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5 Gennaio 2012 Aggiornato il 2 Gennaio 2024 alle ore 00:01

Lapérouse, ci riprova il ristorante della Parigi libertina

Per i francesi è un pezzo di storia, per i turisti uno dei tanti locali a menu fisso nel centro di Parigi. Ma per il Lapérouse, potrebbe iniziare una nuova era.
Lapérouse, ci riprova il ristorante della Parigi libertina

Per i francesi è un pezzo di storia, per i turisti uno dei tanti locali a menu fisso con qualche velleità d’alta cucina nel centro di Parigi. Ma ora per il Lapérouse, gioiello eccessivo d’interni in stile Belle Epoque con vista sull’Ile de la Cité, potrebbe iniziare una nuova era. Non più (solo) icona del passato ma nuovo indirizzo gourmet nell’affollata capitale della guida Michelin.

Una proprietà nuova di zecca ha rilevato il celebre ristorante fondato nel 1766 e ora promette sfracelli. Tanto per cominciare, riconquistare le stelle perse nel 1969 dopo 36 anni da tristellato. Un’epoca d’oro iniziata quando il ristorante viene rilevato da Roger Topolinski, pozzo di cultura gastronomica, inventore del mestolo per salsa. In carta entrano piatti destinati a lasciare un segno nella gastronomia dell’epoca. Come il ‘gratin di aragoste Georgette’, il ‘timballo degli Augustins’, le ‘crêpes Mona flambé al liquore’ o il ‘soufflé Lapérousse ai frutti confit’. Arrivano le frequentazioni vip: l’Aga Khan, i duchi di Windson, l’attore e regista Orson Welles, lo scrittore Jules Romains.

Una storia lunga due secoli e mezzo quella del Lapérouse che inizia quando l’immobile viene acquistato da un certo signor Lefèvre e trasformato in ristorante con il nome del celebre navigatore scomparso in mare. Nell’Ottocento diventa meta di artisti e politici; è tappa fissa per Victor Hugo che qui viene per degustare le marmellate della casa insieme al nipotino. E’ ritrovo gradito anche per Alexandre Dumas, Maupassant, Zola e de Musset che lo frequentano per scopi meno culinari.

Il suo atout principale si chiama privacy. Nelle sue stanzette private il servizio dei camerieri è più che discreto, il locale è dotato di un’uscita nascosta che protegge i suoi avventori da sguardi indiscreti e un passaggio segreto collega il locale direttamente al Palais du Luxembourg, sede del Senato. I suoi specchi graffiati sono ancora oggi la testimonianza più eloquente che tra le frequentatrici c’è chi ha particolarmente a cuore l’autenticità dei diamanti che riceve in cambio della sua compagnia.

Quello di oggi non è il primo tentativo di rilancio. Ci avevano già provato i Romano all’inizio del 2009 con lo chef Sébastien Pouch che aveva tentato di ripercorrere i sentieri dell’alta cucina e atteso invano la stella Michelin. Ci prova ora il nuovo proprietario, Jerôme Schabane, stesso chef, una ristrutturazione nei locali del bar e tanta voglia di stupire ancora gli ispettori della guida verde.

[Fonte: lastampa.it, slate.fr Foto: laperouse.fr]

Argomenti:
Parigi
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