Abruzzo. I vini Orlandi Contucci Ponno
A Roseto degli Abruzzi, a pochi chilometri dall’Adriatico, e con il Gran Sasso d’Italia alle spalle, Orlandi Contucci Ponno è tra le aziende storiche della provincia teramana. In cima a una collina, il casolare, con l’annessa cantina, guarda dall’alto i vigneti tutt’intorno, distribuiti lungo i versanti a seconda del tipo di terreno e dell’esposizione.
Creata negli anni Sessanta dall’ambasciatore Corrado Orlandi Contucci, scomparso nel 2017 a 103 anni, è stata ceduta pochi anni fa ad Agricole Gussalli Beretta, che possiede altre aziende nelle più importanti aree vinicole d’Italia: Lo Sparviere in Franciacorta, Fortemasso in Barolo, Castello di Radda nel Chianti Classico, e Steinhaus in Trentino Alto Adige. La tenuta Orlandi Contucci Ponno (dal cognome della moglie dell’ambasciatore) oggi è gestita da Marina, una delle sue tre figlie, in armonia con la filosofia e i gusti paterni, che strizzano l’occhio alla Francia.
Lo stile di vinificazione aziendale è tradizionale ma sostenibile, con interventi minimi e solo se strettamente necessari: rari, grazie alla posizione soleggiata e ventilata, e all’attenzione rivolta alla sanità dell’ambiente circostante. Oltre a pratiche di inerbimento e sovescio, i terreni intorno alle vigne vengono coltivati a fiori per favorire una microbiologia attiva.
Lieviti indigeni, criomacerazione per i bianchi, nessun allergene nel vino (tranne l’anidride solforsa, pure se ai minimi), e lavorazione delle uve entro 30 minuti dalla raccolta, che è fatta manualmente, prima dell’affinamento e dell’imbottigliamento in situ. Questa è la filosofia di produzione valida per tutti e 30 gli ettari vitati di Orlandi Contucci Ponno.
Ben 12 le etichette in produzione, e non solo come varianti dei classici autoctoni, cioè trebbiano (affinato in parte in botte), pecorino, montepulciano, ma con una quota importante di vitigni francesi, che sbarcano in Abruzzo per la prima volta proprio grazie all’ambasciatore Orlandi Contucci.
Chardonnay, Sauvignon blanc e Viognier, Cabernet Sauvignon, Merlot, e Petit verdot infatti hanno trovato in alcuni lotti del terreno aziendale sottosuoli scheletrici, ghiaiosi e poveri, molto simili a quelli di Bordeaux, da cui provengono le barbatelle, portate dal fondatore.
Non si tratta di un esotismo fine a se stesso, ma una scelta fatta con il cuore: il fondatore aveva servito per molti anni in Francia come console, nell’ambito di un’importante carriera diplomatica che l’ha portato in molti paesi del mondo. Quando nel 1950 è venuto a vivere a Roseto degli Abruzzi non ha voluto rinunciare al vino di Bordeaux, il suo preferito.
Il ‘vino dell’ambasciatore’ è il Liburnio (22 €), dal nome dei Liburni, una popolazione balcanica che nell’antichità aveva colonizzato alcune zone dell’abruzzo: è un uvaggio di Cabernet Sauvignon (70%), Franc (10), Merlot (15) e Petit Verdot (5), cioè un classico taglio bordolese.
Le uve vengono tutte dal medesimo vigneto, coltivato senza divisione clonale, il primo ad essere impiantato, voluto da Orlandi Contucci. Viene prodotto solo nelle annate migliori e in quantità limitate, e affina per 18 mesi in barrique di rovere francese (nuove e usate) prima di riposare un ulteriore anno in bottiglia. Si tratta di un vino che va ossigenato, potrebbe risultare un po’ chiuso anche dopo un’ora dall’apertura della bottiglia. Lasciarlo respirare significa permettergli di esprimere al massimo tutti i profumi. Erbacei, ma non pungenti, intensi eppure ammorbiditi da note di liquirizia dolce, di terra grassa, di cioccolato, e sostenuti da un’acidità che si fa presente senza intimidire.
