Cocktail di api e lecca lecca di ragno. Mangiare insetti è il futuro
Allevatore d’insetti, un mestiere amico dell’ambiente e, a sentire la Fao, l’agenzia dell’Onu che si occupa di agricoltura e pesca, piuttosto promettente. Da scrivere nella lista delle professioni del futuro.
Ce ne sono abbastanza (1900 specie) per sfamare 9 miliardi di persone, vantano un elevato contenuto proteico e per sfamarli basta poco, persino rifiuti. Tre ragioni sufficienti per convincere l’agenzia a lanciare un programma di promozione dell’allevamento d’insetti su larga scala.
“Gli insetti sono molto nutrienti, hanno un elevato contenuto di proteine, sali minerali e grassi”, dice Eva Ursula Muller, direttrice del Dipartimento politiche economiche forestali della Fao. “Sono quindi essenziali per le popolazioni di molti paesi in via di sviluppo, in Asia, Africa e America Latina. E hanno già un ruolo importante nell’alimentazione umana, visto che già li mangiano due miliardi di persone, un terzo della popolazione mondiale”. Inoltre, “la coltivazione e l’allevamento degli insetti è in grado di creare posti di lavoro e reddito per il momento soprattutto a livello locale, ma anche potenzialmente su scala industriale”, evidenzia la ricerca.
Per i palati occidentali (ancora) un’autentica provocazione che qualche giornalista ha bollato come il “bla bla terzomondista” di un’agenzia un po’ chiacchierata eppure lanciata in tempi non sospetti come attesta un’opera di epoca vittoriana nella quale, quasi un secolo e mezzo fa, l’idea di nutrirsi di insetti veniva lanciata ad un’opinione pubblica decisamente meno aperta di oggi. Provocazione non raccolta, a giudicare da come sono andate le cose nei successivi 130 anni e allo scarso seguito che una dieta entomofaga si è conquistato finora.
L’idea di fare degli insetti una fonte di cibo non è illogica”, assicura Daniella Martin, una laurea in Antropologia e un’appassionata postatrice, nel suo blog Girl Meets Bugs, di ricette entomofaghe oltreché autrice per l’Huffington Post. “Sono una buona fonte di proteine animali e possono essere facilmente allevati in regioni dove è difficile coltivare. l solo problema degli insetti”, scherza, “è che hanno pessimi PR”.
Coleotteri, bruchi, api, vespe e formiche, cavallette e grilli in pole position tra le specie più consumate a tavola. Attingendo a piene mani all’elenco stilato da Lorenzo Cairoli sul sito della Stampa e integrando con i consigli di Daniella Martin, ecco un elenco di ristoranti e specialità in tema. Con un’avvertenza: la lettura è consigliata solo a chi sa reggere frasi come questa: “Quando preparate i tacos di larve, ricordatevi di congelare i vermi vivi la sera prima, e poi scongelarli al momento della cottura, ma se lo fate per gli scorpioni fritti invece, fate attenzione perché alcune specie si rianimano dopo lo scongelamento”.
Fortino Rojas. Nel suo ristorante di “cucina pre-ispanica”, a Città del Messico, non solo burritos, tacos e fajitas ma una cucina più che depurata di cliché folklo-turistici. Quindi: crisantemi ripieni di larve di formiche, cavallette essiccate e servite con guacamole (chapulines) e scarafaggi (jumiles). Fedele al motto “Todo lo que corre, camina, se arrastra y vuela, va pa´ la cazuela”, Rojas delizia i palati gourmet di tutto il mondo con vermi del Mezcal e altre amenità azteche.
Archipelago. Esotismo spinto in questo locale nel cuore di Londra che piace alle guide gastronomiche e con una mission quasi impossibile: rendere edotti i palati occidentali di ingredienti quanto meno ostici, “celebrare la diversità, dimostrare che ciò che non è famigliare può diventare eccitante e delizioso”. Come canguro e coccodrillo, così “poveri di grassi e colesterolo” e, per restare nel nostro, ‘crème brûlée con miele e api’ e ‘insalata di locuste croccanti su letto di insalata verde’.
Antipasto di formiche con panna fresca e dessert ai mirtilli e formiche di René Redzepi. L’avventura con gli insetti del cuoco danese appena retrocesso nella World’s 50 Best Restaurants non è passata inosservata ai foodies di tutto il mondo.
Così come hanno fatto il loro ingresso nel ricettario insettivoro le locuste brasate al vino rosso di Carlo Cracco, immortalate in un video di Wired.
White and Chrurch a New York. L’ideale per deliziarsi, una volta sbarcati nella Grande Mela, con drink a base di insetti, scegliendo tra i 70 cocktail in carta come il Rosemary con api arrostite.
Per le formiche la destinazione è uno dei tanti ristoranti di Barichara, in Colombia, che propongono menu a base dell’operoso insetto. Oppure gli scaffali di Harrods e Fornum&Mason dove non mancano confezioni di formiche glassate con cioccolato.
Se poi l’alternativa è il grillo, sulla Rete si sprecano le ricette che farebbero inorridire Carlo Collodi: grilli caramellati, grilli ricoperti di cioccolato, sauté di grillo, grillo arrostito. Insieme a raccomandazioni del tipo: trattatelo (il grillo) come fosse pesce e quindi mangiatelo fresco!
Lecca lecca agli insetti, scorpione ricoperto di cioccolato o nella variante alla vodka, calabrone gigante al miele, lombrichi grigliati. Inorridite contemplando alcune delle opzioni su un sito specializzato;
Chapulines, piatto feticcio della cucina messicana, le cavallette arrostite della cucina di Oaxaca, con lime e peperoncino. A Washington, il ristorante Oyamel le serve con tequila e guacamole in una tortilla fatta a mano.
[Link: euronews.com, lastampa.it, girlmeetsbug.com, libero.it Immagini: lorenzocairoli.com, cinquegiorni.it, edibug.workpress.com, lamebook.blogspot.com]