Libri. Massimo Bottura in Spagna celebra la cucina italiana
Massimo Bottura è il terzo chef del mondo per la 50 Best, ha tre stelle Michelin ed è un sognatore.
Il suo libro “Vieni in Italia con me”, edito da Phaidon, è un successo per la nostra cucina. Un messaggio che si rafforza ad ogni presentazione del volume che vuol dire parlare anche di arte, musica, letteratura e viaggi. Ed è un viatico proprio per quella classifica mondiale 50 Best che a giugno svelerà l’edizione 2015.
Massimo Bottura è stato intervistato in Spagna, terra di grandi competitori per gli chef italiani impegnati nella 50 Best, da El Mundo.
Il titolo spagnolo: ‘Nunca confìes uno chef italiano delgado’ cioè ‘Non fidarti di uno chef italiano magro’ ha conservato l’assonanza del titolo americano che lo ha ispirato: “L’idea mi è venuta guardando una targhetta in un ristorante di Los Angeles”, ripete Bottura. “C’era scritto: Perché gli chef italiani devono per forza essere grassi?”.
Ed ecco il Bottura pensiero raccolto in 17 punti dall’intervista a El Mundo.
- (Sulla fame) “Ho sempre fame di conoscenza”.
- (Sull’ALTRA fame) “Per combattere la fame bisogna combattere lo spreco”.
- (Expo) Cucinerà con gli avanzi dei padiglioni e trasformerà il Teatro Greco in un una mensa per i poveri. “Bisogna recuperare, rendere visibile l’invisibile”.
- (Sulla cucina) “E’ alto artigianato e l’arte è la massima espressione dell’essere umano, la libertà assoluta”.
- (Quando inizia la passione per la cucina) “Quando la nonna Ancella mi prepara per un mese di seguito, tutti i giorni, tortellini con la panna fresca”.
- (Che cosa dicono di lui) “Dietro questo chef nelle cui vene scorre aceto balsamico c’è un vero genio. E’ una persona ipersensibile e riflessiva”. Parola di Luis Andoni Aduriz, chef del ristorante Mugaritz, numero 6 della 50 Best Restaurants.
- (Sulla sua terra) “Sono nato in una terra di auto veloci e mangiare lento”
- (Sulle passioni italiche) “Il calcio, il Papa e le ricette della nonna sono tre pilastri della cucina italiana. Che cosa sei disposto a mettere in discussione per primo?”
- (Sulla missione dello chef) “Uno chef quando entra in cucina deve innanzitutto porsi delle domane e le risposte sono i suoi piatti”.
- (Sulla vita privata) “La prima cosa che faccio quando mi sveglio è accendere la musica. L’ultima è spegnerla”.
- (Ancora sulla vita privata) (Mia moglie) “è’ la persona che ha sacrificato di più al sogno dell’alta cucina. Quando è nato il nostro secondo figlio ha smesso di lavorare per occuparsi di loro… (con la pressione dell’alta cucina) ti perdi molto della famiglia”.
- (Sui ricordi) “Quando è arrivata la terza stella Michelin ho rifatto tutto il ristorante mentre la cosa normale sarebbe stata lasciare tutto come stava. Ho cercato di migliorare il rapporto con i commensali. Ho sempre lavorato tanto… Ora voglio continuare a crescere e restituire tutto quello che mi hanno dato”.
- (Sui traguardi professionali) “Quando ho preso la terza stella Michelin la rimiravo sulla divisa perché non credevo ai miei occhi”.
- (Sugli equivoci) “Gli spaghetti alla Bolognese non esistono. Al risotto non si deve aggiungere né cipolla né vino ma bisogna cucinarlo nel suo brodo.
- (Ancora sugli equivoci) “Il luogo comune sulla pizza che mi dà più fastidio è la degenerazione della pizza. La gente pensa che quella sia pizza mentre è un’altra cosa”.
- (Sui reality culinari) “La cucina è amore, delicatezza, non ha niente a che vedere con le grida”
- (Sull’amicizia) “Mi piace molto visitare i ristoranti degli amici”.
[Link: El Mundo. Immagini: Bon Appétit, Sergio Enriquez-Nistal]