Un gesto condannato duramente dal sindacato di polizia di Los Angeles che in un comunicato diffuso nei giorni scorsi ha usato parole di fuoco contro gli autori di tale bravata: “Questo disgustoso assalto a un ufficiale di polizia è stato realizzato da qualcuno con odio nel suo cuore e privo di decenza umana. Speriamo che questi soggetti siano pubblicamente esposti, licenziati, arrestati e perseguiti per le loro azioni vili e ripugnanti”.
\n\n\n\nMa la foto del presunto tampone ha causato anche molte perplessità, testimoniate anche da un’orda di commenti su Twitter che mettono in dubbio la veridicità di tale evento, con molti utenti che hanno sottolineato che quello in foto non parrebbe affatto un tampone, e che il caso sarebbe stato montato ad arte: “Un giornalista ha fatto tutto questo lavoro e non ha nemmeno capito che questo non è un tampone?”, ha scritto un utente.
\n\n\n\n“Sembrano le treccine di un tizio bianco, non un tampone imbevuto di sangue. Mi state prendendo in giro”, ha chiosato un altro.
\n\n\n\nUno stato d’animo giustificato dal fatto che già in passato i poliziotti negli Stati Uniti hanno ingiustamente accusato i lavoratori dei fast food di inquinare il loro cibo, accuse poi dimostratesi infondate.
\n\n\n\nInoltre, come riportato da Vice, i cassieri degli Starbucks, soprattutto in questi tempi di coronavirus, non maneggiano le carte di credito dei clienti, quindi sarebbe stato abbastanza difficoltoso leggere su quella del poliziotto in borghese la sua appartenenza alle forze dell’ordine, a meno di non essere stati iper veloci nell’identificare la carta di credito del sindacato di polizia nei pochi attimi in cui il cliente l’ha strisciata, aver avvisato il barista che, guarda caso, avrebbe dovuto avere un tampone sottomano pronto per essere usato, oppure fiondarsi a comprarlo: il tutto nei trenta secondi in cui il frappuccino è stato preparato.
\n\n\n\nInoltre, la foto appare decontestualizzata, e il “tampone”, che non presentava nemmeno la solita cordicella per la sua estrazione, appare difficilmente riconoscibile.
\n\n\n\nIl magazine Motherboard si è preso la briga di testare vari tipi di tamponi in commercio immergendoli per tempi variabili in un Frappuccino e poi misurarli. Ha così verificato che tutti i campioni testati erano più corti di quello che è stato misurato in foto e, inoltre, una volta immersi in un Frappuccino, si sono tutti espansi in larghezza e non in lunghezza.
\n\n\n\nInsomma, tutti indizi che porterebbero a non poter affermare con certezza che quello della foto sia davvero un tampone e nemmeno che il fatto sia accaduto per davvero così come riportato.
\n\n\n\nVerità o bufala, la notizia ha fatto il giro del mondo e il nome Frappuccino è rimbalzato milioni di volte sugli schermi dei navigatori.
\n\n\n\nIn fondo, è l’unica certezza in questa strana storia.
\n","description":"Un agente della polizia di Los Angeles avrebbe trovato un tampone vaginale nel suo Frappuccino: la ricostruzione e le verifiche"}]}Un poliziotto fuori servizio della polizia di Los Angeles avrebbe trovato un tampone vaginale nel suo Frappuccino.
L’incidente sarebbe avvenuto lo scorso venerdì intorno alle 14:30 in uno Starbucks a Diamond Bar, in California, nella contea di Los Angeles, ma è stato divulgato solo lunedì sera, dopo che è stato presentato un rapporto della polizia, così come riportato dal servizio video di Fox11.
Nel rapporto si legge che il poliziotto di 36 anni, fuori servizio e non in uniforme, ha trovato quello che parrebbe essere un tampone nel suo Frappuccino dopo aver utilizzato per il pagamento la sua carta di debito del sindacato di polizia. Proprio questa circostanza, che avrebbe permesso di identificare il cliente come un membro della polizia di Los Angeles, sarebbe quella che avrebbe condotto l’anonimo sabotatore del punto vendita alla decisione di inserire furtivamente il presunto tampone nel Frappuccino del cliente.
Un gesto condannato duramente dal sindacato di polizia di Los Angeles che in un comunicato diffuso nei giorni scorsi ha usato parole di fuoco contro gli autori di tale bravata: “Questo disgustoso assalto a un ufficiale di polizia è stato realizzato da qualcuno con odio nel suo cuore e privo di decenza umana. Speriamo che questi soggetti siano pubblicamente esposti, licenziati, arrestati e perseguiti per le loro azioni vili e ripugnanti”.
Ma la foto del presunto tampone ha causato anche molte perplessità, testimoniate anche da un’orda di commenti su Twitter che mettono in dubbio la veridicità di tale evento, con molti utenti che hanno sottolineato che quello in foto non parrebbe affatto un tampone, e che il caso sarebbe stato montato ad arte: “Un giornalista ha fatto tutto questo lavoro e non ha nemmeno capito che questo non è un tampone?”, ha scritto un utente.
“Sembrano le treccine di un tizio bianco, non un tampone imbevuto di sangue. Mi state prendendo in giro”, ha chiosato un altro.
Uno stato d’animo giustificato dal fatto che già in passato i poliziotti negli Stati Uniti hanno ingiustamente accusato i lavoratori dei fast food di inquinare il loro cibo, accuse poi dimostratesi infondate.
Inoltre, come riportato da Vice, i cassieri degli Starbucks, soprattutto in questi tempi di coronavirus, non maneggiano le carte di credito dei clienti, quindi sarebbe stato abbastanza difficoltoso leggere su quella del poliziotto in borghese la sua appartenenza alle forze dell’ordine, a meno di non essere stati iper veloci nell’identificare la carta di credito del sindacato di polizia nei pochi attimi in cui il cliente l’ha strisciata, aver avvisato il barista che, guarda caso, avrebbe dovuto avere un tampone sottomano pronto per essere usato, oppure fiondarsi a comprarlo: il tutto nei trenta secondi in cui il frappuccino è stato preparato.
Inoltre, la foto appare decontestualizzata, e il “tampone”, che non presentava nemmeno la solita cordicella per la sua estrazione, appare difficilmente riconoscibile.
Il magazine Motherboard si è preso la briga di testare vari tipi di tamponi in commercio immergendoli per tempi variabili in un Frappuccino e poi misurarli. Ha così verificato che tutti i campioni testati erano più corti di quello che è stato misurato in foto e, inoltre, una volta immersi in un Frappuccino, si sono tutti espansi in larghezza e non in lunghezza.
Insomma, tutti indizi che porterebbero a non poter affermare con certezza che quello della foto sia davvero un tampone e nemmeno che il fatto sia accaduto per davvero così come riportato.
Verità o bufala, la notizia ha fatto il giro del mondo e il nome Frappuccino è rimbalzato milioni di volte sugli schermi dei navigatori.
In fondo, è l’unica certezza in questa strana storia.