Sarebbero dispensati i cosiddetti “casi eccezionali”, cioè le persone che devono spostarsi per motivi di comprovata necessità, vale a dire lavoro o salute. Ma resta da capire se basterà l’autocertificazione per comprovare il motivo eccezionale in caso di controllo, e se tra i motivi eccezionali rientra, per esempio, il cane portato fuori per fare i bisogni. Altri casi eccezionali sono le persone che svolgono lavori tipicamente notturni o i cui turni coincidono con le fasce orarie del coprifuoco.
\n\n\n\nOvviamente il governatore Fontana che ha proposto la soluzione del coprifuoco a Roberto Speranza, ministro della Salute. Proposta accettata. Lo staff del governatore è già al lavoro per mettere a punto i vari divieti.
\n\n\n\nDomenica scorsa il Dpcm del premier ha deciso la chiusura dei locali alle 24, comunque con stop del servizio al banco e in piedi a partire dalle 18. Decisione dovuta al robusto aumento dei contagi nella regione, ma difficile da digerire per chi gestisce ristoranti e bar.
\n\n\n\nCon l’avvento del coprifuoco alle 23 la situazione assume i contorni di un rebus. I clienti di un ristorante, per esempio, costretti a rientrare entro le 23, a che ora dovranno lasciare il locale? Mica facile in queste condizioni capire fino a quando, di preciso, un’attività di somministrazione o ristorazione può restare aperta. Questo al netto dei movimenti del personale. È immaginabile che cuochi e camerieri possano muoversi anche prima e dopo gli orari del coprifuoco, per ovvie ragioni di lavoro.
\n\n\n\nCosa succederà ai ristoranti e ai bar dei centri commerciali, come pure ai negozi e a tutte le attività diverse dai supermercati che, in quanto esercizi di prima necessità, resteranno comunque aperti?
\n\n\n\nDovranno chiudere il sabato e la domenica, che essendo le giornate più remunerative, rappresentano il problema maggiore dal punto di vista dei possibili contagi.
\n","description":"Coprifuoco Lombardia: i divieti dovuti all'emergenza coronavirus cambiano così velocemente che per i ristoratori è difficile perfino capirli"}]}Mettetevi, vi prego, nei panni di chi gestisce un ristorante o un bar in Lombardia, dopo aver saputo che molto probabilmente la regione, da giovedì 22 ottobre, entrerà in quello che tutti definiscono “coprifuoco”, dalle 23 alle 5 del mattino.
Poi non lamentiamoci se il ristoratore lombardo perde fiducia nel genere umano. Per restare all’ultima settimana gli è stato detto che il suo locale:
– Non può stare aperto dopo la mezzanotte
– Ho detto mezzanotte? No, facciamo prima, alle 21
– Si scherzava, suvvia. A mezzanotte
– Oh, però niente asporto dopo le 21
– Scusa, ci abbiamo ripensato, coprifuoco alle 23.
È indubbio che, di questi tempi, al ristoratore lombardo servono, oltre a un servizio di sostegno psicologico gratuito, delle informazioni in più sulle regole del coprifuoco, individuato come accomodamento per la riduzione dei contagi da coronavirus che prefigurano una situazione esplosiva. Ecco, quelle proviamo a dargliele noi.
Tutti lo chiamano così. Definizione alternativa: stop di tutte le attività e anche degli spostamenti dalle 23 alle 5 a partire da giovedì 22 ottobre e fino al 13 novembre. Ipotesi valida se, nel frattempo, il governo nazionale non decide diversamente. Ma è difficile crederlo, anzi. A Milano s’ipotizzano soluzioni drastiche come il lockdown, perché la città, per densità degli interscambi di lavoro e della popolazione è la malata che sta peggio. Nonostante i tweet ironici di un virologo come Roberto Burioni.
Sarebbero dispensati i cosiddetti “casi eccezionali”, cioè le persone che devono spostarsi per motivi di comprovata necessità, vale a dire lavoro o salute. Ma resta da capire se basterà l’autocertificazione per comprovare il motivo eccezionale in caso di controllo, e se tra i motivi eccezionali rientra, per esempio, il cane portato fuori per fare i bisogni. Altri casi eccezionali sono le persone che svolgono lavori tipicamente notturni o i cui turni coincidono con le fasce orarie del coprifuoco.
Ovviamente il governatore Fontana che ha proposto la soluzione del coprifuoco a Roberto Speranza, ministro della Salute. Proposta accettata. Lo staff del governatore è già al lavoro per mettere a punto i vari divieti.
Domenica scorsa il Dpcm del premier ha deciso la chiusura dei locali alle 24, comunque con stop del servizio al banco e in piedi a partire dalle 18. Decisione dovuta al robusto aumento dei contagi nella regione, ma difficile da digerire per chi gestisce ristoranti e bar.
Con l’avvento del coprifuoco alle 23 la situazione assume i contorni di un rebus. I clienti di un ristorante, per esempio, costretti a rientrare entro le 23, a che ora dovranno lasciare il locale? Mica facile in queste condizioni capire fino a quando, di preciso, un’attività di somministrazione o ristorazione può restare aperta. Questo al netto dei movimenti del personale. È immaginabile che cuochi e camerieri possano muoversi anche prima e dopo gli orari del coprifuoco, per ovvie ragioni di lavoro.
Cosa succederà ai ristoranti e ai bar dei centri commerciali, come pure ai negozi e a tutte le attività diverse dai supermercati che, in quanto esercizi di prima necessità, resteranno comunque aperti?
Dovranno chiudere il sabato e la domenica, che essendo le giornate più remunerative, rappresentano il problema maggiore dal punto di vista dei possibili contagi.