Milano. 5 ristoranti giapponesi e i piatti da scegliere oltre sushi, sashimi e ramen
Altro che la cotoletta. Milano, ormai, è a pieno titolo la città del sushi e del sashimi. Ma anche dei ristoranti cinesi che sono diventati giapponesi in una notte, degli all you can eat e dei giri interminabili per trovare ‘quello giusto’. Questo breve vademecum vi aiuterà ad andare sul sicuro: si tratta, comunque, di un prontuario rilassato e, soprattutto, che tiene conto unicamente dell’esperienza a tavola e non del portafoglio (sul corretto rapporto qualità/prezzo si potrebbe aprire una discussione interminabile).
1. Iyo
Dicevamo, l’esperienza. Quella che offre Iyo è sicuramente sensoriale. Il ristorante di via Piero della Francesca, dopo essersi guadagnato i tre mappamondi del Gambero Rosso, si è recentemente rifatto il look e ha introdotto il robatayaki per grigliare carne e pesce davanti agli ospiti. Ma, ad oggi, i piatti in cui eccelle sono, neanche a dirlo, i crudi. Nota di merito va ai gunkan, i bignè di sushi, con pesce all’esterno. Già la presenza di otto varianti fa intendere la preparazione sul tema, ma la conferma definitiva arriva con gli Iyo Style, uova di quaglia, ikura, erba cipollina e tobiko racchiusi da un velo (molto più spesso che altrove) di salmone: come si dice, un piatto che vale il viaggio. Da Iyo si va se si ha voglia di lasciarsi coccolare per una sera: atmosfera soffusa, cortesia a ogni costo, presentazione curata nei minimi dettagli. Trovare una minima sbavatura o difetto è impresa ardua.
2. Osaka
Non esistono solo i crudi nella cucina giapponese, certo. Ma per rendersene davvero conto bisogna fare un salto da Osaka e provare uno shabu shabu – una fonduta con fettine di carne – o, ancora meglio, un ramen. Si tratta della pasta del Sol Levante, le cui varianti sono declinate in tagliatelle immerse in un brodo di carne e miso o senza brodo, seguendo la ricetta della ‘carbonara giapponese’, ma accompagnate da una fetta di carne, uova e alghe fresche o essiccate. Situato in una galleria di corso Garibaldi del tipo che se conosci non capiti, Osaka può contare su un’atmosfera orientale abbastanza autentica e gioca la propria carta vincente con i menu di mezzogiorno.
3. Sumire
Sempre in zona Moscova, anche da Sumire è possibile eludere l’accoppiata sushi/sashimi. Per esempio, puntando sui soba, sulla cotoletta giapponese e, soprattutto, sugli eccentrici ma gustosi spiedini. Se ne trovano davvero per tutti i gusti, da quelli ‘classici’ di polpa di granchio a quelli di radice di loto, di capesante e bacon o, addirittura, di ostriche e speck. Sul servizio bisogna certamente chiudere uno o forse entrambi gli occhi, ma l’atmosfera è intima (carina l’idea del soppalco) e i piatti sono abbondanti. Il pranzo, poi, farà la felicità degli amanti del curry, grazie a una vasta selezione di proposte. Il curry con verdure è perfetto sotto ogni punto di vista e mette a tacere chi pensa che la spezia gialla sia tipica soltantto della cucina indiana.
4. Temakinho
È vero, si tratta della moda del momento. Lo si evince dal fatto che bisogna prenotare all’incirca una settimana prima (soprattutto nel minuscolo spazio sui Navigli, ma anche in corso Garibaldi ci si può ampiamente dimenticare il last minute) e che tutti ne parlano, dagli hipster ai manager. Se di rivelazione dello scorso anno si può parlare, menzionare Temakinho è d’obbligo. Sarà il flirt tra Giappone e Brasile, sarà pasteggiare a caipirinha, sarà anche e soprattutto che i temaki che si mangiano qui raramente li si trova in città. Gonfi fino a scoppiare, con l’alga croccante come dev’essere e un accostamento di ingredienti da far girare la testa. I migliori? Una spanna sopra agli altri il salmao gustoso (tartare di salmone, avocado, philadelphia, uova di pesce volante e scaglie di mandorle) seguito a ruota dal vieira completo, farcito con capesante, uova di pesce, erba cipollina e salsa piccante. Il consiglio è quello di buttarsi sui temaki piuttosto che sui roll e di godersi l’atmosfera calda di samba sorseggiando un bicchiere di caipirinha al mango e pepe rosa.
5. Zero
E il sushi e sashimi? Da Zero, i due piatti sono entrambi interpretati ad altissimo livello. Il ristorante di corso Magenta arrivato a fare concorrenza al Parco rappresenta l’eccellenza in città sia per il sushi (oltre che per la qualità del pesce anche per l’ineccepibile cottura del riso, che altrove pare invece un optional) che per il taglio del sashimi – intingerlo nella soia diventa qui un peccato mortale. Il consiglio è di prenotare uno dei 18 posti al bancone per godersi in diretta le acrobazie degli chef. Per il resto, i materiali in ebano con cui è arredato il locale e le poltrone in pelle ingessano un po’ la situazione, ma una volta raggiunto il bancone, l’atmosfera si fa subito più conviviale.
[Immagini: Facebook, glamorouscircusblog.blogspot.it]