Le 20 esperienze foodie da fare almeno una volta nella vita. Prendete nota
Le liste sono il regno della soggettività, soprattutto quando si parla di cibo e, nello specifico, di esperienze sublimi che vi hanno a che fare. C’è chi non potrebbe fare a meno di includere luoghi che servono cibi strani e potenzialmente pericolosi, o locali la cui storia giustifica anche qualche piccola e attuale défaillance o, ancora, quelli dalle mille e una notte dove basta anche solo descrivere la location per motivare la scelta.
Il The Sunday Sidney Morning Herald ha deciso di stilare una classifica delle venti esperienze foodie più entusiasmanti tenendo conto, come discriminanti, della combinazione tra l’omaggio alle tradizioni locali e la più alta gastronomia.
1. Il Meat Fruit, Dinner. Londra
All’apparenza potrebbe sembrare un mandarino, con tanto di foglia, accompagnato da una fetta di pane abbrustolito. Ma l’antipasto servito al ristorante di Heston Blumenthal al Mandarin Oriental Hyde Park è ben altro. Il cuore del frutto custodisce paté di pollo e foie gras ricoperto da una gelatina all’agrume. Il prezzo per scoprire cosa c’è dentro? Accessibile a tutti: 16 sterline, l’equivalente di nemmeno una ventina di euro.
2. Un giro di pintxos. San Sebastian
Dimenticatevi le tapas, a San Sebastian gli stuzzichini che accompagnano l’aperitivo si chiamano pintxos. Nella città basca, si può arrivare a qualsiasi ora del giorno e ordinare delle vere prelibatezze. Come il polipo marinato al Ganbara, i gamberi all’aglio del Goiz Argi, il merluzzo al sale al Martinez, e le uova di quaglia del Bar Sport. Piccoli assaggi che, se sommati, danno vita a un tour culinario da perdere la testa.
3. I dumplings. Shanghai
Fare una scorpacciata di dumplings a Shanghai si avvicina all’esperienza mistica, nel senso che si arriva a mangiarne una quantità tale da compiacersi delle proprie riscoperte capacità. Se capitate da quelle parti, potrebbe fare al caso vostro la Nanxiang Dumpling House. Si tratta di una vera e propria istituzione dei ravioli cinesi – nelle loro varianti, maiale, granchio e vegetariani – che si riconosce per la posizione proprio al centro degli Yu Gardens e per la coda all’esterno. Serviti nel tradizionale xiao long bau, il cestello di bambù dove vengono cotti al vapore, costano pochi dollari ma valgono molto di più.
4. Il maialino da latte, Botin. Madrid
Secondo la tradizione locale (e il Guinness dei primati), il Botin è il ristorante più antico del mondo. Entrare nel ristorante dove si dice che un Goya ancora adolescente lavorò come lavapiatti ha sempre il suo fascino, certo. Ma nemmeno l’aneddoto storico più avvicente sarà all’altezza del maialino da latte al forno con patate che vi serviranno qui. D’altronde, lo pensava anche Ernest Hemingway, che lo cita nel romanzo Fiesta.
5. L’hamburger, Shake Shack. New York
Se chiedete a un abitante di Manhattan chi ha fatto la storia dell’hamburger, vi risponderà come se fosse ovvio ‘Shake Shack’. Quando il ristoratore Danny Meyer ha aperto il primo locale a Madison Square Park nel 2004, ha ridefinito il concetto di fast food semplicemente facendo quello che si dovrebbe fare in questi casi: utilizzando le carni migliori, i pomodori più rossi e una salsa piccante al punto giusto. Da allora Shake Shack ne ha fatta di strada, passando dal piccolo chiosco che era a una delle catene più grandi d’America, ma chi l’ha provato giura che la qualità non sia affatto cambiata.
6. La cena sulla Tour Eiffel, Parigi
Cenare con Parigi ai propri piedi, con la testa a 125 di altezza sulla capitale, è di per sé un’esperienza che merita. Ma c’è di più: il Jules Verne, posizionato al secondo piano del monumento francese, è gestito da Alain Ducasse e si è già guadagnato una stella Michelin. Sarà merito de L’Ecrou, il dessert al cioccolato fondente, praline e gelato alla nocciola con la forma di uno dei bulloni che tengono su la torre?
