Birra. L’Italia si piazza bene nella classifica dei 47 Paesi europei
La classifica “birraria” dei paesi europei per produzione, consumo, apprezzamento, qualità. L’ha stilata Thrillist, rivista da più di 15 milioni di lettori.
E potevamo non controllare subito la posizione dell’Italia? Lo abbiamo fatto – voi lo scoprirete da soli, se avrete la pazienza di leggere questo articolo (opps! piccolo spoiler…), che è una libera traduzione e adattamento e trasposizione dell’originale.
Matt Lynch, grande esperto di birra e editor della rivista nonostante sia di origini irlandesi non ha “spinto” in alto nella classifica la patria dei suoi antenati. Qualche problema di coscienza deve averli avuti anche Andy Kryza con le sue radici polacco-scozzesi
Se prima di leggere volete farvi un’idea del panorama birrario in Italia, potete ripassare chi è il miglior birraio d’Italia 2016 e i magnifici 10…
- Città del Vaticano
Se Gesù avesse portato una Red Ale all’Ultima Cena, le cose sarebbero andate diversamente? Non lo sappiamo: comunque, papa Benedetto XVI, da buon bavarese, non disdegna una birretta ogni tanto. E in Vaticano ogni anno arriva in dono una fornitura di bottiglie di Pilsen Urquell dalla cattolicissima Repubblica Ceca, in numero simbolicamente pari alla cifra dell’anno in corso.
- Monaco
Una buona notizia: il Principato ha una birreria (la Brasserie de Monaco, nata nel 2008; in precedenza c’era un’altra brasserie, attiva dal 1904 al 1972), che ha anche vinto il Fourquet d’Or 2014 per la sua Bionda. Una cattiva notizia: la birreria sponsorizza i party dopo il Gran Premio insieme a compagnie di bibite energetiche.
- Liechtenstein
Liechtenstein: se sono i primi produttori al mondo di denti falsi, non primeggiano altrettanto nell’arte birraria. Ma con tutti i soldi che hanno…
- San Marino
Titanbräu, il birrificio sanmarinese, si dice sia stato inaugurato nel 2010. Purtroppo, così come per lo Stato di San Marino, è difficile persino trovare persone disposte a confermarne la reale esistenza.
- Macedonia
In Macedonia ci sono un sacco di pale lager, ma in questo periodo hanno ben altro di cui occuparsi.
- Andorra
Forse l’unica birreria artigianale del principato, Cervesa Alpha, è stata un po’ troppo ambiziosa a scegliersi come nome la prima lettera dell’alfabeto greco.
- Bielorussia
Le birrerie statali, compresa la Krinitsa, non offrono prodotti degni di nota, come del resto quelle di proprietà di compagnie straniere – ma questo non impedisce certo ai Bielorussi di capeggiare la classifica 2014 dei maggiori bevitori al mondo.
- Montenegro
Il panorama birrario del Montenegro è un po’ arretrato persino rispetto ai relativamente modesti standard balcanici.
- Serbia
Una minaccia comune è quella di mandare un amante della birra che si è comportato male in un bar isolato della Serbia, Un po’ come accade agli agenti speciali o agli scienziati cha hanno fatto casino nei vecchi film. Perché mai? Perché farebbe schifo. Un po’ come la birra serba.
- Malta
E così Lord Chambray, il primo birrificio artigianale di Malta, in realtà non si trova a malta, ma sull’isoletta di Gozo, poco distante. Ed è stato fondato nel 2014 da un italiano, Samuele D’Imperio.
- Albania
Birra Tirana, la birra più popolare del paese, viene descritta come “non proprio terribile” e “ bevibile – a patto che sia realmente fredda”.
- Moldavia
Culturalmente, la Moldavia è più legata alla sua fiorente industria vitivinicola, ma iniziano a vedersi i primi segnali di una fioritura di un movimento brassicolo, guidato da Litra Brewing, che sta già iniziando a minacciare l’egemonia di Chisinau.
- Kosovo
Paese di recente squassato dalla guerra, e per di più a maggioranza musulmana, il Kosovo non sembra destinato a ospitare una fiorente industria birraria – eppure, l’anno scorso a Pristina ha aperto con successo un pub irlandese, Miqt, e si segnalano un microbirrificio, Sabaja, diversi altri birrifici e un festival.
- Bosnia ed Erzegovina
Qui è possibile trovale una pale lager come la Sarajevsko a prezzi decisamente bassi, ma se ci si impegna un po’ si possono intravedere i primi segnali di un fermento interessante, ad esempio nel Black Dog Pub a Mostar, che propone il birrificio locale Oldbridz.
- Cipro
A Cipro è probabile che vi imbattiate in una non memorabile KEO – ma probabilmente siete su una spiaggia, per cui… Se invece cercate qualcosa di più, ci sono birrifici artigianali come Aphrodite’s Rock e lo zingaro Hula Hops.
