Io Apro. La protesta di ristoranti e bar: cronaca di un flop annunciato
Alle ore 18 è scattata l’ora X di Io Apro, la protesta partita dai social contro le misure anti-Covid del governo. Con i proprietari invitati a riaprire ristoranti, pizzerie e bar in tutta Italia a partire da ieri sera, 15 gennaio.
Ma l’esito non è stato quello sperato dai tre organizzatori: Antonio Sandri di Sassuolo, Mohamed “Momo” El Hawi di Firenze, Umberto Carriera di Pesaro.
La protesta di Io Apro non ha fatto breccia. Tavoli apparecchiati e pasti serviti sono stati intercettati qua e là in diverse città. Soprattutto in Veneto, Emilia Romagna e Toscana.
Ma la maggior parte dei ristoratori deve aver pensato che, vista l’aria che tira, mancava solo di esporsi al rischio di multe (da 400 a 3.000 euro) e carte bollate varie.
Pur capendo il senso della protesta, di gatte da pelare ne hanno fin troppe in questo maledetto periodo.
Così, alla fine, hanno scelto di stare dalla parte della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), attenendosi ai divieti imposti dal nuovo Dpcm. O per lo meno di non strafare con aperture plateali e clienti accomodati all’interno dei locali come se niente fosse. Non è neanche detto che i clienti ci sarebbero stati, anche loro rischiavano multe salate per aver infranto le regole.
Questo non esclude che per alcuni irriducibili di Io Apro sia stata una notte in qualche modo memorabile.
Oggi di cronache dal fronte sono pieni i giornali.
Io Apro: cronaca dai ristoranti degli irriducibili
Dall’eccitato fronte di locali come La parilla mexicana di Corso Sempione a Milano. Dove i 90 clienti hanno mangiato e ballato in favore di video negando che la pandemia sia quella che ci raccontano.
Oppure tra i ribelli della cena proibita a La Grande Bellezza, il ristorante di Mombaroccio, in provincia di Pesaro, proprietà del già citato Umberto Carriera.
A dare il suo appoggio è intervenuto anche Vittorio Sgarbi, che nel corso di un inevitabile show pronostica una brillante carriera politica per il ristoratore pesarese. Che preannuncia irremovibile: “Da resteremo aperti tutte le sere”.
Tutti però si aspettavano un altro arrivo. Quello delle forze dell’ordine. Che in molti casi si sono limitate, con discrezione, a filmare tutto.
Si sono invece materializzate a Vo’ Euganeo, nel padovano, multando e chiudendo La locanda del sole, che fu frequentata dalla prima vittima italiana del Covid. Durante il controllo i carabinieri hanno riscontrato la presenza di clienti che consumavano seduti al tavolo.
Ma il titolo del più irriducibile spetta a Momi El Hawi. Tre ristoranti a Firenze, aperti negli ultimi mesi ben oltre il coprifuoco, nel rispetto del distanziamento sociale, la sanificazione e l’obbligo della mascherina.
Otto le multe prese finora. Ieri sera gli hanno rifilato la nona: 400 euro.
Ma lui placido ha detto: “le considero spese di marketing”. Il marketing della pandemia.
[Immagini: Tele2000]