Una recensione negativa sta facendo la fortuna del ristorante Bros’ a Lecce
Terzo capitolo della saga “Lecce: Bros’ è il ristorante stellato peggiore del mondo”. Hey Netflix, cos’aspetti a farne il tuo prossimo blockbuster?
Geraldine DeRuiter, impossibile dimenticarla, è la blogger di Seattle che scrivendo una recensione gloriosamente negativa della cena consumata a ottobre da Bros’, ha ridicolizzato in simultanea planetaria il ristorante di Floriano Pellegrino e Isabella Potì. Primi a portare la stella Michelin nel capoluogo salentino.
Con sapiente uso dell’armamentario social la scrittrice americana ha colto l’attimo, rendendo virale la stroncatura. Il testo, perfido ma esilarante, con annesso dileggio del dolce “Limoniamo”, da assumere leccando il calco in gesso che riproduce la bocca dello chef, senza posate, ha smentito lo stereotipo per cui le recensioni dei ristoranti sono tutte noiose.
Ridicolizzati menu e prezzi del ristorante Bros’ di Lecce
Nulla di ciò che è stato portato in tavola somigliava a un vero pasto”, ha scritto Geraldine DeRuiter nel suo blog, the Everywhereist, dove:
- Ha deriso gli interni in stile “cella di cemento” del ristorante;
- Ha strigliato un cameriere dopo la presentazione della “ricotta rancida”;
- Ha accusato Bros’ di ignorare tutte le restrizioni in tema di allergie quando le labbra del marito si sono gonfiate.
Molti critici gastronomici, di solito sonnecchiosi, sono scesi dal carro di Bros’ rinfacciando al ristorante stellato di Lecce i menù degustazione costosi (la cena incriminata è costata 1.350 € per 8 persone), le porzioni minuscole e le pretese gigantesche.
La risposta di Floriano Pellegrino alla recensione negativa è stata la classica toppa peggiore del buco. Tre pagine di spiegazioni sul suo approccio avanguardista alla ristorazione con disegni di uomini a cavallo (“Che cos’è uno chef? Che cos’è un cliente? Che cos’è il buon gusto? Che cos’è bello? Che cos’è un uomo a cavallo?”).
Lo chef, né sobrio, né elegante, né rimasto umile, anzi in preda a un climax di eccitato infastidimento, ha creato irritazione finendo per uscire dai radar della rilevanza. Questa, in sintesi, la sua risposta: come si permette una qualunque “signora XXX – non ricordo il nome” di criticare me, artista della cucina con licenza di eccedere?
Arriva il New York Times
Finalmente –attesissimo– è entrato in scena il New York Times. Il quotidiano ha spedito al ristorante Bros’ di Lecce Jason Horowitz, inviato che dirige l’ufficio romano e segue l’Italia. Horowitz non è un critico gastronomico, ma un giornalista che vive a Roma dal 2017 non può restare insensibile al richiamo della grande madre, la cucina. L’unica cosa seria rimasta in Italia (citazione di Boris).
Il pezzo sul New York Times è molto lungo, ma l’arrivo di Horowitz sul luogo del delitto è una parte importante della saga. Per facilitare comprensione e lettura lo abbiamo tradotto, smontato e poi rimontato sotto un’altra forma, dividendolo per temi. Enjoy!
Cos’è Let’s Make Out
Gli ospiti del ristorante Bros’ di Lecce terminano gli antipasti: scaglie di ricotta fermentata e “pelle de pisce”, una forma sottile come carta fatta con pelle di pesce, quando dalla cucina per sgrassare il palato arriva sul tavolo una spremuta chiamata “Let’s Make Out” (Facciamo sesso).
I cuochi hanno versato con fare elegante una pallida schiuma arancione dentro il calco in gesso che riproduce la bocca dello chef, e i camerieri hanno chiesto ai commensali di leccarla.
“L’idea è amore a primo morso invece di amore a prima vista”, spiega Floriano Pellegrino, chef e modello del calco, nella stretta cucina del Bros’, il solo ristorante con stella Michelin a Lecce. “Dovrebbe essere divertente.”
