10 vini di Siena&Wine da mettere in cantina
Volete saper come è andata la manifestazione di Siena sul vino? Magnifiche le location, attenzione particolare ai prodotti toscani (100 aziende in tutto), alcune novità. Come al solito, sono andata a caccia delle bollicine, e ne ho trovate delle interessanti, ma vi racconterò anche alcuni vini rossi.
I bianchi? Non me ne vogliate, ma non ce l’ho fatta, non stavolta. Recupererò a Vinitaly, promesso.
1. Vervè Rosé Brut Millesimato Roverè della Luna
Vervè è una new entry nei Trentodoc. Una bollicina sorprendentemente minerale, trenta mesi sui lieviti determinano un carattere raffinato e suadente, mentre l’utilizzo di sole uve Pinot Nero gli dona corpo e struttura. I piacevoli sentori fruttati, un perlage fine, il caratteristico colore rosa antico sono la perfetta combinazione per un aperitivo o una cena a base di frutti di mare.
2. Leonia Pomino Brut
Leonia è il nome della trisavola di Lamberto Frescobaldi, donna che ha portato innovazione facendo impiantare vitigni francesi a Pomino e vinificandoli nella prima cantina italiana a gravità. Questa bollicina è come lei: elegante ed espressiva. 90 % Chardonnay, 10% Pinot Nero, 28 mesi in bottiglia portano ai sentori di frutta a polpa gialla, note minerali e frutta secca, in bocca cremoso e bilanciato. Ottimo per tutto il pasto, ma gradevole anche a colazione.
3. Le Perle Brut Rosé Corte Pavone – Loacker
Anche questo spumante rosé, Le Perle, nato nel cuore della Toscana, è una novità. 100% Sangiovese vinificato in rosé con grande sapienza e delicatezza, 30 mesi sui lieviti. All’olfatto è fresco e suadente, in bocca si sente una buona acidità persistente, ma equilibrata. Indubbiamente, perfetto per accompagnare i salumi tipo prosciutto, lonzino o “tonno di Radda”, una sorta di bresaola di maiale.
4. Re-born
Re-born è un Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene, ma nasce innanzitutto come un progetto per esaltare la cultura del Bello e del Buono del Veneto, ideato da due imprenditrici di Treviso, Elena Schipani e Francesca Ceron. Prodotto dalle uve Glera, vinificato con il Metodo Charmat, è un prodotto fresco, frizzante e per niente banale, insomma, a nessuno verrebbe in mente definirlo “un prosecchino”. Fiori bianchi al naso, sentori di mele, note di croste di pane, Re-born è perfetto come aperitivo, abbinamento al risotto o al pesce di acqua dolce, ma soprattutto un ottimo modo per concludere la serata.
5. Aldo Vino spumante di qualità 2011
Un vino una memoria. E’ toccante la storia raccontatami dai fratelli Cobelli: la loro famiglia coltivava le vigne da moltissimi anni a Sornì di Lavis, con a capo il padre. Una decina di anni fa avevano messo su un progetto entusiasmante, purtroppo papà è venuto a mancare e i figli, dopo aver elaborato un lungo lutto, hanno deciso di onorarlo, dedicandogli il vino che volevano creare insieme. E’ il primo anno che Aldo si presenta al mondo enologico, 100% Chardonnay con la sua bella etichetta fatta a mano, con i sentori di gesso dovuti al terreno e con grande amore che è il miglior ingrediente.
6. Rosso di Montalcino 2013 Col di Lamo
Col di Lamo è portata avanti da un’iperattiva imprenditrice toscana, Giovanna Neri, che è talmente innamorata dei suoi vini da chiamarli “mon amour”. Anche i colori parlano della sua passione ed energia: un bel arancione delle confezioni e etichette che non passa inosservato. Ma niente paura: anche il contenuto è di tutto rispetto, un Brunello di Montalcino e soprattutto il suo fratello minore, il Rosso di Montalcino. 100% Sangiovese, rosso rubino intenso, un ampio e intenso profumo, elegantemente tannico in bocca, di una beva incredibile. Per pasteggiare tutta la sera, per accompagnare le cene conviviali tra amici, ma anche da abbinare ai piatti importanti ed elaborati.
7. Brunello di Montalcino 2010 Prime Donne di Donatella Cinelli Colombini
Questo rosso “Prime Donne” è un progetto tutto rosa, unico in Italia: nel team ci sono volutamente soltanto le donne, 8 per la precisione, che si occupano del vino a tutto tondo, dalle vigne alla commercializzazione. Un bel rosso rubino, dai profumi fini leggermente speziato e dal gusto morbido e armonico, dimostra che il vino può e deve essere donna. Abbinerei questo Brunello di Montalcino agli arrosti e brasati, ma anche alle favolose zuppe toscane.
8. Loccareto Canaiolo Fattoria Casabianca 2013
L’innvazione, l’attenzione al territorio e la sostenibilità, queste sono le parole d’ordine che hanno spinto l’azienda a intraprendere il cammino per la conversione al biologico e per ottenere i vini vegani, ovvero, senza l’utilizzo di derivati animali (per esempio, i concimi). In effetti, Casabianca è la prima azienda che produce il Chianti con Certificazione Vegan. Credevo fosse complicato essere vegani nel cuore della patria di chianina e di razza senese, ma il titolare dell’azienda è vegano lui stesso e vive serenamente, spiegando che la cucina tradizionale toscana è povera e si basa su verdure, legumi e pane. Come dargli torno soprattutto dopo aver assaggiato un ottimo Canaiolo, gradevole, fresco e beverino, da portare a tavola con la zuppa di cavolo nero o la pappa al pomodoro?
9. Salcheto Montepulciano
All’azienda Salcheto credono profondamente della sostenibilità delle imprese, per questo hanno creato la cantina energeticamente autonoma, dove si riduce l’emissione del gas, si razionalizza il consumo dell’acqua e si autoproduce il concime: supertecnologica e moderna grazie alle cupole che “raccolgono” la luce del sole e ai giardini verticali. Alla base di ogni vino c’è la sinergia tra la natura e l’uomo, per questo le radici sembrano mani, e le mani si intrecciano come le radici. Raccolta manuale, niente solfiti, lieviti autoctoni completano il quadro di vini, prevalentemente di uve Sangiovese, sostenibili e sani. Sicuramente da assaggiare, anche se solo per curiosità di come cambia al naso e in bocca il vino “della nuova generazione”.
10. Il Bicchierino, Consorzio Agrario di Siena
Infine vorrei presentarvi un vino insolito, dedicato a Giulio Gambelli, il più grande assaggiatore di Sangiovese, in arte “Bicchierino” , allievo di Tancredi Biondi Santi, con 70 vendemmie alle spalle”, scomparso qualche anno fa.
“…Quando andavo in vigna, assaggiavo i chicchi d’uva nelle varie parti del vigneto. Per prima cosa sentivo la polpa, poi la buccia, e infine il vinacciolo; se questo era croccante, e i tannino non erano amari, allora era il momento di vendemmiare…”.
Questo è il Sangiovese del Consorzio Agrario di Siena, non è in commercio, tranne, forse, nel loro store, ma è bello apprendere come i pezzi della storia enologica trovino spazio nel nostro quotidiano.
Come vedete, stavolta sono più storie di persone e di vini e meno elenchi e classifiche. Forse è il modo più interessante raccontare i prodotti e le scoperte.