Riciclo. 17 regali enogastronomici che non darete indietro
Quasi un italiano su cinque (19 per cento) ricicla i regali indesiderati appena scartati sotto l’albero di Natale. La Coldiretti avverte che i regali che non sono piaciuti finiscono nel 77% dei casi a parenti e amici disposti ad apprezzarli.
Quelli più a rischio di re-indirizzamento sono i capi di abbigliamento. E non è solo la Coldiretti a dirlo. The Jackal ci lancia un contest insieme a Vodafone.
La notizia che ci riguarda è che i prodotti con il minor tasso di “riciclo” sono quelli di enogastronomia.
Ho dato una scorsa ai regali. E devo concordare con la Coldiretti: zero riciclo.
Anzi, li comprerei per metterli nella calza della Befana. Pensateci mentre prendete nota.
1. La Pigna di Santomiele
Ancora prima dell’Immacolata, parte la stegione dei panettoni. Sembra che non si possa mangiare altro a Natale e tutti, noi compresi, ci lanciamo in assaggi plurimi e in classifiche (noi siamo stati parchi, l’abbiamo fatta solo al primo appuntamento di Re Panettone a Napoli). Io festeggio con la magnifica Pigna di Santomiele che sarebbe una campana sottile di fichi dottati del Cilento avvolti dal cioccolato. Goduria allo stato puro.
2. Le confetture di Alfonso Pepe
Fossimo in Sicilia, parleremmo di “zebedei”. Alfonso Pepe, per chi non lo sapesse non è solo uomo di panettoni. Fa tante cose come le confetture che aprono spesso la mia colazione. Amarene di Tramonti è il gusto che vi consiglio di mettere in dispensa.
3. Il caffè di Gianni Frasi
Se qualcuno ti manda un paio di confezioni da un chilo del caffè di Gianni Frasi (che poi sarebbe Torrefazione Giamaica), capisci che la giornata prende la piega migliore già dal mattino. Ovviamente avete i chicchi e dovete macinare voi. Ma qui non c’è confronto.
4. Il torrone di Scaldaferro
Sarebbero perfetti per la calza della Befana, ma non riescono a vedere la fine dell’anno: sono i torroncini di Scaldaferro in versione caramelle una tira dietro l’altra. Profumi e sapori che difficilmente troverete in altri torroni. L’edizione limitata mandorlato friabile al miele di arancio e pepe di Sechuan, ci dicono essere speciale per contenere più del 55% di frutta secca speciale. Io ci credo
5. Il cioccolato Domori
Quattro varietà di cioccolato con cacao Criollo e latte che non pensereste: dromedaria e cammella fanno diventare normali asina e capra. Già basterebbe il cacao particolarissimo, ma la sfida è provare a sentire quanto è pungente la tavoletta al latte di cammella.
6. La cassata di Marco Infante
No, non ho pensato nemmeno per un attimo di far vedere la befana alla cassata di Marco Infante (che poi sarebbe il marchio Leopoldo 1940 – le diatribe di famiglia sono un vero caos per i consumatori). Molto buona se non fosse per il “giro vita” verde che non rende giustizia all’equilibrio di ricotta e glassa.
7. Il panettone di Vincenzo Tiri
Però non ci sarebbero feste di Natale senza un panettone. Tra i (numerosi) assaggi, segnalo – e non sono certo l’unico – il tradizionale di Vincenzo Tiri. Più capovolta di così la geografia non si potrebbe e già lo sappiamo: Acerenza sta dall’altra parte dell’Italia rispetto a Milano. Il panettone è migliorato da un anno all’altro. Complimenti.
8. Il panettone di Francesco Apreda
All’Imàgo dell’Hassler Francesco Apreda prepara un panettone ai frutti di bosco molto buono ma fuori gioco perché non si acquista. Non c’è nemmeno tra le voci del menu del cenone di San Silvestro che è sempre raccomandabile anche se costoso. Ma via, una fetta di panettone ci scapperà!
