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14 Gennaio 2021 Aggiornato il 14 Gennaio 2021 alle ore 13:07

Io Apro: circolare del Viminale sulla rivolta dei ristoranti che sfidano i divieti

Io Apro: allerta del ministero dell’Interno sulla rivolta dei ristoranti che, dal 15 gennaio, resteranno aperti contro le misure anti-Covid
Io Apro: circolare del Viminale sulla rivolta dei ristoranti che sfidano i divieti

Io Apro, o meglio #IoApro1501.

Solo ieri dovevamo spiegarvi cos’è l’iniziativa social che, a partire dal 15 gennaio, invita ristoranti e bar alla disobbedienza civile. O, per meglio dire, a restare aperti contro le restrizioni anti-Covid che il governo sta per imporre con un nuovo Dpcm.

Oggi Io Apro è già sulla bocca di tutti. Perfino su quella del Ministerio dell’Interno, che ha diffuso una circolare rivolta a prefetti, questori e commissari.

Invitati a, letterale: “Intraprendere efficaci interlocuzioni con i rappresentanti delle categorie in agitazione, affinché eventuali iniziative di dissenso siano ricondotte in un contesto di rispetto del vigente quadro regolatorio di contenimento della pandemia”.

L’alert del Viminale finisce per dare ancora più visibilità a quella che la stampa chiama “rivolta dei ristoranti”.

Io Apro: Riassunto delle puntate precedenti

Io apro Dpcm autonomo

Chi sono gli organizzatori.

Sono tre ristoratori. Mohamed “Momo” El Hawi di Firenze, Umberto Carriera di Pesaro e Antonio Sandri di Sassuolo. Le associazioni di categoria come Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) restano alla finestra. Condividono le preoccupazioni ma non la rivolta. Nel frattempo c’è un sito, IoApro.org che dovrebbe aggiornare sul numero delle adesioni ma per ora non lo fa.

Cosa faranno.

Accoglieranno i clienti con distanziamento doppio rispetto alle prescrizioni di legge. Porteranno il conto al tavolo entro le 21:45 per rispettare il coprifuoco.

Cosa rischiano.

Multe da 400 a 3000 euro, non solo loro, anche gli eventuali clienti. Inoltre i dipendenti, in caso di incidenti sul lavoro, rischiamo di non essere coperti dall’Inail. C’è poi l’ordine di chiusura del locale per alcuni giorni (che minacciano di non rispettare). E una denuncia penale per “delitto colposo contro la salute pubblica”.

I numeri della protesta

Ma quanti sono i ristoranti che hanno risposto all’invito di riaccendere i fuochi, domani sera, per tornare a spadellare?

Quaranta/Cinquantamila secondo gli organizzatori, molti meno guardando i parziali pubblicati da qualche provincia.

Nel gruppo Facebook di Io Apro c’è di tutto. Dalla ristoratrice di Brescia che vorrebbe aderire ma teme di essere “l’unica pirla” a farlo nella sua città. Alla giornalista di Mediaset che chiede informazioni sugli aderenti di Roma.

Io Apro: cosa garantisce il movimento ai ristoratori

E cosa garantisce il movimento ai ristoranti che aderiscono all’iniziativa?

Linee guida, cartelli da appendere alla vetrina e soprattutto assistenza legale.

Abbiamo anche saputo chi è a coordinare il pool di avvocati che difenderanno i ristoratori rivoltosi per aver violato il nuovo Dpcm. Si tratta dell’avvocato Lorenzo Nannelli, che garantisce l’estensione della tutela legale anche ai clienti dei ristoranti ribelli.

A proposito, la ribellione, com’è scontato che sia, divide. Perché anche se gentile nei toni –non ci saranno barricate quando le forze dell’ordine multeranno i ristoratori– rimane dura nel significato.

Non manca chi è apertamente contrario. Perché gli attacchi alla diligenza come è successo a Capitol Hill non servono a risolvere i problemi. E anche perché, come dicono in molti, così sapremo quali sono i ristoranti in cui non metteremo più piede.

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