Dobbiamo per forza arrenderci alla deriva acidistica del vino?
Il presupposto certo: l’esercizio del gusto è una cosa viscerale, quello della critica, no!
La recente nomina di Giacomo Tachis da parte di Decanter come uomo del vino dell’anno mi ha ricordato un corso all’Ais dove partecipai col mio amico Dario Cappelloni. Al tempo portavo capelli blu. Giuro! Chiedetelo a Cappelloni! Ero convinta che quella nuances decisamente insolita mi conferisse un fascino esotico molto particolare e mi aggiravo vanitosa convinta di poter sostituire il mio fidanzato con un modello più recente e performante. Le cose poi andarono diversamente, rimorchiai un nano, non se ne fece nulla e il resto del racconto è penoso quindi mi sottraggo, grazie a un ultimo singulto di amor proprio, alla vostra commiserazione. Sta di fatto che qualcosa di buono quell’esperienza con Tachis mi ha lasciato e proprio in questi giorni riflettevo su una sua affermazione durante quel Master: l’acidità nel vino è un fatto casuale e non sempre positivo. Il vino necessita di equilibrio. Vediamo perché.
Fino a 5 o 6 anni fa il vino aveva una tendenza morbida, ricca, concentrata e rotonda. Abbiamo vissuto tutti quanti quella che, se mi passate il termine, definirei ‘merlottizzazione’. Un fenomeno dilagante la cui paternità è ascrivibile a Robert Parker secondo alcuni e che grazie a lui ha permesso ai produttori di vendere a prezzi allucinanti.
Mi riferisco all’epopea del Brunello tutto muscoli, all’esplosione della costa toscana, dove talvolta nemmeno la barrique riusciva a soddisfare quel desiderio incontenibile di masticare legno, bisognava intervenire con botti ancora più piccole, da 120 litri, al fine di conferire al vino quell’ammaliante sapore di stuzzicadenti mozzicato, di stecco di gelato Algida. Messorio, Redigaffi, Galatrona e peggio ancora le loro imitazioni, il corteo che si sono tirati appresso. Non parliamo dei vini bianchi, di certi Chardonnay dell’Alto Adige, o lo Chardonnay di Planeta in Sicilia, vini friulani come Terre Alte di Livio Felluga e altri che potrei ricordare, tanto al nord quanto al sud, insomma il vino doveva avere i muscoli, essere performante (altro che il mio nano del master!)
Oggi la tendenza è cambiata ma il problema è che il pendolo rischia di passare al polo opposto, con una deriva acidistica in controtendenza che toglie equilibrio ma al contrario. Ciò che era pieno diventa vuoto, ciò che era dolce diventa acido. Non va bene a mio parere, non va bene nemmeno così.
Mi pare di assistere ultimamente ad una deviazione completamente scollata dalla realtà. Al di là dell’ideologia, è necessario esagerare per descrivere la propria epoca? E’ indispensabile la sproporzione per farsi notare? Non so perché ma in questo istante mi sovvengono i Punk come esempio calzante. Oppure, attualizzando in musica, penso a Lady Gaga che vende molti più dischi di Ella Fitzgerald, ma perché? Non è forse pensiero debole? Vale lo stesso per il vino, l’equazione aspro = bevibile o sovrabbondante= vino déjà vu (déjà bu!) non è confinata, limitata all’opinione invece che al pensiero? Oramai credo esista anche l’albo degli opinionisti, pertanto non dovrebbe meravigliarci tutto questo, ma io vorrei riflettere prima di lasciare scorrere la piena del fiume.
I vini acidi sbilanciati, sono per i bevitori senza memoria. L’acidità è funzione dell’immaturità, pertanto mi aspetto vini più morbidi ed equilibrati in un territorio come il nostro. Perché la storia e i territori mediterranei non daranno mai vini acidi e spigolosi, l’Italia è la terra dell’armonia e dell’equilibrio in questo senso (solo in questo senso, capiamoci!).
Ecco perché prediligo i vini bianchi di Borgogna o alsaziani, ed è la stessa ragione per la quale, a costo di prendermi a capocciate con Bocchetti, dico che un Barolo come Monprivato attiene alla deviazione di cui sto parlando, all’eccesso, alla deriva appunto. Come fate a riconoscere Monprivato come espressione del Barolo? Mi rendo conto che siano terreni diversi, ma proprio per questo dico che per me quel vino non è un modello di Barolo, non riesco ad assimilarlo alla categoria, alla stessa famiglia.
Vorrei conoscere il vostro pensiero in merito, sapere se anche voi percepite l’attuale sbilanciamento della critica di settore verso l’acidità in eccesso e a discapito dell’armonia. Non sottovalutiamo questo aspetto perché è retorico quanto vero che gli eccessi, come gli estremismi in genere, non portano a nulla, di certo mai a nulla di buono…Basti pensare ai miei capelli blu!
Parola di Black Mamba!
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