- Turchia
Efeso domina la scena birraria turca, con un’offerta decente, ma a Istanbul ora c’è Bosphorus (e quindi, matematicamente, anche altri birrifici arriveranno…).
- Romania
Ursus è a lungo stato il nome più importante della birra in Romania, ma adesso c’è Ground Zero con la sua Imperial Fuck. Si dice che non sia niente male. E poi, hanno una frase di Jack Kerouac in homepage…
- Ungheria
Agli ungheresi piace bere la birra. Ma questo non implica certo che il loro gusto in fatto di birre sia condivisibile.
- Ucraina
Beh, gli ucraini hanno già abbastanza preoccupazioni senza che noi ammicchiamo dandoci di gomito a proposito della loro graziosa birra OK. Per cui, la birra in Ucraina è OK!
- Portogallo
Il Portogallo ha una lunga storia di birrifici, ma le loro birre sono delle lager piuttosto standardizzate. Si spera negli artigianali Sovina and Letra, ma ci vorrà tempo.
- Croazia
Per quanto riguarda la birra, i croati sono fedeli alle loro lager frizzantine, come Ožujsko e Karlovačko, anche se la Tomislav, più forte, tiene banco dal 1925. Comunque, di recente si è sviluppato un interesse per le birre artigianali, grazie a birrifici come Hold’em e Dragon Brewery (Zmajska Pivovara), che stanno facendosi avanti, per ora costruendosi una tradizione di affidabile medietà.
- Lussemburgo
I lussemburghesi sono poco più di mezzo milione, d’accordo, ma confinando con Belgio e Germania, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più. Ma del resto, attraversare il confine per una birretta è così facile!
- Finlandia
Non è che la Finlandia brilli per innovazione nelle sue bottiglie. Ma bisogna provare l’incredibile esperienza di una birra casalinga al ginepro, detta sahti, fatta di una serie di cereali; si trova in bottiglia, ma il meglio è quando viene fatta da un anziano a un matrimonio. L’unico problema è farsi invitare a un matrimonio finlandese.
- Switzerland
Saremo per sempre grati alla Svizzera per aver incluso un apribottiglie nei suoi coltellini svizzeri. Ha anche una marea di birrifici, in crisi d’identità fra lager e belghe. Forse è un altro loro modo per rimanere neutrali.
- Russia
I Russi amano la birra quasi quanto amano la vodka. No, non è vero – scherziamo. Ma amano anche la birra. Se considerate che appunto oltre alle loro birre bevono anche l’altro spirito, quello trasparente, capirete perché scrivono le “R” all’incontrario…
- Lettonia
La buona notizia è che tutta la birra lettone è ottima, dalle grandi produzioni alle delizie artigianali di Valmiermuižas e Abula. La cattiva notizia? È difficile da trovare (la pastorizzazione non è un gran che, da loro). E se la vostra prima reazione è stata “dove cavolo è la Lettonia?”, pensiamo che non troverete tanto facilmente nemmeno la sua birra.
- Lituania
È come la Lettonia, ma con in più delle magliette da basket che sembrano quelle dei Grateful Dead.
- Bulgaria
La Bulgaria è uno dei paesi al mondo con più bevitori di birra, e ha molti marchi diversi (specie di grandi società). La Stolichno è una bock piacevole, è un piacevole diversivo rispetto alle lager più leggere, e il suo nome sembra quello di un cattivo dei film di James Bond. Ma qualcosa si muove – la White Stork ad esempio sta provando il luppolo Citra e sta costruendo un birrificio a Sofia (per ora produce in Belgio).
- Slovenia
Le pale lager Union e Lasko sono le birre dominanti in Slovenia, ma fra le novità c’è Reservoir Dogs, e una delle sue birre è la Grim Reaper IPA, di buon corpo… sembra che le cose vadano nella direzione giusta.
- Grecia
La gente ora va in Grecia per il vino, l’olio di oliva, o per aiutarla a risalire dalla bancarotta. Ma presto potrà andarci anche per la birra: molte zone turistiche hanno un paio di opzioni artigianali, come ad esempio la Santorini Brewing Company con le sue ale a tema asinino (lo capirete meglio se ci siete stati). Può essere una ricerca impegnativa – ma dopotutto siete pur sempre in Grecia, e le cose potevano andarvi peggio…
- Estonia
La scena birraria estone è dominata da Pohjala, a Tallinn, che ha collaborato con il birrificio Boneyard (Oregon) per la sua Baltic Notorious IPA3.
- Islanda
L’Islanda ha combattuto una storica battaglia contro l’alcolismo, che ha incluso la proibizione della birra sopra il 2,25% (!) ABV fino al primo marzo 1989 (ora celebrato come Giornata della Birra). Ma ha velocemente recuperato il tempo perso, con un piccolo ma poderoso gruppo di birrai artigianali dai vari stili, difficili da ordinare, e da pronunciare, con tutti quegli strani caratteri dell’islandese – ma assolutamente godibili.
