Vi piace la nuova Cucina Italiana di Condé Nast?
Ho ricevuto a casa, a Parigi “La Cucina Italiana”, numero di aprile. La sfoglio, una pagina dopo l’altra. E inizio a farfugliare qualche frase a mio marito: “Cosa succede?”
Torno indietro e leggo l’editoriale. Avevo dimenticato l’acquisizione da parte di Condé Nast. Da questo numero la rivista porta la firma di Ettore Mocchetti, ex AD, Condé Nast Traveller. Anna Prandoni diventa direttore esecutivo, con la novità di Fiammetta Fadda, contributing editor.
Si parla di sinergie, grafica più chiara, aggiungere al palinsesto nuovi argomenti ed emozioni. Nella foto, il nuovo direttore Mocchetti, elegantissimo con colletto all’insù, ha in mano degli spaghetti crudi e Fiammetta Fadda, illuminata da un filo di perle, festeggia con un bicchiere di prosecco e brandisce una frusta (ehi, art director, non so quanto utile nel nel caso di un piatto di spaghetti).
Il nuovo corso salta all’occhio prepotentemente nel servizio “Un pranzo con gli amici”. Mi sembra di sentire il fotografo dare indicazioni: fate finta di bere! Faccia finta di versare dalla brocca! Faccia finta di appoggiare i cannelloni sul piatto! Lei sorrida mentre lui fa finta di servirla!
E se tutti fanno finta, anche il cibo diventa finto, senz’anima. E’ come se i sapori, i profumi fossero stati inghiottiti dalle sinergie. Ditemi che è uno scherzo! Perché interrompere il lavoro di Anna Prandoni , che negli ultimi numeri era riuscita nell’impossibile esercizio di dare modernità, freschezza ed autenticità ad una rivista, già tanto maltrattata dopo l’uscita di Paola Ricas?
Forse bisognerebbe ricordare che La Cucina Italiana non è una rivista d’arredamento: i nuovi contenuti sono “Milano capitale del design” con ovviamente ricetta della cotoletta e “Lo chef incontra il design”. Ma ci sono i fratelli Castiglioni e un titolo un po’ già visto che nemmeno uno studente di architettura proporre come tesi di laurea.
Le sinergie continuano nel servizio “In viaggio”: a un servizio già pronto non serve altro che aggiungere delle foto di ricette “norvegesi” preparate in redazione.
Ecco, le ricette della redazione che erano il cuore della rivista? In fondo alla rivista, forse un po’ troppo relegate a un ruolo di secondo piano.
C’era anche una rubrica sfiziosa chiamata “Massaie Moderne”: cultura, tradizione, riscoperta degli archivi. Ora ha un titolo un po’ più trendy: “Ieri e oggi”.
Non so, sono spaesata. Qualcuno potrebbe ribattere che sarebbe meglio aspettare e valutare. Altri vorrebbero sottolineare che le prime impressioni sono quelle che contano.
Di fatto il numero che avrebbe dovuto farci svenire dall’emozione mi appare un po’ confuso. Avverto la mancanza di sapori, profumi, cultura gastronomica. Non vorrei che fosse una rivista vecchia, “agée” come dicono qui a Parigi. E che cerca di rifarsi il trucco con le creme delle pagine iniziali che io preferirei vedere uscire da un pentolino sul fuoco.
Ma forse sono troppo conservatrice e voi avrete già individuato i rimedi anti età di questa signora in edicola da ben 85 anni.
[Maria Greco Naccarato]