Milano. Il ristorante giapponese da asporto Musubi apre in Gae Aulenti
Musubi, il fortunato format di cucina giapponese da asporto a prezzi competitivi, raddoppia la sua presenza a Milano.
Lo trovate, come detto, sotto piazza Gae Aulenti.
L’idea è di Shintaro Akatsu un imprenditore di successo, giapponese, innamorato dei manga, e dell’arte, del bello, del cibo, e (quindi) dell’Italia – successo e innamoramento sono testimoniati dalla sua casa milanese, un attico sopra la Galleria del Corso (lo abbiamo visto e letto in un bel servizio di Lia Ferrari, con foto di Andrea Martiradonna, su “Living” del Corriere della Sera di aprile 2016).
Shintaro Akatsu vive tra Tokyo, Milano, ovviamente, e le Hawaii; possiede un’azienda di distribuzione del gas, ha fondato la Shintaro Akatsu School of Design a Bridgeport, Conn, ha importato Grom in Giappone, e qui a Milano ha già aperto Izakaya Sampei in largo Corsia dei Servi, e appunto Musubi, già da un paio d’anni abbondanti (il secondo è come detto in allestimento).
Si tratta di un vero e proprio take-away, carino, con una decina di posti all’impiedi, appoggiati a una serie di mensole lungo le pareti – almeno in Santa Radegonda: si può immaginare che lo stile venga mantenuto. Pareti in legno chiaro, cucina a vista, il menù, illustrato, sovrasta il bancone, qualche piatto extra illustrato da cartelli sul banco, personale multietnico, gentile ed efficiente.
Il primo impatto ti lascia un po’ perplesso: se la prima voce del menù ti propone dei “gyoza” classici, la seconda recita “cacio e pepe”, ovvero gyoza conditi all’italiana. Reprimi la tentazione di andartene – e in effetti si possono mangiare, un nome di un multiculturalismo che ti fa assaggiare senza troppe remore di tutto.
Così come quelli al pesto, o tirolesi: pur sempre di ravioli si tratta. “Musubi significa unire”, dice Shintaro. E l’unione, in questi ravioli, non è davvero niente male (ma io preferisco i gyoza ‘semplici’, tutto sommato).
Il menù così “contaminato” è opera di un cuoco anconetano, Elis Marchetti, che propone fra gli altri piatti dei temaki “Alaska”, “Amalfi” (con mozzarella e gocce di pesto) e “Lampedusa”, o degli uramaki “Cortina” (bresaola carciofo mentuccia wasabi cetriolo).
Insomma, accostamenti ai limiti dell’azzardo, che contaminano un po’ tutti i piatti giapponesi, anche se ce ne sono molti che rimangono tali – interessanti gli onighiri (con gamberi in salsa rosa, con tonno in salsa tonnata) e i donburi (molto buono quello con curry giapponese), ma vale la pena di provare un po’ tutto. Io l’ho fatto, e in media mi sono trovato bene.
Qualche prezzo: gyoza sui 4,50€, miso (zuppa) 2,50€, yakitori 4,50€, temaki 4€ (ecco, un paio di volte ho trovato il ripieno mal distribuito), roll a 5,50€, donburi da 7 a 11€, onighiri 10€; ci sono anche due lunch box a 7€.
Il sito è carino da vedersi, meno carino da usarsi, anche se ci sono idee interessanti (come le foto con slogan in rotazione): ma ci sono scritte piccole, menu con finestre che aprono finestre, foto mancanti, poche descrizioni in particolare degli ingredienti…
Ma vale la pena farci un salto, con la bella stagione, e portarsi via qualche assaggio nippoitalico – se poi non vi va, potete sempre passare a mangiare un boccone più italiano, o milanese, da Spontini, da Luini, da Manuelina, da Zia Esterina Sorbillo, da Mama Burger… tutti lì nel giro di poche decine di metri.
Musubi. Via Santa Radegonda, 16. 20121 Milano. Tel.: +39 0236746846.
[Immagini: italiangusteau, triprecensionitalia, archilovers]