Birra artigianale. 10 motivi per cui donna è meglio di uomo
[Attenzione! Questo post sulla birra artigianale non è adatto a donne – e a uomini – privi di senso dell’umorismo]
Non ci piacciono gli stereotipi. Non ci piace che si parli di una qualsiasi cosa mettendo l’accento sul fatto che “anche le donne” oppure “addirittura una donna”, perché è sessista. E non ci piace nemmeno che di una donna si dica che è, per forza, più brava di un uomo nel fare una cosa.
Però diamo a Cesare quel che è di Cesare (o sarebbe meglio dire “a Cesarina”) e cerchiamo di riappropriarci di un territorio da secoli riservato agli uomini.
Quindi, perché mai noi donne dovremmo capire di birra (artigianale) più di un uomo?
- Perché lo scenario della birra si è evoluto: e se per bere una pils ghiacciata fatta di mais e di riso serviva solo un buon gomito, per una birra artigianale c’è bisogno di gusto, di olfatto e di occhio. E noi ne abbiamo a pacchi.
- Perché siamo pazienti, e se al primo assaggio una nota sfugge, ci riproviamo con un secondo, e un terzo e un quarto…
- Non ci limiteremo a tracannarla ma daremo un giudizio complessivo alla birra: la forma del bicchiere, il cappello di schiuma, il bouquet, le scarpe della ragazza di fianco…
- E, a proposito di bouquet, abbiamo più esperienza di un uomo in questo campo.
- La schiuma non ci sporcherà mai i baffi (si spera) e non appoggeremo la pinta sul tavolo senza sottobicchiere.
- Perché, quando ci troviamo di fronte un’amica che chiede un consiglio per una buona birra, per prima cosa non le proponiamo “una buona belga, morbida e fruttata”.
- Perché per anni abbiamo ascoltato uomini osannare lager ghiacciate, e ora sappiamo bene cosa non si deve fare.
- Non sceglieremo il pub solo perché trasmette la partita della squadra del cuore (cioè, in alcuni casi anche per questo motivo ma non esclusivamente).
- Perché abbiamo un corretto approccio all’alcol. Lo dimostra AssoBirra con la ricerca “Il lato femminile della birra” realizzata su un campione di 700 donne rappresentative della popolazione nazionale: siamo il Paese con più bevitrici (circa il 60% del totale) e con il minor consumo procapite di birra (appena 14 litri). Ciò significa che una donna è capace di degustare una birra meglio di un uomo, facendo più attenzione al gusto che alla sbornia.
Un po’ si scherza, un po’ no. Perché questo ultimo punto è, in verità, un tasto dolente. Ci sono tante italiane impegnate a proporre una birra migliore ai palati di tutt*.
Birrifici interamente al femminile come il Birroir, in provincia di Lucca e grandi protagoniste, ne cito qualcuna, senza pretesa di completezza: Rosa Gravina che dal Birrificio Lambrate ne ha fatta di strada e Chiara Baù di Jeb.
Tuttavia, già il fatto di commissionare una ricerca dove il campione sia di sole donne la dice lunga. Sa di riserva indiana.
Quindi, è il caso di accettare che non esistono più settori per donne e settori per uomini; e di svegliarsi, perché è da tempo che le donne hanno smesso di pensare che con cotta ci riferisca solo a una sbandata d’amore.
P.S. I punti sono nove perché il decimo potete inserirlo voi, compagn* di bevute.
[Immagini: intentionalworkplace.com, pinkbootssociety.org, naturechronicle.com]