Pizza. Scoprire quanto è buona con i vini Santa Margherita
Serate che riescono. Gastronomicamente e convivialmente: sarà l’eccellente pizza di Renato Bosco e il rodatissimo servizio del suo Saporè, saranno gli azzeccati vini scelti, ma l’esperimento di abbinamento pizza-vino che abbiamo pensato insieme al nostro sponsor Santa Margherita ha dato vita, prima di tutto, a una festa, un angolo felice non intaccato da ansie esibizioniste e proclami pubblicitari.
Certo, abbiamo fatto un live social dell’evento sui nostri canali Facebook e Twitter, ma niente di invasivo. Nessun braccialetto con hashtag, nessun incentivo a “smarmellare”. La concretezza della proposta è bastata e avanzata. Lo confermano i volti soddisfatti dei nostri lettori, i piatti senza avanzi, le bottiglie vuote accatastate.
Renato Bosco si conferma un maestro di abbinamenti e lievitazione, ma da queste parti lo sapevamo: la sua pizza punta tutto su lunghe lievitazioni, qualità della materia prima e digeribilità estrema. Potresti mangiarne quantità inumane e uscirne illeso. Così è stato, almeno per chi non sa fermarsi come il sottoscritto.
Ore 21, nonostante le diversamente simpatiche code in A4, molto amate da chi non abita esattamente sopra Saporé, si parte: Sfoglie di pane madre con pomodoro pugliese e spuma di ricotta. Acidità e dolcezza. Ci beviamo un classico di casa Santa Margherita: il Prosecco Superiore di Valdobbiadene “52” Extra Dry 2013. Il vino è un omaggio alla prima esperienza della spumantizzazione del Prosecco di Santa Margherita nel 1952, ancor prima dell’istituzione della denominazione d’origine. Fresco, dissetante e equilibrato, il giusto inizio.
A proposito di digeribilità, arriva l’Idrolisi degli amidi (impasto senza lievito, ma il discorso è lungo e ci porterebbe fuori strada), con acciuga di Sciacca e aglio rosa del Polesine. Boccone sapido e ricco di gusto; equilibrio da applauso, senza acidità impervie. Non poteva mancare il Pinot grigio, immortale classico dell’azienda, ma ce lo beviamo in versione metodo classico: il Brut Alto Adige 2011 è una bolla bella dritta e tagliente, tutta frutto bianca, che si appoggia bene sull’abbinamento.
Si entra nel vivo e nel regno della pizza gourmet, con il crunch di margherita e con il doppio crunch di verdure di stagione. Entrambi con chips di buccia di patata e altri condimenti per esaltare la croccantezza del morso. Perdo il controllo e entro in modalità compulsiva, approfitto delle porzioni aggiuntive che escono per le foto per stendermi quantità invereconde di pizza.
Questa volta si punta sull’aromaticità importante per tenere il passo delle creazioni di Renato Bosco, con Luna dei Feldi, l’Igt Vigneti delle Dolomiti, uvaggio composto da Chardonnay, Müller Thurgau e Traminer. Vino ampio, ricco e lungo che non vedrei male anche con un panettone.
Con Aria di pane Autunno siamo all’apice: l’impasto sorregge un tripudio di burrata, involtini di speck, ricotta affumicata della Lessinia e misticanza con chips di topinambur e carote fritte.
È tempo di rossi, ci abbiniamo il Malbech Impronta del Fondatore Lison Pramaggiore DOC, frutta rossa e pepe, tannino importante, ma vellutato. Ci si sposa bene. Non sono un grande bevitore di Merlot, ma per rimanere a Santa Margherita ci avrei sperimentato il Lison Pramaggiore.
L’ottimo panettone di Renato l’abbiamo evocato e arriva in chiusura, insieme al gelato. E al vino dolce, Dulcedo Lison Pramaggiore 2008, da Verduzzo, tutto miele e albicocca, in piedi grazie a una discreta acidità. Me lo finisco con piacere lesinando mezza porzione di gelato, satollo di pizza.
Game, set and match
[Testo: Adriano Aiello]