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Vino
16 Febbraio 2019 Aggiornato il 9 Ottobre 2019 alle ore 07:56

È morto Gianfranco Soldera, pioniere dei vini naturali a Montalcino

È morto in un incidente in vigna Gianfranco Soldera, considerato da tutti gli appassionati del settore un vero “purista” del Brunello di Montacino,
È morto Gianfranco Soldera, pioniere dei vini naturali a Montalcino

È morto in un incidente in vigna Gianfranco Soldera, considerato da tutti gli appassionati del settore un vero “purista” del Brunello di Montacino, autentica eno-gloria italiana.

Non un personaggio facile. Era uno che non le mandava a dire, per usare un eufemismo.

Nato a Treviso nel 1937 e cresciuto a Milano, aveva cavalcato “l’onda buona” facendo il broker d’assicurazione prima di ritirarsi nei primi anni ‘70 in Toscana a fare il vitivinicoltore.

Ed è a Montalcino, in località Case Basse, che nasce la sua creatura.

Molto tempo prima dei produttori cosiddetti “naturali”.

Crea un ecosistema complesso in cui le vigne vengono impiantate, ecosistema composto da una grande varietà di altre piante, animali e insetti.

Un ambiente basato sulla biodiversità, che consente alle viti di mantenersi in salute e trovare nel loro ambiente gli antagonisti a problematiche e patologie potenzialmente lesive della loro integrità.

A Case Basse non vengono usati diserbanti né altri prodotti chimici, i terreni vengono concimati esclusivamente con sostanze organiche e i filari vengono lavorati a mano.

Vitigni dall’estensione ridotta (10 ettari in tutto), per far sì che la lavorazione delle piante possa essere fatta a mano e che la vendemmia, anch’essa manuale, si concluda in tempi brevi.

Selezione prima in vigna e poi ancora in cantina, in modo che solo l’uva sana e matura sia diraspata, mantenendo gli acini interi.

Un’ultima scrupolosa selezione riguarda proprio gli acini, passati uno a uno per verificarne la qualità.

Amato ed odiato, tant’è che nel 2012 vandali ignoti forzano la porta di ingresso e si introducono nella cantina .

Una volta dentro aprono i rubinetti di botti e barriques, lasciandole intatte ma distruggendo l’intera produzione vinicola che riguarda le vendemmie dal 2007 al 2012: circa 600 ettolitri finiti negli scarichi della cantina.

Sei annate perdute(anche se poi disse di aver recuperato qualcosa)e il pavimento trasformato in un lago di vino, con null’altro toccato o sottratto.

“Un atto mafioso” dirà, poi si seppe di un ex dipendente..

Non evitò nessuno in un’intervista del 2010 sul Fatto Quotidiano, “martellando” principalmente i grandi produttori.

Entrando poi “a piè pari” su critici, biodinamica ed OGM.

Dopo lunga polemica con Il Consorzio del Brunello di Montalcino nel 2013 arrivò la loro denuncia, atto dovuto per tutelare l’immagine dei produttori, del Brunello e di tutto il territorio di Montalcino.

Offese un po’ tutti, e tutti si sentirono coinvolti a vario titolo (ricorderete Brunellopoli e varie)

Restano i suoi vini, divisivi come il personaggio.

Non per niente è difficile scrivere “amato da tutti” del suo Brunello, anzi.

Sono i vini di chi è andato avanti dritto con la massima convinzione della bontà della strada intrapresa.

Una bella eredità, comunque.

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