- Norvegia
La Birra di Natale è splendida, e c’è una lunga tradizione di birre casalinghe. Ma con tutte le leggi che ne limitano gradazione e distribuzione, la Norvegia è in pratica lo Utah d’Europa. Tranne che la gente al bar è molto meglio. E, grazie alla Fjell Bryggeri e la Lindheim Ølkompani, anche la birra è molto meglio.
- Polonia
La Polonia segue solo la Germania e il Regno Unito in termini di produzione, ma non si tratta solo di quantità. Cracovia, Varsavia e Wroclaw sono solo i capisaldi di uno scenario ricco, con un impressionante numero di scelta, a partire dai nuovi arrivati come Artezan e AleBrowar. Non ci sono solo Zywiec e Okocim (ma ce ne sono un sacco in giro, comunque).
- Slovacchia
Tutto quello che viene detto qui sotto per la Repubblica Ceca vale anche, più in piccolo e più “concentreato”, per la Slovacchia: microbirrifici che spuntano come funghi, specie a Bratislava, che sta lentamente diventando una meta per quelli che vogliono andare oltre i trdizionali stili centro-europei… Slovacchia, preparati a un’invasione hipster!
- France
OK – molti appassionati di arte birraria probabilmente non ne farebbero una ragione per visitare la Francia, ma poiché i francesi amano le rivoluzioni tanto quanto amano il vino, non c’è da stupirsi se in questi ultimi anni qui si è verificata una vera e propria rivoluzione, anche a Parigi, che non è certo un sito vocato alla birrificazione. E sì, una di queste nuove birre parigine si chiama Get Radical – una “birra sperimentale”, nata nel 2013, e ispirata dalla musica…
- Spagna
Se la Spagna è stata in questi anni recenti un focolaio di creatività culinaria, era solo questione di tempo prima che lo diventasse anche per la birra. Non è sorprendente che Barcellona ne sia stato un epicentro, si veda la crescita straordinaria, in pochi anni, del Barcelona Beer Festival. Certo, siamo sempre nella patria dell’Estrella, ma sta diventando più facile imbattersi in prodotti artigianali come Naparbier, Nómada e molti altri. E si può prevedere che lo sarà sempre di più.
- Repubblica Ceca
La Repubblica Ceca prende la birra molto, ma molto sul serio: da qui è partita l’intera faccenda della birra già nel IX secolo, e la pilsner così come la conosciamo è nata qui (grazie, Urquell). Tanto che il paese, numero 1 per il consumo pro capite di birra, consuma soprattutto pilsner da birrifici come Pilsner Urquell e Radegast. Ma questo non vuol dire che birrifici artigianali più moderni non siano nati dopo la caduta del Comunismo, come Matuska and Clock No Idols! Il rischio è che il pubblico, abituato a gusti più tradizionali, resti disorientato – ma come dar loro torto, circondati come sono da una tradizione multicentenaria?
- Svezia
Negli ultimi vent’anni, la Svezia ha assistito a una vera e propria esplosione di birrerie artigianali, come Nya Carnegiebryggeriet (in cui c’è lo zampino della Brooklyn Brewery) e Omnipollo. L’influenza dell’arte birraria statunitense è evidente. Considerando che hanno aperto in vent’anni oltre 100 birrerie artigianali, ci vorrà almeno un’altra decina d’anni prima che la birra artigianale svedese possa diventare un must.
- Austria
Sapete – quella deliziosa Stiegl Radler per cui spasimate quando fa troppo caldo? Beh, è austriaca tanto quanto John Matrix, il protagonista del film Commando. La birra austriaca è molto simile a quella tedesca, a parte che qui non sono mai stati limitati dalle restrizioni del Reinheitsgebot (il decreto di Ingolstadt emanato nel 1516 da Guglielmo IV di Baviera per regolamentare produzione e vendita della birra, tuttora in vigore). Quindi marchi come Ottakringer, Bevog, e Schloss hanno potuto produrre birre weiss, stout eccetera senza seguire troppe regole. Come, del resto, John Matrix.
- Irlanda
Parliamo di Guinness. O meglio, non parliamo di Guinness, perché su, andiamo, sapete già tutto della Guinness. Ma la scena brassicola irlandese è molto più ricca, oggi ancor più di un decennio fa. Assaggiatevi una Galway Bay o White Hag e ve ne renderete conto.