7. Il pastrami, Kat’z Deli. New York
Ricordate Meg Ryan e Billy Crystal in Harry ti presento Sally? La celeberrima scena è stata girata proprio al Kat’z Delicatessen di New York. Oltre che essere famoso per il film di Reiner, il locale è però conosciuto soprattutto per il suo pastrami, da molti indicato come un piatto dalla stessa carica erotica dell’orgasmo finto dalla Ryan. Importato dall’ondata di immigrazione ebraica a fine ‘800 nella Grande Mela, si tratta di una portata a base di carne speziata e affumicata racchiusa in due fette di pane di segale il cui potere evocativo pare sia portato al culmine proprio al Kat’z.
8. Il sushi, Sukiyabashi Jiro. Tokyo
Da molti – compresa la guida Michelin, che l’ha premiato con tre stelle – quello dell’ottuagenario Jiro Ono è considerato il miglior sushi dell’intero Giappone e, forse, del mondo. Nel caso un viaggio a Tokyo non fosse nei vostri piani più imminenti, il consiglio è di guardare il pluripremiato film Jiro Dreams of Sushi, che illustra nel dettaglio l’arte che il proprietario usa nella preparazione del sushi. Altrimenti, se capitaste nei pressi della stazione della metropolitana di Ginza, ricordatevi di prenotare con anticipo perché i posti al bancone sono solo dieci.
9. Le paste alla crema, Pasteis de Bélem. Lisbona
Non c’è modo migliore per accompagnare ‘uma bica’, un caffè, che con un piccolo peccato alla crema del Pasteis de Bélem, la pasticceria a due passi dal Monastero dos Jerónimos che ne sforna più di 15.000 al giorno. Il segreto che rende così preziosi questi dolci a base di pasta sfoglia e crema spolverati con cannella e zucchero a velo sta tutto nella ricetta, mai svelata e custodita gelosamente da cinque generazioni di pasticceri.
10. Il Pho. Vietnam
Che lo gustiate al nord o al sud del Paese, il Pho che fanno in Vietnam non vi ricorderà nessuna zuppa che abbiate mai mangiato. Ad Hanoi – al Pho Gia Truyen su tutti – assumerà le sembianze di una ciotola quasi austera di brodo di carne aromatizzato e tagliatelle fresche di farina di riso. Al sud, invece, vi verrà servita accompagnata da una manciata di erbe fresche e agrumate, tra cui la menta, il basilico e il coriandolo. In entrambi i casi, i vietnamiti la consumano prevalentemente a colazione. Dopotutto, perchè non provare qualcosa di diverso dal caffèlatte?
11. Una tazza di tè, Ritz. Londra
Il tè delle cinque può essere considerato a buon diritto la quintessenza dello spirito britannico. Prenderne una tazza all’hotel Ritz di Piccadilly ha la stessa valenza, più o meno, di un infuso a Buckingam Palace. La sala da tè – la Palm Court – animata dalla musica dal vivo, vale di per sè l’intera merenda. Ma l’arrivo di una varietà pressoché infinita di infusi e di un torre a tre piani di prelibatezze- dagli ‘scones’ con crema Devonshire e marmellata di fragole ai pan brioche fino ai sandwich accompagnati addirittura da un calice di champagnee – rende la pausa ancor più regale.
12. Lo Snow Egg, Quay. Sydney
Subito dopo la Sydney Opera House e il Sydney Harbour Bridge, lo snow egg creato da Peter Gilmore al ristorante Quay – dal 2009 nella classifica The World’s 50 Best Restaurants – è la terza icona della città. Il dessert, parte di un menu da quattro portate dal valore di 175 dollari, consiste in una meringa a forma di uovo in camicia che solo per come è presentata ha un che di meraviglioso. Il cuore è di gelato di crema, il letto di granita di jackfruit. Basta questo.
13. La pizza, Da Michele. Napoli
Probabilmente la piú famosa pizzeria di Napoli, e quindi del mondo, Da Michele è un luogo tanto spartano quanto iconico. La famiglia Condurro, alla guida dal 1870, serve solo due tipi di pizza: marinara e margherita, rigorosamente preparate con pomodori freschi San Marzano e mozzarella di bufala Dop. Vedi Napoli, e poi mangia la pizza qui.
