Milano. Victoire, ristorante esotico con pausa pranzo a soli 10 €
La strada che porta a Victoire è lunga, complicata e avventurosa. Non quella fisica, certo: il ristorante è aperto da primavera scorsa al Casoretto, quartiere popolare della zona orientale di Milano, un tempo frazione di Lambrate, altro comune fagocitato dalla metropoli.
Diciamo meglio, allora: è lunga la strada che porta Victoire Goloubi, la chef, ad aprire il suo omonimo ristorante. Dietro l’angolo del suo percorso c’è l’Incoronata, in fondo a corso Garibaldi, dove si è fermata un paio d’anni; e un po’ più in là c’è il residence Camperio, dove l’aveva mandata Marc Farellacci chef dell’Assassino, dove era stata dopo essere passata dall’Acanto del Principe di Savoia, e da Fabrizio Ferrari, e da uno stage con Claudio Sadler, e prima ancora a Cortina d’Ampezzo. E ancor prima alla Scuola della Federazione Italiana Cuochi a Feltre, a cui era approdata, col suo bravo permesso di studio (ora è cittadina italiana), dal nativo Congo, dove aveva vissuto l’esperienza della guerra civile sul finire degli anni Novanta.
Quindi, una lunga strada che approda, felicemente, al Casoretto, in via Accademia, in un ampio locale allegro, luminoso (leggo che c’è anche un seminterrato in allestimento), piacevole, quadri di giovani artisti in mostra a rotazione alle pareti.
La cucina di Victoire è il ritratto di Victoire (accidenti, se il locale si chiama come la chef, come faccio a fare variazioni retoriche fra nome dello chef e del ristorante?): non è esattamente fusion. Fusion potrebbe essere, che so, l’ossobuco in gremolata col couscous: qui invece nella preparazione dell’ossobuco entra la lavanda. Si tratta di una cucina che parte dalla tradizione, la rispetta, ma la incrocia con altri percorsi gastronomici e culturali. “Gustare, amare, pensare”, è lo slogan di Victoire.
E dopo aver pontificato, passiamo al menù di Victoire: breve, pochi piatti (che peraltro cambiano mi sembra ogni due settimane) ma decisamente interessanti. Se il pre-antipasto era infestato dalla rucola, che a me piace poco, l’antipasto era decisamente buono: sia la Burola alle ciliegie con riduzione di vino rosso e rose (la burola è un salume di Marco d’Oggiono, qui in forma di polpettine; 9,50 €) che lo Spiedino di sgombro al cocco su insalata di mele e carote (9,50 €) erano gustosi e ben equilibrati. Confesso di aver letto con sospetto Carpaccio di rape rosse con crudo di finocchi ribes e filetti di acciughe rosse (8,50 €): ma se resiste nel menù, ci torno.
Fra i primi, direi che nei Fagottini di pasta ripieni di melanzane e gamberi al burro di arachide (13 €) si sentiva troppo il burro di arachide, forse perché è un sapore poco usuale: ma mi è piaciuta molto la pasta e la farcia. Mi sono trattenuto, ma avrei voluto assaggiare almeno i gli Gnocchetti di patate viola al sedano bianco con fondue roquefort (13,50 €). E sicuramente gli spaghetti con salsa di san marzano alle tre varietà di basilico (11 €).
Interessanti da leggere i secondi (17,50/18,50€): al Filetto di maiale alla griglia con erborinato di san carlo ai lamponi e alla Tartare di pesce spada con pomodorini affumicati abbiamo preferito il Carrè d’agnello da latte marinato al mirin al forno su (o per meglio dire al fianco di) cous cous e salsa tahina e gli Straccetti di scamone di scottona allo scottadito con anelli di calamari alla salvia. Pienamente soddisfacenti. Il tutto piacevolmente accompagnato da un Bocca Rubia di Carignano del Sulcis Riserva 2011 Santadi.
Dolci: Crostata di cioccolato e lamponi al peperoncino, Pesche appassite al forno con spuma di panna al lime, Crumble ai frutti rossi con gelato alla vaniglia (5/6,50€). Buoni, forse meno la crostata (ma anche qui, forse sono io che inizio a provare un piccolo moto di insofferenza di fronte al proliferare di torte e mousse al cioccolato) – sì, ne ho mangiati solo due, il terzo solo assaggiato. La spuma di panna al lime ha più di un perché. Diciamolo.
Da provare, da seguire. Ad esempio scegliendo il menù degustazione, cinque portate a scelta di Victoire. Oppure in pausa pranzo, con alcune proposte mirate anche nel calibro: medio appetito a 10 €, grande appetito a 20 €.
E comunque la carta è già cambiata: alcuni piatti sono rimasti, molti sono nuovi: per dire, Gnocchetti di patate mandorlate al nero di seppia con gamberi e pomodorini datterini – secondo me meritano un approfondimento.
Magari in attesa di qualche piatto più decisamente etnico, per vedere cosa ne può venire fuori, l’indirizzo lo potete segnare in rubrica. Che ne dite?
Victoire. Via Accademia, 56. Milano. Tel. +39 02 2615430
[Immagini: Emanuele Bonati, Matteo Carassale]