- Italia
Forse nessuna nazione tradizionalmente identificata con la cultura del “vino” si è spinta tanto avanti, e così velocemente, nel ramo birrario, come l’Italia. Birrifici come LoverBeer (aww!) e Birrificio del Ducato stanno mandando in visibilio i palati locali, guadagnandosi l’attenzione internazionale, e dimostrando a tutti che c’è molto di più in Italia che Peroni e Moretti. Molti ristoranti italiani negli Stati Uniti ne approfittano, per cui, ci rivolgiamo agli avventori statunitensi, non ordinate automaticamente del Chianti la prossima volta, OK? Date un’occhiata alla carta delle birre.
- Danimarca
La più celebre offerta danese nel campo della birra è la Carlsberg, che è in pratica la PBR (Pabst Blue Ribbon) europea. È una costante, certo, ma negli ultimi anni i gusti della nazione si sono evoluti oltre le lager fino alla stratosfera, grazie all’emergere di alcuni fantasiosi birrai come i geni zingareschi di Mikkeller, che producono alcune delle birre migliori, collaborando con birrai di tutto il mondo per creare birre originali praticamente in tutti gli stili. Birrifici come Amager e To Øl stanno meravigliando Copenhagen con le loro imperial stout e con altre offerte di forte impatto.
- Regno Unito
Dopo Love Guru, non siamo particolarmente inclini a essere d’accordo con Mike Myers. Ma dopotutto, nel Regno Unito, se non è scozzese… Scherziamo – anche se alcuni birrifici scozzesi come Orkney e Harviestoun hanno certamente contribuito a stimolare il lato inglese della questione, e BrewDog hanno fatto un gran lavoro come ambasciatori della sperimentazione in ambito birrario. Il Regno Unito è stato sempre preso in giro per spillare pinte tiepide di una ale mediocre, ed è certamente vero tuttora. Ma c’è stato un vero e proprio boom di birrifici londinesi come Five Points, Fourpure, e Brew By Numbers, Mad Hatter a Liverpool, e Wild Beer, Moor, e Old Chimneys nelle campagne. Che è come dire che la tua bella pinta di birra sta diventando molto più bella ora che il suo contenuto è migliorato.
- Olanda
Parlando di birre che hanno influenzato il mondo, è difficile trovare argomenti per controbattere al predominio globale dei colossi olandesi Heineken e Amstel, o alle iconiche bottiglie richiudibili di Grolsch. Ma anche se i colossi mondiali cercano di mettere in ombra i piccoli, la tradizione della birra è così presente nella cultura olandese quansto l’uso delle luci rosse a illuminare certi distretti. È la terra in cui le stagioni sono segnate sia dal cambiare del tempo, sia dalle uscite della forte lentebier invernale, dall’estiva witbier, e dall’autunale bokbier, fornendo agli olandesi dei motivi quadrimestrali per tante piccole Oktoberfest. I birrifici trappisti Brouwerij de Koningshoeven e Abdij Maria Toevlucht possono dire la loro davanti ai fratelli belgi, mentre i birrai artigiani danno inizio a nuove tradizioni. Nei Paesi Bassi, nel Medioevo, si beveva birra perché non c’era acqua pulita da bere. Oggi, si beve perché è fra le più buone al mondo. A volte, la necessità porta a risultati sorprendenti.
- Germania
Dire che la tradizione birraria tedesca ha radici profonde suona un po’ come un understatement, un cliché. Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con questa cultura ha sentito parlare del Reinheitsgebot (la legge sulla purezza della birra germanica), che ha mantenuto alto lo standard dei birrifici per generazioni e generazioni, anche se lasciando loro poco spazio per la creatività. Detto questo, ignorate pure la vecchia guardia dei birrai tedeschi, ma a vostro rischio e pericolo – una vita senza Ayinger è davvero una vita un po’ più triste. Comunque, ci sono nuovi birrifici che stanno cercando di ampliare questo scenario. Vagabund sta cercando di rivitalizzare la scena berlinese, prima un po’ spenta, e CREW Republic sta smuovendo le acque a Monaco, proprio lì all’ombra degli originari colossi della birreria tedesca.
- Belgio
La tradizione birraria in Belgio ha prodotto non soltanto la miglior birra in Europa, ma probabilmente la miglior birra del mondo. La birra scorre nelle vene dei belgi, così come il merletto (e quanto merletto!), con le birrerie dei frati trappisti e con i mastri birrai letteralmente allevati e cresciuti sul campo per proseguire la tradizione familiare. Da Bruxelles a Bruges a Ghent, il gran numero di birrifici che punteggiano le campagne – dai grossi nomi come Leffe e Chimay a Steenbrugge, Affligem, e Rodenbach, che sono solo alcune delle quasi 200 birrerie belghe – fa vacillare. Birre da tavola, a bassa gradazione alcolica, vengono servite già a colazione. Le birrerie sono inserite nelle architetture più antiche.
E il simbolo della nazione è la statua di un bimbo che fa la pipì in una fontana…
[Fonte: Thrillist. Immagini: Facebook]