Assaggi di vino. La Slovenia da scoprire in 25 bottiglie
Una capatina oltre confine per assaggiare il meglio della produzione vinicola della Slovenia, da tempo affacciata sul mercato enoico mondiale. Nove aziende e una carrellata di assaggi.
Renski Riesling Cerovec 2009. Netto, aromatico, erbaceo, con il carattere teso a prevalere sul contorno fruttato. Costa il giusto, vale di più. 3 scatti
Chardonnay Sirius 2008. Un piccolo tocco di legno (barrique di secondo passaggio per otto mesi) non condiziona troppo il profilo. Frutta gialla e agrume all’impatto olfattivo, cremoso più che “meloso”, il frutto tipico torna, ma in secondo piano. Otttima impressione finale. 3 ½ scatti
Sauvignon Challenger 2009. Un naso interessante, non scontato, per un vino “tirato” da una spiccata acidità. La sensazione di nettezza è ribadita al gusto, per un profilo complessivo di vino evolutivo e interessante. 3 scatti
Sivi Pinot 2006. Anche qui un tocco discreto di legno (malgrado 20 mesi in barrique non nuove) bilanciato da uno di agrumi. Al palato il vino è ricco, consistente (qui il legno fa un po’ il suo) e sciorina qualità ben superiori al prezzo (6,50 euro). Un bel “Grigio”. 3 ½ scatti
Sipon Furmint. Il vitigno del Tokaji ungherese diverso (ovviamente) dai fratellini di lì, ma al fondo come te lo aspetti: asciutto, ma non secchissimo, a correggere l’acidità intrinseca dell’uva. Sapido il finale. E’ il numero uno della sua tipologia in Slovenia, ma forse non regge il confronto con gli originari cugini. 2 scatti
Spirit o f Jeruzalem 2003. Uvaggio di Chardonnay, Laski, Sipon, piccolo miracolo di prezzo (5,50 euro), più rotondo e caldo degli altri confratelli d’etichetta (ma conta anche l’annata). Note tropicali e di frutta secca, sapidità finale. 3 scatti
Rebula 2009. Dal Collio sloveno una Ribolla nata in inox e da prolungata permanenza sui lieviti, dal naso tipico e intenso, diluito da un minimo eccesso alcolico. Finale interessante più dell’approccio, al palato, con una nota amarognola interessante. 2 ½ scatti
Stara Brajda 2008. Il nome significa “vigna vecchia”, le uve sono 60% Rebula, 20% Picolit secco e 20% di vecchie tipolgie indigene (Pika, Glera, Malvasia) (13%). Il vino fa botte (tonneau di legno sloveno per un tezo nuovi)- In bocca dice la sua, dopo un approccio non tesissimo al naso, un po’ “legnato”. Nocciola e frutta gialla, salino il finale. Costa una dozzina di euro. 2 scatti
Kontra 2009. Un vino “naturale” (lieviti autoctoni, niente filtrazione, niente solfitazione) col plus di una vigna alta e d’età; 60% Rebula e 40% Chardonnay fermentati e allevati in legno da 300 litri per un anno. Naso con i piccoli “zigzag “ da macerazione lunga che ti aspetti, corpo con pochi fronzoli ma di tenuta ed equilibrio davvero interessanti. Molto buono, prezzo chic per la media: 17 euro, ma sfiora i 4 scatti. 3 ½ scatti
Dugo 2007. Figlio di un mix di Ribolla, Chardonnay e Pinot Bianco e di una particella particolare (il nome significa “lungo”) sviluppa il suo carattere parte in legni da 500 litri, parte in tini a 2500 con sosta lunga. Ha struttura, equilibrio, forse carattere non decisissimo. 2 ½ scatti
Merlot 2005. Da vigneti alti e d’età, sorprende perché non banalizza (come molti altri confratelli in vitigno) il gusto, che è morbido, pieno, rotondo, ma elegante. Una bella prova. 3 scatti
Malvazija 2008. Il vitigno si annuncia con un naso tipico ma largo, preludio a segnali di estrazione alta. Tanto anche l’alcol, che finisce con il cancellare un po’ la parte aromatica. Bocca morbida, glicolica, come da premesse. Buon grip finale. 2 scatti
Triton lex 2007. Tris di uve, come anticpa il nome: Chardonnay, Sauvignon e Rebula in parti ugual. Freschezza e apporto terpenico del Sauvignon aprono bene i giochi, che continuano in linea, con un buon finale speziato e salito. 2 ½ scatti
