Sparkle, scegliere i migliori spumanti secchi per le feste
Novembre, ancora autunno, ancora tempo di guide. E visto che l’inverno si avvicina e con esso i festeggiamenti tra i più importanti dell’anno, ecco arrivare questa utile guida alle bollicine italiane per brindare dalla vigilia di Natale fino alla Befana ed oltre, per preparare frizzanti aperitivi e, perché no, per accompagnare cene e cenoni dall’antipasto al secondo affiancandole a sapidi crostacei ed anche a corposi cotechini.
All’evento di presentazione di questo nutrito manuale che elenca e descrive ben 846 etichette sono stato in quel del Grand Hotel Excelsior di via Veneto (qualcuno si ricorda ancora Marcello Mastroianni seduto a bere Champagne al Café de Paris con la sinuosa Ekberg?). Giunto in un momento di folla sgomitante (“scusi, dove ha preso quella fettina di prosciutto”, mi fa una trafelata signora sulla 70ina) e vedendo una Black Mamba defilarsi verso l’uscita a grandi balzi, stavo quasi per deporre le armi. Confortato poi da un sorridente Pagano e da paio di calici di bollicine d’Oltralpe (eh si, c’erano anche i francesi!), torno subito in thread e mi tuffo nel bel mare delle bolle italiane, facendo il giro d’Italia.
Ed il naufragar m’è dolce in questo mare! E’ facile perdere la rotta, tanti sono i prodotti ben realizzati ed adatti a mille occasioni e non mancano i “fari” che guidano la rotta verso porti sicuri e baie dove ormeggiare a lungo. E così, attraversato il vasto, morbido – ed a tratti zuccherino – oceano del Prosecco, veleggiando dai Brut agli Extra Dry ai Cartizze, da Bellenda a Carpenè Malvolti a Valdo, con delle interessanti deviazioni friulane sempre da uve Prosecco o da Ribolla Gialla, Pinot Nero e Chardonnay di Collavini, Puiatti e Livon, mi spingo più a nord verso le terre altoatesine e trentine dove provo, nella prime, Haderburg e due intelligenti etichette di Kettmeier e nella seconda alcuni Trento DOC molto buoni da Wallenburg a Cesarini Sforza a Letrari sino all’immancabile Ferrari con uno spettacolare Perlé Nero (opinabile il dover lasciar fuori il Giulio Ferrari perché non appartenente a nessuna classificazione “legislativa”, ma tant’è).
Avvisto quindi la Franciacorta, l’altro grande ed importante “mare” di produzione di vini frizzanti italiani. In questo territorio in appena un ventennio i produttori hanno saputo ben valorizzare le loro opere (ed in certi casi proprio di opere d’arte si tratta) dove le uve a bacca bianca dello chardonnay la fanno da padrone, affiancate dal Pinot Nero (che recentemente ha dato vita anche ad una denominazione detta “Cruasé” sotto la quale si producono eleganti bollicine rosate). E così vedo veleggiare sicuri ed imponenti nomi come Ca’ del Bosco, Berlucchi, Ferghettina, Cavalleri, Majolini, Bellavista, Contadi Castaldi affiancati da tanti altri meno conosciuti ma non meno validi.
Arrivo quindi in Piemonte dallo storico marchio Gancia che con il suo prestigioso Alta Langa Riserva Cuvée 60 2005 (60 mesi sui lieviti) si becca il massimo riconoscimento della guida, le “cinque sfere”. Assaggio un buon rapporto qualità/prezzo, la Cuvée Aurora Brut 2005 di Vigne Regali – Banfi (possedimenti piemontesi della più famosa Castello Banfi) e poi i miei due vini overthetop della serata: entrambi di Soldati La Scolca, il Gavi Brut 2004 e il Riserva d’Antan Brut 1999 che, a dispetto del nome, è un vino modernissimo ma prodotto con tecniche d’altri tempi (dodici anni di sosta sui lieviti!). Affascinanti!
