Ristorante e arte dopo la cena nuda al San Franzisco di Bologna
Io e Jake eravamo nudi al ristorante, quando lo chef Rupert ci portò come antipasto una Vichyssoise. No, non si tratta né di un racconto erotico, né dell’inizio di un libro di Anthony Bourdain. Qui si parla di arte. O almeno della performance artistica messa in scena da Eleonora Massa al ristorante San Franzisco di Piazza Malpighi di Bologna: una cena nuda. Sulla falsa riga dell’opera Artist is present di Marina Abrahmovic nel 1977, Maurizio Rovinetti ha pensato questo evento per Artefiera .
Che ci mette di fronte a un quesito. A cena con l’arte: una commistione possibile?
In termini di performance vera e propria non c’è ancora molto in Italia. A eccezion fatta per le Cene con delitto, per le quali si pagano fior di quattrini. E’ divertente, poco artistica e molto pop (e io non ho nemmeno mangiato troppo bene, ma questo dipende dal ristorante…)
Però arte e food, si può. Lo dimostrano alcuni esempi: si veda il bistellato Pied à terre, nel centro di Londra. Ogni anno dà l’occasione a un artista di trascorrere un mese nel ristorante per creare le proprie opere d’arte, che poi vengono esposte solamente una sera di fronte a un pubblico selezionatissimo. L’artista scelto del 2013 è stato Tim Head, il quale ha trovato ispirazione nelle performance dello chef Marcus Eaves. Nel 2012 è stata Anna Freeman, nel 2011 Elpida Hadzi-Vasileva. Tutti nomi noti nel panorama dell’arte contemporanea. Lo stesso ristorante ospita opere darte di Peter Blake, Richatd Hamilton e Sir Howard Hodkin.
Ci sono fior di ristoranti che hanno le pareti decorate con pezzi di pregio, a partire al Cut di Londra che ha esposti artisti come Damien Hirst.
Al Kronenhalle di Zurigo si possono trovare dipinti di Kandinsky, Paul Klee, Ferdinand Hodler, Braque. I tavoli sono di Alberto Giacometti.
Al Bellagio di Las Vegas ci sono quadri di Picasso.
Allo stellato Number One di Edimburgo ci sono opere prese dal Royal College of Art. ()
Al Casa – Lever, ristorante milanese di New York, sono esposti 20 ritratti di Andy Warhol. Al Maxim di Parigi, perla di Art Nouveau, di proprietà di Pierre Cardin, c’è una collezione di 550 pezzi d’epoca.
Al Tru, a Chicago, c’è un ritratto di Marylin Monroe di Warhol e qualche opera di Yves Klein, di Gerard Richter, di Peter Halley, Vik Muniz.
La Colombe d’Or è un museo ristorante a St. Paul de Vence, meta di villeggiatura di numerosi artisti dei secoli passati Pablo Picasso e Henri Matisse frequentavano il ristorante, e pure il poeta Jacques Prevert e lo scrittore inglese Rudyard Kipling. Si trovano esposti quadri di Amedeo Modigliani, Pierre Bonnard, Chaïm Soutine, lo scultore Alexander Scalder.
L’Escargot a Londra ha alle pareti Marc Chagall, Joan Mirò, Matisse e David Hockney. Lo Sketch, sempre a Londra, è un collettivo creativo d’arte. In questi spazi, golosa è la Lecture Room, gestita dallo chef stellato francese Pierre Gagnaire.
Il Four Season di New York espone artisti a rotazione, ma è più famoso per quello che non espone: Marc Rothko ha restituito i soldi al committente perché la clientela del ristorante era troppo ricca e selezionata. Tutto troppo esclusivo per l’arte. L’opera è oggi esposta alla Tate Modern di Londra.
Al Gramercy Terrace di New York, oltre a una vista mozzafiato su Manhattan ci sono i quadri di Damien Hirst e Andy Warhol.
E in Italia? Tra le recenti aperture segnaliamo Larte, in via Manzoni 5, a Milano. Ristorante situato nella casa che fu dello scrittore Carlo Emilio Gadda, gode dei colori delle opere di Achille Castiglioni, Fortunato Depero, Carlo Molino, Francesco Messina, Arnaldo Pomodoro, Emilio Vedova o Alberto Burri.
C’è l’Osteria Francescana di Massimo Bottura che espone Maurizio Cattelan (i piccioni impagliati della Biennale di Venezia del 1996), Mario Schifano, Carlo Benvenuto, Francesco Vezzoli, Gavin Turk oltre a pezzi di design come la celeberrima lampada Arco.
Da Marco Parizzi l’arte è all’ordine del giorno. Ultima Cena di Brigitte Niedermair ha fatto il giro del mondo, ma in Italia è stata accusata di blasfemia. E lo scatto fatto per una casa di moda non è stato visto nel Belpaese.
Non so come volete valutare la collezione di grappe di Serafino Levi al ristorante di Ilario Vinciguerra che se la cava anche con la selezione degli oggetti di arredamento, ma sicuramente avrete altri ristoranti da segnalare che fanno dell’arte un altro piatto.
[Testo: Olga Mascolo. Link: Repubblica. Immagini: The Richest, Minniemuse]