14. Il pranzo al souk El Tayeb, Tawlet. Beirut
Amate il cibo libanese? Al mercato di Beirut, il souk El Tayeb, potrete gustarlo in compagnia come foste a casa dei contadini o dei pastori che quotidiamente ne riforniscono le dispense. Nato come omaggio all’agricoltura sostenibile e al potere conviviale del cibo dall’idea dello scrittore, chef e attivista sociale Kamal Mouzawak, Tawlet si ispira al motto “Shou tabkha el mama el yom?”— cioè “Cosa cucini, mamma?”. Il menu cambia di giorno in giorno e di stagione in stagione, ça va sans dire.
15. Le tacos al pastor. Mexico City
Ah, il potere del cibo di strada. Specialmente, del cibo di strada messicano. Le tacos ‘al pastor’ di Mexico City, e soprattutto quelle del re in materia dal 1959 El Huequito – letteralmente ‘buco nel muro’ – sono una vera specialità. Le tortilla messicane sono qui ripiene di maiale marinato con chilli essiccato e accompagnato con coriandolo e cipolla a cubetti. Non saranno leggere, ma davanti a tanta bontà nessuno se ne ricorderà.
16. Il granchio, Swan Oyster Depot. San Francisco
Dal 1945 a San Francisco la famiglia Sancimino sguscia ostriche Blue Point, rompe granchi Dungeness e versa boccali di birra Anchor Steam giorno dopo giorno. Al bancone di marmo ci sono solo 18 sgabelli e l’attesa può raggiungere due ore, ma il risultato finale sarà uno dei migliori pasti della vostra vita.
17. La cucina nordica, Noma. Copenaghen
Ubicato in un ex magazzino di grasso di balena e deciso a utilizzare solo ingredienti di stretta provenienza scandinava, il Noma fa di ogni pasto un evento. Organizzatevi, prenotate e lasciatevi andare, anche se questo può significare campare di hot dog per il resto della vostra permanenza a Copenaghen.
18. Il pollo alla Hainan, Maxwell Food Centre. Singapore
Il vassoio è simile a quello delle mense, il posto è all’interno di un vecchio mercato, fa caldo ed è umido e tutto quello che vorreste sarebbe un po’ di aria condizionata. Ma dimenticate tutto questo e accomodatevi ai tavoli con uomini e donne intenti a entrare in connessione con il pollo bollito, il brodo e il riso bianco. Sembra la cena dell’ospedale, ma se riuscirete ad andare oltre, avrete la prova definitiva che le apparenze ingannano.
19. BBQ, Franklin Barbecue. Texas
Quattro anni fa Aaron Franklin ha cominciato a vendere le sue carni affumicate in una roulotte sulla Interstate 35. Nel 2011, la rivista Bon Appetit ha scelto il Franklin Barbecue come il migliore non solo del Texas, ma di tutta l’America. La coda va avanti per centinaia di metri e finisce solo quando Franklin espone il cartello ‘sold out’, molto spesso prima dell’una.
20. L’anatra alla pechinese, Quanjude. Pechino
Ci sono molti altri ristoranti, e molto più eleganti, dove servono l’anatra alla pechinese. Ma il Quanjude di Beijing (il cui fondatore Yang Quanren ha inventato il forno pensile per anatre) può contare su 249 anni di storia, su 7 piani di ristorante e su oltre 2000 commensali ogni sera. Può bastare?
[Link: The Sidney Morning Herald. Immagini: Flickr\Irene, Flickr\underthemoonjp, olympicwanderings, timeatsworld, greenacresgir, malaysiangirlinparis, caminosestrechos, kimchiconqueso, saltofportugal,nyfoodjournal, lisaeatsworld, insert-food, Flickr\pranavbhatt, sugarstreetreview, hungryandconfused, Flickr\Ya-Bing Chu, vittlemonster, Flickr\cyclonebill, nevertoosweetforme, Flickr\Peter Tsai, Flickr\Kirk K]