Perfida Albione, sono tutti italiani i rosati che amo!
Complice una domenica oziosa sul mio Adriatico e una mail impertinente di un amico che mi segnalava l’articolo dell’Independent sui rosati. Per poco non mi veniva un colpo. Il mio amico conosce bene la mia passione per i rosati e voleva infierire.
Vedete, per noi Abruzzesi il rosato è il vino da tavola di tutti i giorni. Per un consumo fresco e sbarazzino, senza grandi pensieri. Il vino con cui abbiamo iniziato a bere, di nascosto durante gli interminabili pranzi domenicali. Dunque una cosa dannatamente seria! E deve essere buono se no si rischia forte, lo sanno bene i produttori che non hanno mai diminuito la produzione.
Capirete il mio sgomento leggendo questo articolo e la rabbia montante, sfogliando i nomi delle bottiglie. Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, California, persino Libano… ma di Italia, nisba, niet, niente!
Non potevo credere ai miei occhi, vini fatti mischiando bianco e rosso e ottenendo così rosato, vini da appellazioni sconosciute, ma nente rosati italiani. Ora accade che l’Italia sia la nazione al mondo con una maggiore tradizione in questi tipi di vini e questi boriosi figli di Albione, che fanno? Semplicemente ci cancellano!
Ecco la vertigine della lista che ricompare, la mia piccola vendetta. Ecco i cinque rosati che preferisco, ovviamente tutti italiani.
1) non ho dubbi, il primo è sicuramente il rosato di Francesco Valentini 2009. Succoso e fresco come solo le colline di Loreto sanno essere. Ma anche piacevolissimo e complesso come solo una vinificazione in bianco di montepulciano può essere.
2) Vicinissimo un altro Cerasuolo. Quello montanaro e pimpante del “barone”. Il Cerasuolo di Cataldi Madonna 2010 è una gioia di frutto e di passione. Spumeggiante e irruente come le notti fredde ofenesi e le giornate torride sull’altopiano.
3) Cambiamo regione e ora tocca al Veneto. Siamo sulle rive del lago di Garda, in un paesaggio magico un rosato da sballo. Costaripa Rosamara 2009 Chiaretto del Garda, fresco e intenso, ma anche austero rispetto alla media nazionale dei rosati.
4) Ho già scritto della mia passione per i chiari lambruschi di Sorbara, dall’acidità impetuosa e il frutto cupo. Perfetti per accompagnare un pasto grasso, di quelli che mi piacciono. Oggi tocca alla nuova creatura di Cristian Bellei, il Sorbara rifermentato di Cantine della Volta, fresco, pulito e godibilissimo
5) Chiudo con quello che in Francia chiamerebbero Coup de Couer, il rosato del Castello di Ama. Anni fa lo scoprii grazie a Black Mamba. Da allora l’ho sempre bevuto con estremo piacere. Il rosato che non ti aspetteresti, da uve sangiovese con una piccolissima quota di merlot (10%), fa dell’eleganza la caratteristica più bella.
E voi? Bevete rosati e quali? Giù la maschera, facciamoglielo vedere a questi Inglesi che neanche usano il bidet!
Foto: ilquartino.it