Panino Gran Piemontese. McDonald’s vuole cambiare identità al fast food?
Dopo la chianina (e l’inciampo del mancato credit dei cipressi della Val d’Orcia), Mc Donald’s ha festeggiato i risultati del panino Gran Piemontese che nei 6 giorni dal lancio ha piazzato nei suoi ristoranti 250 mila pezzi con un rotondo + 20% sulle stime di previsione. Facendo felici un bel po’ di persone.
Ai 300 capi “provenienti da 52 allevamenti distribuiti nelle province di Cuneo, Asti, Alessandria e Torino” – ha specificato Carlo Gabetti, presidente di Coalvi, Consorzio di Tutela della Razza Piemontese – se ne sono aggiunti altri 30 per arrivare alla fine del periodo di commercializzazione previsto.
“McDonald’s ci dà non solo un’importante opportunità di business, ma soprattutto la possibilità di far conoscere e assaggiare questa carne di altissima qualità, oltre i confini della nostra regione”, ha ribadito Marcello Gatto di Coldiretti.
“Il successo di Gran Piemontese è stato preceduto da quello di Gran Chianina’: questo ci spinge a continuare nel nostro percorso di valorizzazione e diffusione dei prodotti italiani, iniziato nel 2008”, ha annunciato Emanuela Rovere, direttore marketing McDonald’s Italia.
Non siamo ancora alle 160 tonnellate di Parmigiano Reggiano che raggiunsero i punti vendita in Portogallo, Germania e Francia o le 34 tonnellate di Pancetta di Val Venosta di qualche anno fa, ma la strada sembra tracciata.
Ai consumatori italiani piace la possibilità di mangiare un prodotto Dop o Igp a un prezzo basso o percepito come tale. A McDonald’s questo interesse permette di abbandonare i panni diventati scomodi di una ristorazione troppo veloce e non certo associata al benessere a tavola.
Una scommessa che punta a un nuovo target, quello degli adulti o comunque di età più elevata rispetto ai clienti abituali che comunque riescono ancora a sostenere una spesa per un hamburger “speciale” a 5,90 € e 8,95 € per il menu grande con bibita e patatine che è sotto la soglia psicologica dei 10 €). Uno spostamento trainato dalla moda dell’hamburger e dello street food che ha contagiato gli appassionati di gastronomia e che inevitabilmente ha creato un circuito di interesse.
Allo stato attuale non sembra, però, che le clientele si incrocino e che in qualche modo le hamburgerie di qualità, comprese quelle a marchio nazionale come Eataly o Ham Holy Burger, possano vedere in McDonald’s un competitore.
Ma sembra difficile ritenere che per McDonald’s questa sarà una rivoluzione copernicana che seguirebbe dei veri e propri test. Troppo alti i costi al consumatore finale e quante possibilità di approvvigionare continuamente i circa 500 punti vendita italiani?
[Link: Torino Today]