Il Centro-Sud è secondo al Nord d’Italia solo in quanto a numeri, vista la bassissima produzione di bollicine: ma per far fronte a questa carenza il campo da gioco diventa la qualità e non mancano quindi prodotti di buon livello. A me è piaciuto tanto il trio dell’umbra La Palazzola-Grilli, trio formato da un Riesling Brut 2007, un Rosé Brut 2009 ed un Trebbiano Brut 2009 prodotti tutti con metodo “ancestrale” (che prevede una rifermentazione in bottiglia che avviene spontaneamente in primavera, all’innalzarsi delle temperature). Tre vini molto buoni – ottimo il Riesling – da far invidia anche ad altri in fasce di prezzo più alte (qui siamo poco sopra i 15 €).
Interessanti i Brut di Sergio Mottura e Marco Carpineti nel Lazio, rispettivamente da Chardonnay e Bellone in purezza, emozionanti il Brut ed il Brut Rosé di Marramiero in Abruzzo, entrambi assemblaggio di Pinot Nero e Chardonnay.
Approdo ed ormeggio definitivamente nel Sud e nelle isole con La Stipula Brut 2009 di Cantine del Notaio (Basilicata, uve Aglianico 100%), il Salice Salentino Five Roses Rosé Brut di Leone De Castris in Puglia (Negramaro), il Contea di Sclafani Almerita Brut 2008 ed il Brut 2008 di Murgo (da Nerello Mascalese) ed il Torbato Terre Bianche Brut delle Tenute Sella&Mosca che al prezzo di soli 9 € rallegrerà tavole familiari non troppo esigenti.
Insomma, guida alla mano, ora avete centinaia di bollicine italiane fra cui poter scegliere per passare le vostre feste (e quello che altro vi pare!).
I miei personali consigli per il consumo sono:
- aperitivo con snack, olivette e patatine: orientatevi su Prosecco Veneto o Ribolla Gialla friulana
- aperitivo più “di classe”, entrée, antipasti: Franciacorta a gogò
- a tutto pasto: Trento DOC di buon livello o ancora Franciacorta
- feste in famiglia: bollicine non pretenziose dal Centro-Sud
- feste con amiche: Cruasé (o altre bolle rosa)
- occasione importante, meditazione, magic moment (ma solo con un(a) lei/lui vera intenditrice!): Riserva del Fondatore Giulio Ferrari, Perlé Nero sempre di Ferrari, Soldati-La Scolca (d’Antan ’99 o Brut 2004), Cuvée Annamaria Clementi Rosé Brut 2003
Senza tralasciare i dovuti apprezzamenti agli editori della guida per l’immane e prezioso lavoro svolto, termino con una osservazione: in tempi moderni come i nostri, comunicare ancora il vino, in special modo le sensazioni olfattive, con elementi quali “macchia montana, cipria, mughetto, ortica, gardenia, grafite, ambra, pietra focaia, pietra pomice, selce, salgemma, bergamotto, kumquat, mandorla pralinata/confettata, melissa, zenzero candito, pasticceria mignon con crema e glassa al frutto, crosta di pane di Genzano, limone in foglia (?!?), kiwi in gelatina…” o proporre abbinamenti a piatti come “scaloppa di tonno in panure aromatica di pistacchi e buccia di limone, con un purè di patate allo zenzero”, non potrebbe produrre l’effetto di allontanare molti, anche estimatori ed appassionati, da un certo mondo che invece è fatto di piacere e condivisione? Non sarebbe più proficuo utilizzare una terminologia generica più aperta e comunicabile al grande pubblico? Cui prodest hoc horribile bellum? (quanti hanno capito quest’ultima frase? ha senso parlare ancora latino nel 2011?).
Alla salute! Per oggi dal vino è tutto, alle prossime bevute.
(Maurizio La Rocca)