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12 Aprile 2013 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 13:24

Istigazione alla spesa: I 10 mercati di città più primaverili d’Italia

Dopo sei mesi uno vorrebbe anche dire mobbastaveramenteperò a cavoli cappucci e mela renetta, ai porri in crema e alle patate violette. Aspetto la
Istigazione alla spesa: I 10 mercati di città più primaverili d’Italia

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Dopo sei mesi uno vorrebbe anche dire mobbastaveramenteperò a cavoli cappucci e mela renetta, ai porri in crema e alle patate violette. Aspetto la primavera, quella stabile, non solo per il nuovo catalogo dell’Ikea, ma anche per i nuovi arrivi al mercato. Per aumentare l’enfasi dell’incontro fatidico con i primi pisellini freschi, le favette da abbracciare col pecorino romano, le prime fragole e le varie insalatine, non v’è modo migliore che affrontare la pigrizia e incamminarsi verso il mercato, quello con i banchi e le cassette di legno, i cartelli dei prezzi scritti sulle buste di carta marrone, la tipa con i guanti che capa i carciofi e la signora anziana ti passa con il carrello pieno sul mignolo.

Pare che fare la spesa al mercato sia tornato di moda, come il principe di Galles e il cellulare Nokia. Siccome noi siamo un evergreen – come le tendine sul lunotto posteriore con su disegnato Marylin (cit.) – abbiamo pensato di buttare giù un canovaccio con i dieci mercati irrinunciabili in caso di spesa.

