Roma. 100 ristoranti e bar del centro storico chiudono per i dehors
In principio furono i forconi a protestare e poi le forchette che hanno chiuso a Bologna ricevendo anche l’appoggio di Massimo Bottura. Ma a Roma il motivo della serrata del prossimo 20 dicembre, cui prenderanno parte 100 locali, è un altro e porta l’ostico nome di Piano di massimo occupabilità. Che sarebbe in soldoni la regolamentazione dei dehors per allargare lo spazio vitale dei locali soprattutto nel centro storico. Una disciplina che è molto rigida e abbondantemente frantumata in ben 160 piani le cui intenzioni sono la protezione dei beni architettonici.
I dehors deturpano il bene pubblico o rendono impossibile il prosieguo dell’attività commerciale in una delle città più frequentate dai turisti e con l’indubbio vantaggio di un clima mite durante tutto l’anno? Dipende, anche se i piani sono tanti proprio perché vanno a guardare nello specifico di piazze, viuzze e monumenti. Lo scontro tra le necessità di offrire più servizi possibili e recuperare il maggiore spazio disponibile si contrappone alle esagerazioni dei ristoratori ed è attizzato da una burocrazia ritenuta sorda alle critiche.
Il primo giro di vite, quello a marchio zero, cioè niente tavolini all’aperto in nessun caso, ha riguardato 50 piani che hanno liberato le visuali di piazze come quella della Quercia o del Fico cui si sono aggiunti altri 51 messi a punto dal Consiglio del I Municipio già dal gennaio 2012.
Dal 1 gennaio 2014 arrivano altri 56 piani, sempre messi a punto dal Municipio, e altri 15, temutissimi, dell’ufficio Città Storica che faranno piazza pulita in molte aree i cui esercizi commerciali reggono proprio sull’accoglienza e i tavolini all’aperto: piazza Navona, piazza Santa Maria in Trastevere, piazza della Rotonda. La tensione è alta e i ristoratori cercano soluzioni che non danneggino le attività.
Ascoltate cosa ha detto Gabriele Di Rienzo dello storico ristorante “Di Rienzo” in piazza della Rotonda a Repubblica: “Abbiamo avuto tanti appuntamenti, ma non abbiamo mai trovato un punto di incontro con questa amministrazione. Da 73 dobbiamo passare a 55 metri quadrati, ci vengono tolti tavolini senza un motivo valido. Siamo il locale più antico, stiamo qui da 63 anni e ci decurtano il 20% dell’occupazione perché un ombrellone toglie la visuale ad una piccola parte del colonnato del Pantheon. Un problema, quello del cono visivo, che si potrebbe ovviare con ombrelloni più bassi. Ma non c’è alcun confronto”.
Il “minisindaco”, ovvero il Presidente del Municipio Sabrina Alfonsi ha annunciato che saranno aperti, ironia della sorte, “due tavoli, uno tecnico per verificare se ci sono degli errori e un altro politico per monitorare quello che succede con l’applicazione dei piani” e maggioranza e opposizione chiedono strumenti speciali, commissioni ad hoc, consigli straordinari.
È questione di decoro e di salvaguardia. Non solo dei monumenti ma anche dei locali, come avvisa Fortunato Baldassarri di Fortunato al Pantheon, ritenuto tra i migliori ristoranti della zona, che sta pensando di rendere definitiva la chiusura perché giudica impossibile continuare con un dehors di 15 metri quadrati e non più di 36.
Agli esercenti resta solo il dubbio se chiudere, andare in Campidoglio o appendere cartelli all’ingresso. Nessuno ci sta a ripensare un locale senza tavolini all’aperto soprattutto in casi in cui le differenze di trattamento in strade e piazze contigue sembra essere affidato al caso o alle vessazioni. E gli esempi, tra i ristoratori, non mancano.
[Link: Repubblica. Immagine: Mangia e Bevi]