Guide 2012. I Grandi Champagne in Italia di Alberto Lupetti
Primo classificato, Dom Pierre Pérignon (qui stanno ben attenti a chiamarlo con nome e cognome) Oenothèque 1996: 98/100 (e par già di sentire le “ola” di una certa curva Sud… o sbaglio?). Secondo (medaille d’argent) R.D. 1999 di Bollinger a un esile puntarello: 97/100. E sul terzo gradino, ammucchiata monstre a quota 96/100: il Pérignon Rosé 2000; il 2000 Vintage di Krug; il Nec Plus Ultra 1996, pupilla degli occhi di Bruno & Alice Paillard; il molto rispettabile Sir Winston Churchill di Pol Roger targa 1999; e il Cristal Roederer che, inseguito dalla sua clientela vecchia e, soprattutto, nuova, è già all’edizione 2004.
E’ il verdetto sancito (ma sussurrato, non gridato: di fatto nel libro non ci sono classifiche in calce, quelle se l’è ricavate il sottoscritto, facendosi un discreto mazzo, ma sorseggiando nel contempo una Première Cuvée di Mr. Paillard per farsi coraggio, e piluccando gobetti crudi) da una Guida (“Grandi Champagne 2012”) che non è in realtà la prima, e neanche figlia unica quest’anno. Ma che ci gusta, e ci voleva: perché è una Guida allo Champagne bella ricca, fatta da italiani (siamo in fondo quelli che importavano 10 milioni di bocce già nel 1990, salvo precipitare nel ’91 a 4 causa sopravvenuta Tangentopoli e svariata “Milanodabere” finita bevuta: ma quella è un’altra storia… O no??).
Dentro, 200 e passa etichette recensite, di un’ottantina di maison; tutto colore, bottiglie in effigie, notizie su uve, stili, metodi, chef de cave. E le schede critiche. Tutto coordinato da un gentilhomme, professionista e degustatore appassionato, che in Champagne è andato in pellegrinaggio millanta volte, ne conosce suolo e sottosuolo (inteso come caves colme di pupitre), e che risponde al nome di Alberto Lupetti. Il quale si è fatto supportare nella (non troppo dolorosa) bisogna da un team composto dal connoisseur Federico Angelini, il sommelier creativo del Settembrini Luca Boccoli, il titolare dell’enoteca, wine bar & restaurant romano Achilli al Parlamento Daniele Tagliaferri (che nello Champagne è caduto da piccolo come Obelix nella pozione); la sommelier “privée” e avvocato (vedi mai arrivino querele da Sarkò…) Sara Vani; e il quirinalista del vino Alessandro Scorzone, personaggio (e compagno tra i più amabili di esperienze enoiche) che credo non abbia bisogno di presentazioni.
Detto che la Guida costa solo 12,50 (vuol lasciarvi palesemente intatte tutte le chance di comprarvi un po’ di Champagne dopo la lettura) e che sarà in libreria entro fine mese, andiamo ai particolari. Intanto, l’organizzazione., Non per aree, cru, millesimi o vitigni, ma per caratteristiche funzionali. E modalità di fruizione. Con quattro sezioni denominate “per tutti” (gli Champagne, diciamo così, d’ingresso alle varie categorie del gusto che il comparto sottende); “aperitivo” (e non servono altri dettagli); “a tavola” (idem); “puro piacere” (una fetta interessante, che include cose come il Clos des Goisses 2000 e il Georges Laval 2005 Nature, le Belle Epoque di Perrier-Jouet e il Salon); e infine una super fetta “Miti” riservata agli over 95 (centesimi), dove sgomitavano i big di cui abbiamo dato la hit parade in apertura.