Profumi intensi e mineralità per il Ghiaiolo (10 €), sauvignon blanc 100%, che lascia indietro le note tipiche più aggressive, a favore di una finezza seducente. Basilico, salvia, ma anche ricordi di margherita, che si trasformano in note di frutta tropicale, abbastanza sorprendenti, mango tra tutte. Un vino strutturato (13,5%), molto piacevole, che affina solo in acciaio e riposa in bottiglia circa tre mesi.
Con il Pecorino (10 €) superiore entriamo nel vivo della doc abruzzese. Un vino particolare, che – mi dicono – a seconda dell’annata può dare esiti anche molto diversi. Le uve, da vigneti di 7/8 anni, restano in acciaio quattro mesi, e in bottiglia altri due prima della messa in commercio, nella primavera successiva alla vendemmia. Si tratta di un vino da tutto pasto, che si presenta minerale e iodato al naso, ben strutturato, mediamente intenso. Lasciata riposare nel bicchiere, l’annata 2018 ha sviluppato intensi sentori di camomilla.
Colpisce per le note di ciliegia matura, il Vermiglio (Cerasuolo d’Abruzzo D.o.c., 10 €), quasi sotto spirito, che si contendono la scena con sentori fioriti di verbena e lavanda (che peraltro cresce copiosa intorno alle vigne). Il sorso è molto coerente e sostenuto da una giusta acidità, e lascia una sensazione di piacevolezza, in cui la morbidezza e la struttura si equilibrano.
Vermiglio, dal colore che tende all’arancio più che al porpora, è ottenuto da salasso, dopo una criomacerazione del mosto fiore sulle bucce per 7/8 ore.
Con La Regia Specula (12 €) arriviamo al re dei vitigni abruzzesi, il Montepulciano. Orlandi Contucci Ponno lo coltiva sia nei tradizionali tendoni, da viti di circa 40 anni che si contorcono in nodi scenografici, che in filari, da piante più giovani ma innestate in piedi di syrah di oltre 50 anni. Tutte le piante di montepulciano originano dai cloni più antichi trovati sul territorio, conservati per conto dell’azienda da vivai selezionati, e vengono reimpiantate (quando necessario) rispettandone l’identità. Non c’è commistione di vitigni antichi e nuove varietà, magari più resistenti: sono le stesse piante che di volta in volta vanno a produrre i vini aziendali, per garantire il massimo della tipicità e del terroir.
La Regia Specula Montepulciano d’Abruzzo è la D.o.c.g Colline Teramane base, e per i suoi 3 anni di età è giovane e vibrante. La ciliegia è ancora croccante e i sentori balsamici, di macchia, sono intensi. Lasciato respirare nel calice acquista dopo qualche minuto in complessità, e il bosco diventa piu fitto, note di humus si affacciano al naso, mentre si fa strada l’idea di pane abbrustolito al fuoco. Il sorso è fresco, giovane, e anche se i tannini sono già maturi, l’acidità chiede abbinamento.
La Riserva 2013 (Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane D.o.c.g., 19,80 €) si fa solo nelle annate adatte. Non c’è la 2012, men che meno la 2014. Prende le uve migliori dai vigneti aziendali, macera sulle bucce in tempi variabili con l’annata, e affina in parte in barrique e in parte in tonneaux (rovere francese), prima dell’ulteriore riposo in bottiglia per almeno un anno. Resta in cantina per cinque anni prima della messa in commercio, ed è un vino che ha bisogno di aria per potersi esprimere al massimo, almeno un giorno prima, mi dicono in azienda. Si presenta scuro, intenso, ombroso all’inizio, ma dandogli un po’ di spazio lascia intravedere note dolci di spezie, incenso, e fiori. Morbido ma importante il sorso, lungo e persistente.
Carne in umido, pure un po’ grassa, sarebbe l’abbinamento da manuale, ma la mia mente continua a produrre immagini di porcini alla brace. Ora che inizia la stagione, è una prova che farò senz’altro.
Orlandi Contucci Ponno. Loc. Piana degli Ulivi, 1. Roseto degli Abruzzi (Teramo). Tel. +39 085 8944049