Le accuse a Floriano Pellegrino
Un ex collaboratore dello chef è uscito allo scoperto accusandolo di maltrattamenti in cucina e di bullizzare il personale chiedendo flessioni o mostrandosi prepotente. (“Non tutto quello che si sente è vero”, risponde lo chef del Bros’, quando gli chiedo delle accuse. “Soprattutto in questo momento abbiamo a che fare con voci prive di fondamento.”)
La CNN, il Washington Post e persino “The Late Show With Stephen Colbert” non hanno resistito ironizzando su un facile bersaglio: il menu del ristorante. Un mondo di piatti inconsistenti con nomi astratti fatti apposta per essere presi in giro.
Lo chef del ristorante Bros’ di Lecce è arrabbiato
Pellegrino non riesce a nascondere la rabbia per le critiche. Si è chiesto se l’età pre-millenial non rendesse DeRuiter e commensali troppo antiquati per la sua cucina. Secondo lo chef questi stranieri privilegiati non sono davvero interessati alla sua interpretazione dei piatti tradizionali leccesi, come quella rancida della “Ricotta forte”.
“Si sono divertiti a prenderci in giro”, sostiene lo chef, aggiungendo che se si fossero comportati in una trattoria del posto come hanno fatto nel ristorante Bros’ di Lecce, “li avrebbero presi a calci nel sedere”.
Informata dell’accusa di maleducazione, DeRuiter, la blogger della recensione negativa, è rimasta allibita. “I tentativi degli chef di Bros’ di incolpare i propri clienti per la qualità del servizio ricevuto”, ha scritto in una mail, “sono l’antitesi di ciò che fa un buon ristorante”.
Capolavoro incompreso o pasto scadente, graffio meritato o lavoro di critica fatto con l’accetta, è chiaro che Floriano Pellegrino è uscito dalla vicenda come la definitiva caricatura dello chef ossessionato da se stesso. Ancor più che dalla stella Michelin.
La recensione negativa del Bros’ di Lecce è solo pubblicità per il ristorante
Nel locale minimalista anche Floriano Pellegrino, 31 anni, cerca di dare un senso all’accaduto in compagnia della celebre chef e fidanzata, Isabella Potì, 26 anni, che aspetta il loro primo figlio.
“È surreale”, dice Pellegrino mentre l’ennesima e-mail dagli Stati Uniti, con l’ordine di un calco della sua bocca, spunta dal telefono.
I calchi, venduti nello shop del ristorante a 58 euro l’uno, erano esauriti. Ma le richieste sono proseguite e l’artigiano che li realizza (Vincenzo Del Monaco su idea dell’artista Luigi Partipilo, che ha definito il calco “un progetto di dildo basato sulla stimolazione mentale e fisica” ndr), si è affrettato a tenere il passo.
Seguendo il suggerimento di due stagisti americani che lavorano al marketing del ristorante Bros’ di Lecce, Pellegrino e Potì lanceranno presto Let’s Make Out in versione NFT (non-fungible token). Sono certificati digitali sotto forma di gettoni che attestano la proprietà di un bene e ne garantiscono l’autenticità perché registrati su blockchain. Gli NFT sono di gran moda nel mondo dell’arte.
“È un’ottima opportunità”, dice Pellegrino, aggiungendo che la recensione “ha solo portato molta pubblicità”. Del resto, l’idea che sia il critico che il criticato traggano beneficio da una critica virale è tutt’altro che nuova o straordinaria.
Pellegrino – Potì, l’equivalente culinario dei Ferragnez
Sia Pellegrino che Potì si vedono come inviati d’avanguardia nei sapori del natio Salento, e sono instancabili pr di se stessi, come trottole sfacciate. L’equivalente culinario della coppia di influencer regnante in Italia, il rapper tatuato Fedez e la potenza multimediale nota con il nome di Chiara Ferragni.
