La focaccia d’orzo è la pietanza preferita di Gesù
La focaccia d’orzo? Un cibo da Dio!
No non è un modo di dire.
La focaccia d’orzo è davvero il cibo di cui Gesù era ghiotto e se non ci credete chiedetelo a Sandro Mayer e Osvaldo Orlandini, illuminate penne de Il Gesù dei Miracoli, un best seller pubblicato per i tipi di Cairo Publishing qualche anno fa, ma sempre attualissimo.
Nell’avvincente pubblicazione a quattro mani, gli autori non solo si prendono la briga di raccontare del Salvatore vita, morte -e naturalmente- miracoli, ma anche la dieta per stare in forma, i suoi cibi prediletti, le pietanze sempre presenti sulla sua tavola.
Nulla di nuovo per chi le Sacre Scritture le mastica (il verbo non è usato a caso), o per i food blogger in odore di santità, tutti concordi nel dire che l’alimentazione di Gesù doveva essere composta prevalentemente da focaccia d’orzo e pesce fresco o essiccato.
Ma la grande novità, il geniale colpo da maestro che il direttorissimo Sandro Mayer assesta, è la pubblicazione, sulle pagine del settimanale da lui stesso diretto (Dipiù), della ricetta per preparare in casa la focaccia dei miracoli uguale uguale a come se la mangiava Gesù.
I lettori più, come dire, leggeri, si chiederanno: ma quindi ne faceva una e poi la moltiplicava? La impastava con l’acqua santa? La cuoceva a bagnomaria? Mistero della fede, rispondiamo dalle pagine di Scatti; quello che appare certo é che l’operazione editoriale conquista l’argento sul podio della blasfemia, seconda solo alla famosissima torta di Padre Pio, il ciambellone fortunatamente caduto in disgrazia cui l’incazzosissimo Santo campano presta impropriamente il nome.
La torta miracolosa – nessuna mano divina, il segreto si chiama CRIS(CI)TO – era una vera jattura per chi si cimentava nella sua preparazione: giorni e giorni di impasta, mescola, tappa, copri, riposa cui seguiva un’inarrestabile catena di Sant’Antonio che obbligava a passare di mano in mano il criaturiello, prima di affidarlo al forno di casa, pena, naturalmente, il supplizio eterno.
Cosa ne penseranno nell’alto dei cieli di tutto questo ‘cucinare da Dio’?