Curiosi di sapere com’è andata nelle altre categorie? Pronti! Come diceva il buon Da Ponte, il catalogo è questo… e un catalogo egli è che ho fatt’io. Voi, pertanto, come Donna Elvira nel Don Giovanni, leggete con me…
Tra i “per tutti” non millesimati, palma al Roederer Brut Premier (un classico), seguito a ruota (89 contro 90) dal Paillard Brut che io ho scelto come sottofondo ai miei conti, e dal Pascal Doquet Rosé Premiers Crus. Tra i millesimati in vetta un altro Rosé, il Pol Roger 2002 (91/100) seguito a 90 dal Michel Arnould Carte d’Or 2004, elegante outsider figlio di vigneti classici di Pinot a Verzennay e Chardonnay della Cote des Blancs, tutti in Grand Cru.
Sezione “aperitivo”: tra i non millesimati in vetta il Blanc des Blancs di Ruinart (89/100), mentre tra quelli d’annata pareggiano due Rosé 2006, il Deutz e il Vintage Roederer.
“A tavola”, secondo “Grandi Champagne” il colpo vincente è un altro Ruinart, stavolta il Dom Rosé 1996 (annata speciale, si sa) che acciuffa 93/100; a 91 segue la Cuvée des Enchanteleurs Henriot 1998, a pari merito con uno Champagne decisamente “diverso”: quella Cuvée R.W. firmata François Bedel (altro 1996, evviva) dal tappo sfrontatamente fissato con lo spago, a rivendicare anche visivamente le stimmate terragne e radicali del fervente biodinamico.
Tra i “puro piacere”, infine, impossibile decodificare un podio. Ci sono ben otto vini appollaiati a 94/100, un pacchetto di mischia con dentro le cose le più disparate; non millesimati stralusso come Selosse Rosé, Jacquesson Ay (100% Pinot Noir della serie “parcellare” su cui punta sempre più la premiata casa dall’etichetta bianca) e la Grande Cuvée di Krug; e poi millesimati diversissimi, dal De Venoge Cuvée 20 Ans 1985 al Cristal Rosé 2004, passando per il Clos des Goisses 2000 e il Salon 1999.
Preso dalla trance classificatoria (sarà per contrappasso alla sua totale assenza nel corpo e negli indici della Guida?), e ormai vicino al fondo della bottiglia, mi sono caricato anche il peso di stilare una sommaria graduatoria a squadre. Ho preso in considerazione solo le maison presenti con almeno tre etichette, e ho scartato (dove ve n’erano di più) il punteggio intermedio, lasciando invece i picchi alti e bassi, onde non appiattire troppo le differenze. Ebbene, il mio podio risulta il seguente:
1) Dom Pérignon (tre vini) media punti 95,7
2) Krug (idem) 93,8
3) Jacques Selosse (quattro vini, un punteggio scartato) 92,7
Seguono appaiate, appena sotto il terzo gradino, a quota 92/100 di media, le label gloriose di Jacquesson e Bollinger.
Entro quota 90, o a distanza di due-tre frazioni di centesimo, altre nove maison. Bruno Paillard, Pol Roger, Ruinart, Taittinger, Perrier-Jouet, Billecart Salmon, tutte, diciamo così, ragionevolmente prevedibili all’exploit. Un filo più sorprendenti per chi scrive, invece, gli ingressi nella “quinzaine” eccellente di De Venoge, Georges Laval e (bella prova davvero, con i top scorer a 95/100) Veuve Cliquot, evidentemente al lavoro alla grande. Posto al sole, più piccolo colpo di cuore e segnalazione per un rapporto qualità/prezzo davvero notevole secondo il sottoscritto, anche per Pascal Doquet: tre vini, 90 esatto di media, e prestazione da incorniciare…
PS. Tra i tributi finali che gli autori della Guida inseriscono in una apposita pagina di ringraziamenti ce n’è anche uno al sottoscritto, per aver partecipato ad alcune (pochissime purtroppo) degustazioni. Onde prevenire e dissipare ogni sospetto di conflitto d’interesse, colgo l’occasione per giurare pubblicamente che quanto amichevolmente e affettuosamente annotato sul mio conto da Lupetti & soci mi fa ovviamente piacere, ma non corrisponde minimamente al mio livello di autostima. Io (lo dico per chi leggerà la Guida) faccio, autocriticamente e per primo, risolutamente parte del partito che “non apprezza abbastanza”… ☺