  1. Mercato Rionale Nomentano – Roma. Ospitato in un bell’edificio umbertino fatto costruire dal dodicesimo presidente della A.S. Roma – con tanto di lupe che allattano la coppia di gemelli più famosa dopo le Kessler -, il mercato Nomentano oggi fa da colorato crocevia tra una visita al Macro e un’occhiata ai negozietti di abbigliamento della zona fighetta di Piazza Fiume. A soddisfare i languori di massaie e avvocatesse di corsa ci pensano il pollo ai 22 sapori del macellaio romanista Bruno Quinzi e le verdure capate dei banchi storici, a suon di zucchine, carciofi romaneschi, agretti e fave. Va forte anche il minestrone con le verdure già tagliate, ma se non resistete alla fame e alla linea al baretto di Mary ci sono sempre un paio di crostate fatte in casa che valgono la visita e un caffè da gustare sotto le arcate.
  2. Mercato ortofrutticolo Trionfale – Roma. Il vero porto di mare, se solo Roma fosse sul mare. Caotico, dinamico, rionale nel senso più meraviglioso del termine, agitato e riottoso, amato profondamente da più di un romano, disposto ad affrontare viaggio e ricerca del parcheggio per un giro tra i banchi più goduriosi della capitale. Offre quanto di più disparato, variegato e buono un mercato possa offrire, dall’inutile al sublime, dalla merceria alla salsamenteria: banchi di uova, di carne, salumi e formaggi, agretti, carciofini, insalatina, fave secche e legumi sfusi, e poi tanto pesce fresco davvero, insieme alla frutta secca in quantità e balocchi vari. Oltre alle tante storie che vogliono essere raccontate tra i banchi dei mercanti. Un posto da prescrivere una volta nella vita e poi sempre più spesso.
  3. Mercato ortofrutticolo – Milano. Uomini, merci, carretti, cassette, carni, pesci, frutti, voci: una Babele ordinata e precisa che si anima improvvisamente quando ancora abbraccio amorosamente Morfeo si muove nel piccolo ventre delle Halles italiche. Aperto al pubblico solo il sabato mattina dalle 9, offre praticamente tutto quello che potrebbe desiderare una donna incinta in preda alle più insane voglie gastronomiche delle tre di notte. Se proprio volete essere scontati e seguire la stagione, al momento si vedono i primi esemplari di lattughini vari da abbinare alle ultime verdure dell’inverno: broccoli, cime, ravanelli e scorzonera.
  4. Mercato di Rialto – Venezia. Il mercato dalla posizione più suggestiva dai tempi delle sette meraviglie del mondo, il mercato di Rialto serve gli abitanti di Venezia dal tredicesimo secolo. Il mercato che va in scena oggi è la versione for dummies di quanto accadeva prima, ma il fascino degli acquisti fra le calli e i prodotti portati dall’isola di Sant’Erasmo non perde colpi manco fosse Audrey Hepburn. In primis, da provare le castraure, i carciofi violetti di Sant’Erasmo, che si tagliano per primi dalla pianta e sono considerati una vera prelibatezza. Per proseguire, anche asparagi e cardi sempre della stessa isola e di Vignole – le isole-orto della laguna, e poi lo spettacolo del mercato del pesce.
  5. Porta Nolana – Napoli. Per molti, il miglior mercato del pesce di Napoli, per me semplicemente uno dei must see della stagione mercantile di ogni tempo: intenso, tumultuoso, rumoroso come un mercato deve o dovrebbe essere, tentacolare e vario: oltre al reparto mare offre gran quantità di cibo di strada, cianfrusaglie, suppellettili e una buona varietà di frutta e verdura come ogni mercato che si rispetti. Il momento migliore per goderselo, però, rimane quello della notte tra il 23 e il 24 dicembre, quando il mercato rimane aperto tutta la notte per permettere ai napoletani gli acquisti necessari per il cenone con la c maiscola: vongole, spigole, aragoste e capitoni non potrebbero augurarsi fine migliore di quella prevista per il pesce in un cenone di Natale. Per dire, se fossi vongola anelerei allo spaghetto.
  6. Porta Palazzo – Torino. Mille banchi per 50.000 mq, praticamente l’equivalente della borsa di Mary Poppins per donne amanti della pochette. A Porta Palazzo si trova ogni bene, dalle valigie alle scarpe passando dalle mutande. Ma se cercate le primizie di stagione invece dell’ultimo modello di decolletes, potreste imbattervi in splendidi esemplari di biete, erbette, coste, rape e topinambur nei colori più trendy della stagione di mezzo, passando per interi banchi di formaggi e salumi dal far salivare la più inappetente delle modelle della settimana della moda meneghina. Bonus track per gli amanti dell’angolo contadino: dietro la tetoia dell’Orologio, trovate i produttori del Cuneese e del Torinese, che offrono robine interessanti assai.
  7. Mercato della terra – Bologna. Tra la bellezza del progetto di recupero della zona della ‘Manifattura delle Arti’ e la gaudiosa atmosfera che si registra tra i banchi del mercato della terra, non saprei quale dei due addurre per primo tra i motivi del mio amore per questo mercato. Fatto sta che ad ogni passaggio su Bologna vorrei portarmi via ben più del carico di raviole, peschine farcite alla crema di cioccolato, “brazadèla” e pinze che normalmente faccio. Senza dimenticare formaggi di capra, conserve e frutta. Lo so, sono scontata ma mi disegnano così.
  8. Mercato Orientale – Genova. Centrale, colorato, eccitante: il mercato di Genova è orientale non solo per la posizione ma anche per le connotazioni da suq mediorientale che conserva nelle sembianze, per essere ancora un crocevia di intenti e di traffici nel cuore della regina del mare. A farla da padrone le merci più disparate, dalle stoffe ai pesci, ma soprattutto le erbe di stagione per preparare il preboggion, un misto di almeno 7 erbe scelte fra cicerbita, talegua, pimpinella, dente di cane, cavolo primaticcio o bieta selvatica, prezzemolo, raperonzolo, ortica, pissarella e borraggine. Senza dimenticare il Basilico Genovese Dop di Prà, l’olio della riviera e le acciughe sotto sale liguri.
  9. Mercato di Campagna Amica – Roma. Un po’ radical-chic, un po’ pretesto per andare a fare l’aperitivo in centro, un po’ ottima occasione per conoscere qualcosa di diverso e interessante. Il mercato di Campagna Amica al Circo Massimo è tante cose insieme, raccoglie un pubblico variegato e curioso che ha voglia di ascoltare o anche solo di curiosare. Variegato e divertente per i bimbi, si trovano prodotti ortofrutticoli e non solo: carni, mieli, olio, vino, pane, formaggi e salumi tutti di provenienza laziale, da assaggiare prima dell’acquisto. La parte più soddisfacente, probabilmente, è osservare le persone scartare gli acquisti già sulla porta del mercato per dare il via al pranzo con lauto anticipo sulla tabella di marcia – tanto siamo nel week-end.
  10. Vucciria – Palermo. Sarà il nome, sarà la città, forse la vicinanza del mare o il fascino dell’accento siculo. Sarà il caso, ma il mercato della Vucciria mantiene per il me il fascino che sanno regalare solo certi libri di Vincenzo Consolo e i profumi delle cucine più conturbanti. Sarà suggestione forse, perché parte di quello che c’era oggi non è più: il mercato si sta riducendo, le merci si confondo tra di loro, ma ancora si intravedono i barattoli ricolmi di acciughe, capperi e olive, le trecce di agli, le corone di cipolle, le mille sfumature dei pomodori e i riflessi delle lastre di marmo dove si riversano i pesci più freschi del mercato. E dopo, arrivano i profumi delle grigliate di interiora e delle fritture intense dei mangiari di strada, delle panelle e dei cazzilli.

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Il mio, non sto manco a dirvelo, non è in lista: è talmente off che risuona quasi più accento ciociaro che romano, e ha una percentuale di produttori più alto delle partecipazioni di Farinetti in Eataly: adorabile, e con un pane-pizza meraviglioso. E voi, dove andate a fare la spesa?

[Testo: Silvia Fratini]

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