Coronavirus. Stupido assalto ai supermercati dopo il nuovo decreto
Il nuovo decreto sul Coronavirus, che equipara tutta l’Italia alle ex zone rosse della Lombardia e alle 14 province con limitazioni più forti tra le quali la chiusura delle attività di ristorazione dopo le 18, ha avuto un effetto paradossale.
Lo stesso che si era verificato a Milano: l’assalto ai supermercati.
Nottetempo. È questa la differenza che percorre il “resto d’Italia” alla voce riassunta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte “Io resto a casa”, #iorestoacasa per i frequentatori di Twitter.
La raccomandazione di evitare assembramenti non sarà rispettata nemmeno in caso di coprifuoco o di corte marziale.
Dopo aver compreso che l’allarme contagio e chiusura delle scuole è stato interpretato come libera uscita e anticipo delle vacanze di Pasqua o prolungamento delle settimane bianche (cito il capo), sono rimasta basita di fronte all’inanellarsi di immagini nei feed dei social.
Tutti a fare la spesa ammucchiati in fila a una distanza approssimativa di 80 centimetri, media tra i preoccupati con mascherina o almeno sciarpetta sulla bocca e i menefreghisti con l’aria di quelli “guarda che mi tocca fà pe campà”.
Posso affermare con ragionevole dubbio certezza che siamo un popolo di incompiuti e incompresi nel senso che non riusciamo a compiere un ragionamento utile che sia uno e che ai piani alti non comprendono che non serve bastone e carota ma solo bastone.
Sono affranta mentre interrogo nervosamente il pc per comprendere se effettivamente l’interpretazione chiesta dal sindaco di Milano Beppe Sala riguardo la possibilità dopo le 18 di fare asporto per i locali, escludendo la somministrazione al tavolo, valga per tutta l’Italia ora zona protetta.
Protetta dal rischio contagio, ma dovremmo proteggerla da noi stessi: altro che refrain Parigi è bellissima se solo non ci fossero i parigini.
Nel momento in cui il mio moto di egoismo mi porta a verificare se ci siano le condizioni legali necessarie e sufficienti per chiedere una consegna a domicilio dei miei amati trapizzini, mi imbatto in queste file da tessera annonaria.
I Carrefour aperti h 24 sono presi d’assalto da mamme, zie, nipoti, adolescenti e pargoli che hanno deciso di trasferire la movida da Trastevere al supermercato di via Casilina o di via Laurentina e dai baretti di Chiaia al supermercato di via Morghen al Vomero.
E con essi le possibilità di contagio che miracolosamente aumentano, si espandono e si allargano mentre dall’altra parte del mondo, da quella Cina irrisa ed emarginata che sta uscendo dalla fase acutissima, spiegano in maniera scientifica al mondo che il Coronavirus “potrebbe rimanere nell’aria per almeno trenta minuti e coprire una distanza di circa 4,5 metri in ambienti chiusi, come ad esempio un piccolo autobus, molto più di quelle di sicurezza di uno o due metri raccomandate dalle autorità sanitarie in varie parti del mondo” e “può rimanere per giorni sulle superfici, aumentando il rischio di contrarlo per chi le tocca”.
Siamo stati a giocare sulle penne lisce abbandonate sugli scaffali – ma erano rigate – e forse non ci siamo accorti che quelle superfici toccate mille e mille volte sono il veicolo di contagio che ha trasformato un punto rosso in un cerchio e poi nella sagoma di uno stivale.
Quello della nostra amata Patria che dovrebbe darcelo nel posteriore per farci capire che mari, monti, spiagge, musei, città d’arte resteranno ancora lì mentre noi proviamo a prendere un biglietto di sola andata per l’altro mondo perché non abbiamo capito che non c’è emergenza alimentare, che potremo continuare a fare la spesa e che i camion con le derrate alimentari continueranno ad andare su e giù per l’Italia. Per rifornire gli scaffali e soddisfare la nostra voglia di essere protagonisti di una serie di Netflix. Non quella dei disastri post-nucleari ma di quella che recitava, Vieni avanti c…. che mi viene da ridere.
Soprattutto quando stivi nel carrello della spesa 200 litri di acqua minerale manco stesse per scoppiare la prima guerra mondiale termonucleare.
State a casa e usate il vostro abbonamento Prime per farvi portare la spesa a domicilio, smanettate sull’app di Uber che ha una divisione Eats che non so se ve ne siete accorti vuol dire mangiare.
O chiamate la pizzeria-rosticceria-mensa sotto casa per chiedere se consegna il vostro piatto preferito che potrete mangiare mentre finalmente leggete la Divina Commedia come vi eravate riproposti.
Canto III dell’Inferno: gli ignavi.