Kozana 2007 Chardonnay. 100% abbastanza marcato dal legno di elevazione, con note di crema pasticcera già aleggianti in sottofondo, è il meno interessante dei tre vini di Simcic. 2 scatti
Lunar 07. No solfitazione né filtrazione otto mesi in barrique con le bucce, prende il nome dall’attesa della fase lunare “giusta” per la lavorazione. Va in bottiglia dopo sette mesi, affina altri sei in vetro. Un vino da decantare (in ambo i sensi della parola), in pieno stile Kristancic. Serio, largo ma vivo, acidità bastevole, colore oro pieno, bella strada davanti. 3 ½ – 4 scatti
Veliko Belo 2005. L’uvaggio bianco “tripla A” ormai consolidato (pur con evoluzioni compositive nel tempo) di casa Movia, con Ribolla in prevalenza, Pinot Grigio e Sauvignon. Davvero buono anche in questa edizione, con freschezza bastevole e cenni di liquerizia piacevolissimi. Campione in magnum. 3 ½ scatti
Veliko Belo 2004. L’annata precedente ha naso più largo e tondo, sapore interessante (sapidità) ma persistenza minore, e un piano di vita avvertibilmente più inclinato davanti. 2 ½ scatti
Vitovska 07. Quattro giorni di macerazione, poi legni grandi e piccoli non nuovi per tre anni: è la “cura” decisa in casa Cotar per questo vitigno più “local” che mai. E “local” è l’esito, semplice, largo ma anche dritto, valido e territoriale, che ben racconta la sottile linea rossa della terra del Carso. 2 ½ scatti
Malvazija 2005. Colore che un tempo avrebbe spaventato tutti (e ancor oggi spaventa qualcuno)- Quasi ambrato, ma vivo e sereno questo vino ipernaturale (no filtro, più in breve niente di niente) che al naso parla la lingua della sua razza, e ricorda vecchi vini di casa Pepe (Abruzzo). Dritto e buono, asciutto in bocca. Certo non trasversale, ma valido. 3 scatti abbondanti
Teran 2008. Il vitigno ostico e acido del Carso qui si presenta con naso quasi di piccola syrah (frutta, spezia, viola mammola), e carattere quasi da Hermitage molto, molto acido. Il vino è buono, fresco, sorprendente. E costa meno di 10 euro. 3 scatti
Crna. Il Terano in versione spumante. Che purtroppo non dà le stesse emozioni e gioie del fratello fermo. Un po’ violento, e ci sta, ma anche pochissimo “pettinato” nel finale amarognolo. 1 ½ scatto
Sivi Pinot 09 (Bellenda). Tipicissimo, colore e profumo da vero Pinot Grigio: quasi… un rosso mascherato da bianco, cioè, questo vino del Collio sloveno fatto da mano sicura e decisa. Densità senza eccessi, ma lunga persistenza gustativa e verace proprietà aromatica. Da minestre difficili, zuppe intriganti, ma anche carni bianche. 3 scatti
Diseci Traminer 2008. Residuo zuccherino evidente, da Auslese, per un vino di taglio mitteleuropeo; pan di spezie e frutta esotica a segnarne il carattere con sufficiente piacevolezza, alcol che aleggia, malgrado la laititudine, un po’ eccedente. Da abbinamenti classici, incluso quello con grandi (e grossi) crostacei. 2 scatti
Joannes
Rizling Renski 2008. La famiglia Protner firma questo bel vino, dritto, lieve nel tono alcolico (12) come nell’accennata nota “idrocarburica” d’apertura al naso. Agrumi, frutta esotica, buon minerale segnano l’assaggio. Non profondissimo, ma decisamente centrato. Ps : buona anche la versione surmaturata, a medio residuo zuccherino. 2 ½ scatti
Refosk 2004 Antonius. Un bel biglietto da visita già dal colore, illeso sia da cedimenti che da artificiosi infittimenti. Il naso inizialmente “selvatico” si arrotonda nel bicchiere, mixa erbaceo caratteristico e piacevole e note fruttate. In bocca l’acidità è viva, tonica, e allunga il profilo del vino, che però è tutt’altro che scarno. Di carattere, ma non scomposti, i tannini. Bella sorpresa. 3 ½ scatti
[Foto: Marijan Mocivnik, grandcuveetours.com]