Giapponese a Milano. Maido, ristorante con pizza, hamburger e manga a 20 €
Cosa può far discutere di più di un ristorante giapponese a Milano?
Un ristorante giapponese che costa 20 € e sforna piatti che forse non avete mai assaggiato.
Andiamo con ordine. Adesso che siamo tutti un po’ giapponesi, con i ristoranti del Sol Levante (o presunti tali) che in città crescono come funghi, fingersi cultori della tradizione culinaria orientale è ormai pratica diffusissima.
“Il sushi? Anche a colazione“. “Sashimi? Roba da pivelli”.
La vera moda, adesso che il tempura è stato sdoganato, pare essere diventato il ramen.
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Ma chi è stato in Giappone, o ne ha la passione, lo sa: c’è un mondo fatto di piccoli piatti e tradizioni che in Italia è impresa ardua provare nonostante “al giapponese” ci si vada ogni settimana.
A farlo capire al pubblico milanese, e ad aggiungersi di diritto alla lista – parziale, va detto – dei ristoranti giapponesi dove andare, è arrivato Maido, la nuova creatura di via Savona inaugurata in occasione dello scorso Salone del Mobile e, dunque, meno di due settimane fa.
Se volete sapere cos’è la vera cucina giapponese senza attendere la seconda edizione del Milano Matsuri, l’evento promosso dall’Associazione italiana ristoratori giapponesi il 24 e 25 maggio alla Fabbrica del Vapore, seguitemi. Ritroverete i piatti dello street food e dei manga di quando eravate (più?) piccoli e li guardavate in televisione.
Gli udon del manga Mirai di “Kyōkai no Kanata”? Da Maido – che nel dialetto di Osaka suona come un saluto – li hanno.
Gli onigiri di Sailor Moon? Anche.
Per non parlare dell’okonomiyaki, vero piatto della casa e sicuramente noto ai fan di Ranma ½ e di Kiss me Licia.
E adesso che l’abbiamo provato, abbiamo anche capito perché il gatto Giuliano (il personaggio dei manga che li chiamava polpette) ne andasse così ghiotto.
Iniziamo subito col dire che ‘okonomi’ significa ‘come piace a te’, e ‘yaki’ vuol dire ‘alla griglia’. E in effetti, il più popolare street food di Osaka, probabilmente nato nella notte dei tempi, sembra fatto apposta per quest’epoca di infinita personalizzazione.
La frittella salata di cui è composta la base è cucinata sull’apposita piastra, il teppan, insieme alle fettine di foglie di cavolo, farina e uova. In un secondo momento, però, vengono aggiunti diversi ingredienti, a seconda dei gusti: pancetta di maiale, gamberi, spinaci e formaggio, kimuchi piccante con pancetta o gamberi.
Il piatto arriva in tavola guarnito di salsa okonomi, maionese giapponese, fiocchi di alghe verdi e scaglie di bonito. Noi li abbiamo provati tutti, e abbiamo trovato veramente incredibile quello con spinaci e formaggio: niente male come primo approccio a quella che spesso viene chiamata “la pizza di Osaka”.
A rassicurare che la tradizione venga rispettata è una delle tre socie in sale (le altre due, sono le già titolari dell’attigua hamburgeria, Hambistro), giapponesissima, e tutto il personale che si vede dietro le cucine a vista nei 40 metri quadri del locale.
Oltre all’okonomiyaki, infatti, da Maido si possono assaggiare altre specialità, a partire dagli antipasti.
Su tutti, gli edamame (i fagiolini di soia con sale marino) e la goma wakame (l’insalata di alghe con semi di sesamo), oltre alla ben più nota zuppa di miso, all’insalata di tofu e agli onigiri, i triangolini di riso ripieni.
Rimanendo in tema onigiri, scommettiamo che quelli alla piastra non li avete mai mangiati?
Da Maido non potevano certo mancare gli yakisoba e gli yakiudon, i noodles saltati alla piastra, guarniti a seconda dei gusti con pancetta di maiale, verdure e gamberi.
Per finire, un tocco di originalità al menu lo dà il rice burger, la versione orientale dell’hamburger che si può trovare due vetrine più in giù di via Savona: due fette di riso alla piastra inframmezzate da fettine di manzo marinato o dal pollo teriyaki, straccetti di pollo in salsa teriyaki.
Lo metto di diritto nella classifica definitiva degli hamburger a Milano.
La carta rimane stretta alla tradizione nipponica anche nei dessert, e non tanto per la cheesecake o per il tiramisù al tè matcha, ma per i daifukumochi, i bon bon a base di farina di riso e dai gusti assortiti (su tutti, quelli al sesamo e ai fagioli rossi) e gli yukimi daifuku, i mochi con cuore di gelato.
Da bere, non solo acqua e bibite, ma anche la Ramune, la tradizionale bibita giapponese, il tè freddo Mugicha e, neanche a dirlo, bottiglie di sake.
Per un pasto completo si spendono circa 20 €: è il prezzo dello street food giapponese trapiantato a Milano, ma ne vale la pena!
Maido. Via Savona 15. Milano. Tel. +39 02 3943 4027