Porta la sporta. Mangia bene e inquina meno
Peccare è umano, diabolico perseverare. Eppure quel gesto, ormai inconsapevole, di imbustare i nostri acquisti alla cassa con contenitori monouso, potrebbe cedere il passo a pratiche più rispettose dell’ambiente. Basta munirsi di una sporta riutilizzabile (anche di plastica!) o di un carrello stile massaia degli anni Sessanta e il gioco è fatto!
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Abbiamo evitato di portare il nostro contributo all’inquinamento del pianeta; ci siamo astenuti dal tappezzare in plastica un altro angolino di terra che già ha raggiunto le ragguardevoli dimensioni della Valle d’Aosta: abbiamo smesso di renderci complici dell’uccisione di esseri viventi (più di 100 mila l’anno tra mammiferi marini, tartarughe e uccelli) e anche di fare brutta figura in Europa dove consumiamo ogni anno 400 buste a persona, un quarto delle buste complessivamente utilizzate nel Vecchio Continente.
A risvegliare le coscienze ci (ri)prova oggi, dopo l’esperimento della giornata internazionale “Plastic Bag Free” lo scorso 12 dicembre, la campagna “Porta la Sporta”, promossa dal 17 al 24 aprile da Associazione dei Comuni Virtuosi, WWF, Italia Nostra, FAI e Adiconsum con l’obiettivo di promuovere l’uso della borsa della spesa riutilizzabile al posto dei sacchetti di plastica monouso. Perché se la legge non provvede, tanto vale fare leva sul cittadino virtuoso. La Finanziaria 2007, in recepimento di una direttiva comunitaria, aveva provveduto a mettere al bando la buste di plastica dal 1° gennaio 2010 ma la scorsa estate il termine è slittato al 1° gennaio 2011. Hanno già aderito alla campagna 2500 punti vendita di giganti della Grande Distribuzione come Esselunga, Despar, Sma, NaturaSì ma anche Province (tra cui Como, Ferrara, Lecco, Novara, Parma, Pesaro-Urbino, Salerno, Varese, Verbano e Forlì-Cesena), Regioni (Molise e Umbria) e oltre cento Comuni. Tra gli aderenti anche Federparchi, ANCI Lombardia, la Polizia Provinciale di Como, il portale Bricoliamo.com, la scuola di moda Antonio Pacinotti di Pontedera, la Banca Marche, Ikea, associazioni onlus, il social network Decrescita Felice e CNA di Torino. Tutti a manifestare la propria adesione con azioni concrete come il dono ai cittadini di sportine di stoffa o a rete (Comune di Anzola, Bologna e Provincia di Ferrara), laboratori di cucito per donne e bambini (Provincia di Verbano e associazione ReMida), piantumazione di alberi mangia smog (Vigilanza Antincendi Boschivi), attività di educazione ambientale (la maggioranza dei Comuni), affissione di materiale informativo in diversi punti vendita della GD, proiezione di video tematici in magazzino (La Torre Arredocasa di Manfredonia), promozione dell’iniziativa su Facebook (Decrescita.com) o su siti istituzionali (Polizia Locale della Provincia di Como e Federparchi), feste di quartiere nella periferia romana (Fareverde Onlus), laboratori artigianali (Scuola di Moda di Pontedera).
Una bella gara di adesioni dove l’obiettivo è quello sensibilizzare Sua Maestà il consumatore. Cioè tutti noi che, con il minimo sforzo, possiamo diventare i protagonisti di un’autentica, efficace buona pratica ambientale. Mettere melanzane e parmigiano, shampoo e maionese nelle buste monouso è infatti la classica azione eco-insostenibile visto che per smaltire qualcosa che utilizziamo per pochi minuti occorrono fino a 200 anni e visto anche che per far scomparire la porzione italiana di sportine monouso (in totale sono 500 miliardi quelle prodotte ogni anno nel pianeta), immettiamo nell’atmosfera 200 mila tonnellate di Co2. A pensare positivo, insomma, questa volta rischiamo di non sbagliare. Basta compiere, una volta per tutte, il gesto decisivo e liberatorio (è proprio il caso di dirlo!) di mettere una sporta riutilizzabile nella borsa o nel cassetto del cruscotto in auto. Per averla a portata di mano qundo servirà. Ce lo chiede l’allarmata relazione di “State of the World 2010” del Worldwatch Institute. Ce lo chiede l’Europa (tra le 4 pratiche di una virtuosa gestione dei rifiuti caldeggiata dall’Unione Europea c’è la Riduzione, accanto al Riuso, al Riciclo e al Recupero). Ce lo chiedono i nostri posteri. Perché aspettare il 1° gennaio 2011?