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15 Febbraio 2019

Il caso pizza margherita di Carlo Cracco spiegato da chi l’ha fotografata

Lezione di fotografia. O lezione di marketing. O anche lezione di blogging. O lezione di fiuto e basta. Il soggetto di “Come farsi un blog e vivere
Il caso pizza margherita di Carlo Cracco spiegato da chi l’ha fotografata

Lezione di fotografia. O lezione di marketing. O anche lezione di blogging. O lezione di fiuto e basta. Il soggetto di “Come farsi un blog e vivere (in)felici (ovvero: sono il fotografo della pizza di Cracco)” può essere uno qualsiasi di quelli qui sopra: quando si pensa ad aprire un blog, o un sito, spesso si parte solo con l’idea romantica di scrivere, raccontarsi, magari fare dei soldi, ma vuoi mettere col diventare influencer, e poi…

E poi niente.

Allora: andiamo con ordine. Molti di voi ricorderanno, vuoi con stupore, vuoi con orrore, vuoi con ardore, vuoi con furore, la foto della pizza di Cracco, che tanto scalpore ha suscitato alla sua pubblicazione su queste pagine. E qualcuno assocerà la foto al nome del fotografo, ovvero dell’autore del post. Che è – indovinato! – il mio.

Ed è da qui che parte “Come farsi un blog e vivere (in)felici” – ovvero le prime istruzioni per aprire un blog (segnatamente di cucina-cibo-food-gastronomia-ristoranti), cercare di farlo funzionare, e soprattutto gestirne le conseguenze. Che possono essere piacevoli (soldi), gratificanti (diventa anche tu un influencer!), o umilianti (“non capisci niente!”).

E se in molti casi tutto parte da “mi piace mangiare e scrivere, quindi sono un blogger”, e spesso tutto si ferma qui, a volte il caso pianifica per te un percorso diverso. Magari ti riesci a specializzare in un determinato argomento, come diventare il massimo esperto di vini in tetrapak, o del trasporto ascellare di baguettes, o della valutazione della maturazione delle angurie solo guardandone i semini. Oppure bari – guardi tutte le recensioni che ci sono in giro, fai una media, e scrivi l’esatto contrario. O magari giochi con lo stile, le parole, riempiendo i tuoi post di calembour, boutade, giochi di parole e artifizi retorici. Puoi parlare di ristoranti anche parlando d’altro – non ci sono le tovaglie di Fiandra, mi è entrata una scheggia del tavolo di legno nel dito, il cameriere ha la giacca allacciata, o slacciata, servono acciughe ripiene di avocado invece che avocado ripieni di acciughe.

Oppure, puoi guardarti in giro, assaggiare, mangiare, fare attenzione a cosa succede. Intuito, ragionamento, e anche perché no un po’ di fortuna. Se vedi che il caffè-bistrot di Cracco propone anche delle pizze, va da sé che non puoi fare a meno di provarle. Si tratta di un piatto che sicuramente attirerà l’attenzione – e se sei il primo a mangiarla, e a scriverne, sicuramente fai il botto di lettori.

Ma se riesci a fare una foto particolare, che trascende il soggetto e che racconta una storia diversa, il gioco è fatto, la fama assicurata. Una storia diversa: quella fotografata non è più una pizza margherita presa nel bistrot di Cracco in Galleria, ma diventa “la pizza di Cracco”: non è più una margherita, e nemmeno una pizza napoletana, anzi, diventa una categoria a sé. L’aspetto non la favorisce, la mia foto (scarsa luce, generale scarsa dimestichezza con la food photography) non le rende comunque merito, e i social la trasformano in un’icona, anzi, in un flame.

Resta inespressa la domanda: ma per finta o per davvero? Emanuele ci è o ci fa? Cracco gli ha passato sottobanco una dozzina di tuorli d’uovo marinati, o un risottino, per dis-fare quella foto?

Come operazione di marketing è stata sicuramente impressionante: per mesi, passando davanti a Cracco in Galleria, la gente si diceva guarda qui fanno la pizza di Cracco, qualcuno entrava a cercare della pizzeria, tutti la conoscevano, A un certo punto, verso mezzogiorno, l’impasto (200 panetti, mi pare) era già finito: noti giornalisti provenienti dal Meridione erano costretti a pubblicare articoli su come sarebbe stata la pizza di Cracco se fosse stata napoletana e soprattutto se fossero riusciti a mangiarla.

Il Genio, insomma.

[Immagini: ovviamente, iPhone Emanuele Bonati e Scatti di Gusto]

 

 

Argomenti:
Carlo Cracco
Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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