Moscato di Scanzo. La festa della più piccola DOCG in Italia
Il Moscato di Scanzo poteva essere un mortale fruttato, umanamente terreno, in preda all’oblio. Invece, grazie a famiglie come la Pagnoncelli Folcieri, supera una serie di prove, ottiene l’immortalità ed è oggi una vite conturbante e celestiale come Venere.
Vitigno autoctono della provincia bergamasca, la sua esistenza è infatti documentata fin dai tempi di guelfi e ghibellini: si narra che chi tra le due fazioni vinceva se lo portava via. É così che sopravvive oggi questo vino storico e aromatico, un po’ cabilo un po’ fruttato, mitologica Psiche alla continua ricerca di Amore. E son proprio questi due dei quelli dipinti sia su tutte le bottiglie che sul soffitto del salotto dei più piccoli produttori della più piccola DOCG d’Italia: un ettaro di proprietà e uno in affitto, 600 litri di produzione e non più di 1200 bottiglie.
Dal 8 al 11 settembre in occasione della Festa del Moscato di Scanzo questo passito diventa attrazione di tutti i popoli vicini che gli offrono sacrifici e il piccolo comune della bergamasca pare proprio il grande banchetto degli dei per il matrimonio di Eros e Psiche. Bacco fa da coppiere, le tre Grazie suonano e il dio Vulcano si occupa di cucinare il ricco pranzo.
Così come le notti di passione tra Amore e Psiche, che mai nessun mortale aveva conosciuto, anche questo passito travolge i sensi ancor più se durante incontri al buio: è un vino da meditazione, che mette alla prova nel tempo anche la più ostinata capacità di resistergli. La tentazione di aprirlo è potente, ma non abbiate bramosia di conoscenza, potrebbe essere fatale anche nel vostro caso: lasciatelo invecchiare e attendentene le metamorfosi.
Attenti solo alle gocce d’olio.
Questa famiglia ha saputo attendere e la loro cantina ne è oggi preziosa testimone, con ancora intatte bottiglie della prima produzione del 1962. È stato bravo Giuseppe, che comprò la casa, poi il figlio Antonio a mantenerla e ampliarla. Non da meno il successore, Giancarlo, a lui il merito di aver iniziato nel dopoguerra la produzione, ben avanzata con il risoluto Maurizio, tanta pratica e un po’ di filosofia. L’esplosione di determinazione non si arresta con prole Francesca: come Psiche, non si arrende mai. Suddivise un mucchio di granaglie di diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali con l’inaspettato aiuto di un gruppo di formiche, poi raccolse lana d’oro di un gregge di pecore, aspettando il calar del sole alla sera.
E infine prese anche l’acqua da quella sorgente nel mezzo di una cima tutta liscia a strapiombo, ancor una volta soccorsa dall’aquila di Giove. Francesca è talmente bella e determinata che sembra aver chiesto un po’ della sua bellezza alla dea Proserpina e il suo prodotto non è che il simbolo di questa salvezza, di questa purificazione. In realtà davvero possibile anche nel centro benessere che ha lei stessa inaugurato da poco all’interno della sua Villa, la Natural Spa Sublime Bellezza.
Tutta questa fiaba non poteva che concludersi con piacere. Eh già, proprio Voluttà, quella figlia concepita da Psiche durante una di quelle notti con Eros.
Allora, desiderate anche voi apulei raccontare le metamorfosi di questo Moscato negli anni?
Villa Pagnoncelli Folcieri. Via F.M. Colleoni, 108. Scanzorosciate (Bergamo)