Frutta vs Nutella? I soldi UE all’Italia contro l’obesità
Più frutta meno Nutella, più vitamine meno calorie, alcol e sale. La guerra dell’Unione Europea contro l’obesità è iniziata nel 2008 quando vennero conteggiati in 22 milioni i bambini in sovrappeso e nel 6% la spesa sanitaria addebitabile a patologie correlate all’obesità. Il programma “Frutta nelle scuole”, che prevede la distribuzione di frutta tra gli alunni delle elementari, e le nuove disposizioni sull’etichettatura in discussione in questi giorni al Parlamento Europeo che potrebbero vietare la pubblicità di prodotti con profili nutrizionali sbilanciati, sono figli della stessa madre. Non di una buona (quella che sgancia 20 milioni di euro per forniture di frutta da distribuire ai bambini attraverso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e avviata con soddisfazione nel gennaio 2009 dall’attuale Governatore del Veneto Luca Zaia) e di una cattiva (quella che vieta, tra l’altro, l’indicazione di proprietà salutistiche nelle etichette di bevande alcoliche o prodotti ricchi di grassi, zuccheri e sodio).
E’ la stessa madre, né buona né cattiva. Semplicemente realista. Con l’obesità, infatti, non si scherza: dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità confermano che l’emergenza ha assunto caratteri epidemici (il tasso di obesità è triplicato negli ultimi vent’anni) mentre il Ministero della Salute avverte che l’Italia non fa eccezione (il 23,6% dei bambini è in sovrappeso e il 12,3%è obeso e il fenomeno è più accentuato al Sud).
Nel tentativo di incoraggiare il consumo di frutta tra i bambini, mamma Europa non ha badato a spese. Del programma i cittadini italiani (adulti) hanno conosciuto l’esistenza nelle settimane scorse quando la televisione ha mostrato lo spot di una bambina un po’ saccente, che sciorina gli apprendimenti della mattina a scuola (le equivalenze) e di un fratellino che silenziosamente va al sodo addentando con gusto una pera fino a contagiare il resto della famiglia (anche la sorellina si piegherà alla semplicità del gesto).
Scopo evidente stimolare il consumo di frutta e verdura e sensibilizzare grandi e piccini su una corretta alimentazione. Lo spot rientra nel programma comunitario “Frutta nelle scuole”, introdotto con un regolamento CE del 2007 (il n. 1234) e finanziata, per il periodo che va dal 1° agosto 2010 al 31 luglio 2011, con un’assegnazione comunitaria di 9.521.200 euro cui si sono aggiunti recentemente gli 11.418.947 euro derivanti da fondi non impegnati da altri stati europei e girati all’Italia.
Venti milioni di euro circa in totale da spendere (90 milioni di euro è la cifra messa a disposizione dalla UE con il Regolamento 13/2009) per attività come la distribuzione di frutta nelle scuole e interventi vari di educazione alimentare (visite a fattorie didattiche, realizzazione di orti nelle scuole, allestimento di laboratori sensoriali, distribuzione di materiale informativo agli insegnanti). Una cifra che certo non è dispiaciuta ai fortunati (agricoltori e aziende) che si sono aggiudicati le forniture di frutta alle scuole (i bandi sono emanati dall’AGEA, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura).
Con l’ultimo stanziamento comunitario e tenendo conto del cofinanziamento nazionale di 15,16 milioni di euro, l’intero programma gestito dal Ministero delle Politiche Agricole in collaborazione con Regioni, Province Autonome, Ministero della Salute e Ministero dell’Istruzione e rivolto ai bambini della scuola primaria, ha totalizzato finora 36,1 milioni di euro di finanziamento. A parte un incidente di percorso (l’episodio dei bambini di una scuola di Manesseno, in provincia di Genova, finiti all’ospedale dopo aver consumato mele, frutti poi rivelatisi non “avvelenati”), il progetto, partito l’8 marzo nelle scuole primarie di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Province Autonome di Trento e Bolzano, Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna e Umbria e proseguito il 15 marzo con la distribuzione della frutta nelle altre Regioni, ha raggiunto nell’anno scolastico 2009-2010 5000 scuole per un totale di 27.000 quintali di prodotti forniti: mele, pere, arance, kiwi, fragole, carote, pomodorini e sedani, tutti rigorosamente di stagione e certificati (IGP o DOP oppure biologici o da produzione integrata e con bollino di prodotto comunitario al 100%). Al primo posto per numero di adesioni c’è la Lombardia, seguita da Campania, Calabria, Liguria, Marche, Abruzzo, Sardegna.
“Frutta nelle scuole” è l’ultimo colpo sferrato al junk food (merendine, bibite alcoliche, fast food e snack vari) dopo l’offensiva contro l’obesità lanciata nel 2008 dal Parlamento Europeo. Un progetto al suo primo anno di vita, che va ad affiancarsi ad altre iniziative comunitarie già intraprese in materia di educazione alimentare. Sarà perché l’emergenza morde e le previsioni sono tutt’altro che rassicuranti (l’OMS prevede che alla fine del 2010, in Europa, l’obesità riguarderà 150 milioni di adulti e 15 milioni di bambini, rispettivamente il 20% e il 10% della popolazione mondiale) ma il programma “Frutta nelle scuole” non è l’unico nel suo genere. Dallo sforzo congiunto del Ministero degli Esteri, dell’Istruzione e della Commissione Europea, è già da tempo attiva la campagna di sensibilizzazione Food 4U (ormai alla sesta edizione, https://www.food-4u.it/), rivolta agli studenti delle scuole superiori di 16 paesi europei (la generazione “born to buy”, quella vicina, per ragioni anagrafiche, ad effettuare gli acquisti in prima persona) con l’intenzione di sensibilizzarli ad un’alimentazione sana e corretta. I giovani che partecipano all’iniziativa competono tra loro nella realizzazione di un video sul tema “I giovani e un’alimentazione consapevole” e i 32 i gruppi scolastici selezionati ogni anno da una giuria internazionale di esperti vengono premiati con un soggiorno in una località di particolare pregio agro-alimentare e ambientale.
Finalità del tutto simili si pone la manifestazione “Mangia Bene Cresci Meglio”, (quest’anno alla sua quinta edizione), promossa dal Ministero delle politiche agricole e rivolta agli studenti della scuola media. Il concorso riguarda questa volta gli annunci pubblicitari e per i 10 gruppi scolastici vincitori culmina in un soggiorno in una località di rilievo della cucina mediterranea.
L’obiettivo è, in tutti questi casi, oltre che rilanciare i consumi ortofrutticoli, arrischiarsi nel difficile tentativo di modificare le abitudini alimentari dei bambini. Secondo un’indagine condotta per conto del Ministero della Salute, infatti, la giornata alimentare dei bambini è un ricettacolo di cattive abitudini se è vero che l’11% non fa colazione, il 28% la fa in maniera non adeguata, l’82% fa una merenda a scuola qualitativamente non corretta, il 23% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano giornalmente frutta e verdura e il 41% beve ogni giorno bevande zuccherate (il 17% più di una volta al giorno).