Monza. Cucina selvatica che vuol dire mangiare vegano al ristorante Pikniq
Ecco: oggi parliamo di Cucina Selvatica. Anzi: ve la facciamo vedere con i piatti del ristorante Pikniq di Monza.
La torta paesana che la Dona mangiò.
(Torta paesana sullo stecco da passeggio super wild: fave di cacao fermentate con fiori e sciroppo di pino e ginepro)
E questo è lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.
(Strudel con crema di pistacchio di Bronte, angelica e lavanda)
E venne un budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.
(Budino di tarassaco, bietola selvatica e acetosella con aroma di finocchietto selvatico, cipolle rosse di Acquaviva caramellate, olive nere, uva sultanina al Hennessy e lampascioni lattofermentati)
Ma prima ancora tartellette, davanti al budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.
(Tartellette alla frolla di farina di mais e riso, ripieno allo skyr di mandorla, con erbe e fiori eduli)
E vennero i tarallini che anticiparono le tartellette davanti al budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.
(Tarallini di opuntia)
E questa è Eleonora, che preparò tutto a partire dai tarallini che anticiparono le tartellette davanti al budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.
(Eleonora Matarrese – made in Puglia e stanziata a Monza – Chef, Forager, esperta e consulente di cucina selvatica, traduttrice, guida turistica. Ed è davvero da ingredienti spontanei e selvatici selezionati da lei che, con ogni tempo e secondo il raccolto, nascono le sue ricette!)
Ed ecco Pikniq, il locale di Eleonora, che preparò tutto a partire dai tarallini che anticiparono le tartellette davanti al budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.
(Piccola bottega-laboratorio gastronomico take-away con pochissimi posti a sedere, poco distante dalla Villa Reale e dall’Hotel de la Ville, a Monza. Sforna ogni giorno interi menu vegani certificati in quantità. Ve li serve usando stoviglie perlopiù compostabili. Gioca con l’aspetto degli alimenti, soprattutto i colori, come il fuchsia dell’Opuntia.)
Crea formaggi vegetali e bevande con estratti impensabili al profano, come il vino di fiori selvatici. Usa farina di ghiande e radici di felci, tuberi selvatici, funghi del sottobosco, foglie e fiori spontanei eduli. Organizza corsi, degustazioni, esplorazioni guidate a caccia di erbe.
Declama velocissima gli ingredienti e le preparazioni di ogni suo piatto mentre lo presenta, ma sono talmente ricche, queste preparazioni, che non bisogna aver paura di farsi ripetere cosa c’è dentro e come ha fatto. Trasmette entusiasmo, competenza, amore per la natura e lo studio e la creazione di piatti sempre nuovi.
I prezzi sono ragionevoli . Una porzione costa quasi sempre 7 € e con circa 20 € si può gustare una serie di assaggi dall’amuse-bouche al dolce. Pikniq lavora molto su ordinazione e i suoi catering sono molto richiesti. Lo vedete questo mini Bundt alle fave di cacao e radice di malva, gelatina di rosa e calendula, pepe rosa? Fa parte del menu per San Valentino – che noi conosciamo già e vi dettagliamo nel nostro speciale!)
PS: perché il nome Pikniq? Io pensavo – ma è deformazione professionale – che fosse un’intelligente deformazione di “pic-nic” per poter registrare e acquistare un dominio web e un brand name unico. Lo è, ma è anche una parola inuit della Groenlandia per indicare il giavone, erba che cresce lungo i fiumi e nei luoghi dove si fa il picnic.
PPS: si ringraziano le mie amiche Dona e Rossana. Una, perché involontaria protagonista della degustazione qui narrata e l’altra per avermi fatto conoscere questo posto così sorprendente.
Pikniq. Via Dante Alighieri, 39. Monza. Tel. +39 039 96 34 222
[Immagini: Pikniq, Sergio Brighel, iPhone di Daniela Ferrando]