9. Le peschiole di Verticelli
Mario Parente ha preparato uno snack da intenditori con queste peschiole in agrodolce nate per sbaglio da un incrocio di alberi. Messi da parte i desueti barattoli e la grafica d’antan, le peschiole sono un oggetto da regalare. E da regalarsi. Calcolate una confezione per persona.
10. I pomodori di Gustarosso
Non che ce ne fosse bisogno, di ricordare l’estate intendo, considerate le temperature primaverili. Il pomodoro ci riesce sempre e quello di Gustarosso, il Lucariello giallo al naturale, lo fa anche nel sapore. Nella gamma lo preferisco insieme agli Antichi Pomodori di Napoli.
11. I pomodori di Graziella
Quale polpa usate? Io ho assaggiato la versione “produzione limitata” di Graziella che avevo preso a Metro Academy e mi è piaciuta. Ho assaggiato anche la produzione normale sulla pizza preparata nello stand del Molino Caputo da Davide Civitiello e Simone Fortunato. Convincente anche per Heinz Beck che ha partecipato a una sessione di pizza a portafoglio. Già, perché Beck usa i pomodori di Graziella e una certa sicurezza me la dà.
12. I datterini toscani di Petti
Datterini in forma di passata e di pelati. Il pomodoro al centro è spiegato dalla collocazione geografica: sono pomodori della Toscana. Bio e buoni.
13. I pomodorini calibrati di Così Com’è
Ho messo calibrato perché a Così Com’è sono attentissimi alla qualità dei prodotti. Finagricola, di cui Così Com’è è un marchio, manda parecchi Tir di fresco alla settimana in Germania dove sono maniacali nella ricerca della dimensione perfetta. Che finisce anche nelle confezioni del “pomodoro fresco a lunga conservazione”. Usano solo datterino giallo, datterino rosso e pizzutello. Nel catalogo scelgo i due datterini declinati interi in succo o al naturale.
E se passate da Eboli, provate a passare in azienda: hanno attrezzato una sala degustazione del pomodoro realizzata dall’architetto salernitano Diego Granese in cui avrete visto all’opera anche Bruno Barbieri, il giudice di MasterChef.
14. Le lenticchie di Onano
A Capodanno non seguite la tradizione delle lenticchie con il cotechino per augurarvi ricchezza e denari? Se lo fate, non potete che utilizzare le lenticchie di Onano, al confine tra Lazio e Toscana. Le propone anche il Mulino Marino conosciuto per le farine.
15. Le lenticchie del Casino di Caprafico
E poiché qualcuno potrebbe pensare a un conflitto d’interesse geo-politico con le lenticchie di Onano, ecco un altro nome da spendere a Capodanno o nella calza dei gourmet imperterriti: Il Casino di Caprafico, azienda agricola che si trova a Guardiagrele in Abruzzo. Lenticchie che non hanno bisogno di ammollo in acqua così che se siete fuori tempo non dovrete rinunciarci in chiusura dell’anno.
16. I formaggi di Paolo Amato
Il Caseificio Aurora si trova a Sant’Egidio del Monte Albino, in Campania. Esatto, se vi dice qualcosa è il luogo della pasticceria di Alfonso Pepe. Che spesso collabora e incrocia Paolo Amato, casaro sui generis impegnato a produrre mega provoloni, pecorini in foglia, blu di bufala (tra i primi) e verde di pecora (molto saporito) oltre che fior di latte e mozzarella di bufala.
17. Il panettone di Antonella Clerici
Se state sollevando gli scudi e vi state armando per la guerra, sappiate che c’è differenza tra ristorante e shop del primo locale aperto dall’Antonellona nazionale in quel di Marcianise. Anche perché il panettone glielo fa un certo Fiasconaro. Come i dolci un tale Sal De Riso. E si potrebbe continuare con altre referenze del suo negozio.
Altre scelte per regalarvi qualcosa di buono a Capodanno o per la calza della befana?