”, lungo, contrastato, con buona acidità e una scia sapida e speziata in chiusura. 3 scatti

Uno dei principali alfieri di una viticoltura “naturale” di Montalcino è il bergamasco Marino Colleoni che oltre vent’anni fa approdò con la moglie al podere Santa Maria e quasi casualmente, dopo il ritrovamento di vecchie vigne terrazzate nei terreni di proprietà, sotto le mura del paese, con esposizione nord-ovest, decise di dedicarsi al vino. I suoi Brunello, dice, devono assomigliare a quelli che beveva negli anni Settanta, con il naso dominato dal “goudron”. Ed è una nota che spicca nelle annate che mi ha fatto assaggiare in anteprima dalle botti (2009, 2010, 2011), una delle quali, la 2010, ancora difficile da interpretare, mentre le altre due già “promettono” molto con sentori di fiori, terra, balsamicità evidente, freschezza e acidità in bocca, con tannini estratti impeccabilmente. Il Brunello 2007, purtroppo già terminato (la produzione è esigua e si aggira su un totale di ottomila bottiglie tra Rosso, Brunello e Orcia), mette in primo piano note floreali, di frutti rossi ed erbe aromatiche; “gioca” molto sull’acidità volatile e ha tannini morbidi e scattanti; la persistenza è notevole. 4 scatti e secchio

Gianni Pignattai vinifica le sue uve a poca distanza da Colleoni, nel podere Pietroso. Il Rosso 2011, ancora molto giovane, presenta al naso erbe aromatiche, sangue, frutti rossi che tornano anche sul palato, è molto saporito e ha buona persistenza. 2 scatti e ½

Il Brunello 2008, che andrà in commercio tra poche settimane, è molto complesso all’olfatto: liquirizia, catrame, fiori, menta, china; ha un bell’ingresso in bocca, l’impalcatura tannica è a un tempo elegante e potente, il finale è lungo con ritorni di humus e sottobosco. 3 scatti e ½

L’ultima visita è a Le Ragnaie, azienda biologica situata a sud-ovest, sulla strada che collega Montalcino a Sant’Angelo in Colle. Il bravo Agustin Sabatè, braccio destro di Riccardo Campinoti, mi ha fatto assaggiare buona parte della produzione, escluso l’introvabile Vecchie Vigne 2007, celebrato come uno dei migliori conseguimenti dell’anno per la denominazione. Il Chianti Colli Senesi 2010 è un sangiovese paradigmatico, con la sua pronunciata lama di acidità, sale in evidenza e beva spensierata. 2 scatti e ½ e secchio

Il Brunello 2007, ricavato da un blend delle vigne aziendali, è classico e terroso, con note balsamiche (liquirizia), agrumi, spezie, sottobosco; al tatto è pieno, minerale, la freschezza bilancia la forza del tannino, il lungo finale è segnato da una piacevole scia sapida. 4 scatti

Il Brunello Fornace 2007 è figlio di un appezzamento situato a Castelnuovo dell’Abate, nei pressi delle vigne di Mastrojanni: è segnato dalla frutta matura, dal tabacco, dal cuoio e dall’alloro; in bocca il frutto è caldo, molto corposo e saporito, di buona persistenza, forse gli manca una frazione di freschezza. 3 scatti

Infine, il Brunello 2008, assaggiato in anteprima: al naso è etereo, speziato, terroso, balsamico (menta); il palato è pieno, teso, fruttato ed elegantissimo, il tannino è estratto a dovere, la chiusura è notevole con ricordi di agrumi e china. 4 scatti e lode

[Testo: Gianmarco Nulli Gennari. Immagini: thewineitalia.com, acquabuona.it, allphoto.it]

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