I lineamenti di Isabella Potì hanno attirato riviste di moda e collaborazioni con Nike. Sebbene lei sia poliglotta, Pellegrino, il cui viso sembra scolpito nel legno, non sa davvero parlare inglese. Ma dice “Hey bro” (Hey, fratello)” a quasi tutti e ha il corpo pieno di tatuaggi discutibili incentrati su Bros’ che alcuni potrebbero considerare misogini. Ama tanto la parola fuck che l’ha usata persino sulle scatole dei suoi panettoni.
La coppia è legata da contratti con aziende di occhiali e gelaterie, possiede la propria squadra di rugby e un marchio di abbigliamento. Hanno girato video per i menù del ristorante Bros’ di Lecce nei panni di Adamo ed Eva, vestiti solo di foglie strategicamente posizionate.
“Perché noi chef siamo solo chef?” ha detto Pellegrino. “Se sono capace di fare altre cose, perché limitarsi a cucinare?” .
La storia di Floriano Pellegrino
Pellegrino vive con Isabella Potì a Scorrano, vicino Lecce, dove è nato e cresciuto. E dove, di recente, le autorità hanno sciolto il municipio per infiltrazioni mafiose. Il padre “ha avuto problemi con la giustizia”, racconta, e la madre preparava piatti tipici come la carne di cavallo nella cucina dell’agriturismo di famiglia.
A 16 anni Pellegrino ha lavorato con la madre in un ristorante di Otranto. Quando dormiva troppo, lei lo prendeva per un orecchio ricordandogli di “finire ciò che aveva iniziato”. Ha continuato con la cucina, ma a 18 anni ha litigato con i genitori dopo aver disintegrato la loro Fiat. Preoccupato di essersi imbattuto nel pubblico sbagliato, ha deciso di mettersi in gioco da solo. “Come un samurai”, precisa.
Cosa c’entra Ilario Vinciguerra
Così ha inviato un messaggio su Facebook a Ilario Vinciguerra, chef del ristorante che porta il suo nome poco fuori Milano, chiedendo un posto in cucina. “Lo dovevi tenere per le redini, altrimenti scalciava come un cavallo”, dice oggi Vinciguerra. Ricordando che adolescente, desideroso di imparare, Pellegrino lo seguiva ovunque e voleva sempre creare qualcosa di nuovo. “Forse con la maturità”, pensa Vinciguerra, “capirà che deve sì creare, ma tenendo i piedi per terra”.
Ilario Vinciguerra ha presentato Floriano Pellegrino a Martín Berasategui, il celebre chef basco con tre stelle Michelin (sono parecchie di più, in realtà, ndr). “È stato come se un nuovo padre mi avesse adottato”, dice Pellegrino del suo mentore. “Ero un disastro e lui mi ha messo a posto”.
L’incontro con Isabella Potì e l’apertura del ristorante Bros’ di Lecce
Nel 2014 Pellegrino ha incontrato Isabella Potì a Otranto, dove gestiva un ristorante. Avrebbe usato i risparmi per formarsi all’estero. Negli anni successivi ha lavorato in alcuni dei ristoranti più rinomati del mondo, sia lei che il compagno sono diventati nomi ricorrenti tra gli astri nascenti della cucina italiana.
Nel 2015 Pellegrino ha fondato il ristorante Bros’ di Lecce con i due fratelli, anche se presto hanno deciso che c’erano troppi Pellegrino nella cucina e si sono separati. “L’idea è stata mia”, spiega lo chef, aggiungendo che fratelli faticavano a condividere la sua visione particolare. Ma anche questa settimana hanno cucinato insieme in una serata techno organizzata per raccogliere fondi destinati al club di rugby.
Il gran finale
Mentre i clienti del ristorante attraversano un tappetino con la scritta “Benvenuti a Brosland”, Pellegrino usa la sua imprecazione preferita per chiedere al personale un servizio perfetto.
La sua squadra si raccoglie alzando le mani: “1, 2, 3”, gridano tutti. “Be Bros’!” (Siate fratelli).