Coprifuoco e ristoranti: la misura riduce l’impatto del Covid del 13%
Se con il primo maggio arriva il weekend che sdogana gli spostamenti liberi, dal 17 maggio, sarà possibile cambiare la legge sul coprifuoco auspicata dai titolari di ristoranti. Prima del previsto, insomma. Ma questo solo se la curva epidemiologica scenderà per due settimane consecutive.
Coprifuoco alle 22 per i ristoranti: quando può finire
Servirà per cambiare un doppio monitoraggio, che dimostri come le riaperture di ristoranti e bar all’aperto non abbiano influito sul peggioramento dei contagi da Covid, per allungare fino alle 23 (o a mezzanotte durante l’estate 2021) l’orario del coprifuoco in Italia dal 17 maggio in poi.
Sappiamo poi che il primo giugno, in zona gialla, i ristoranti potranno aprire anche le sale interne.
Nel frattempo, fa discutere lo studio sulle “misure non farmacologiche” che ha valutato intorno al 13% la capacità del coprifuoco di ridurre l’Rt, cioè l’indice di riproduzione del virus. Ristoranti o non ristoranti, parliamo di un punto percentuale in più rispetto alle mascherine.
Come dire che i politici litigano sul coprifuoco a Milano o in Italia oggi, su quanto dura, quando finirà e se cambiare, ma forse ignorano l’efficacia dei singoli provvedimenti.
Coprifuoco: è opportuno cambiare?
Le principali università di 7 paesi europei hanno pubblicato sulla piattaforma MedRxiv.org i risultati di una ricerca che analizza l’impatto delle misure assunte dai governi europei per combattere la pandemia.
La ricerca, che ha interessato Italia, Repubblica Ceca, Austria, Inghilterra, Germania, Svizzera e Olanda, si è svolta in un periodo compreso tra il 1 agosto 2020 e il 9 gennaio 2021.
I criteri statistici dello studio hanno tenuto conto dell’indice di diffusione precedente ai provvedimenti presi dai diversi governi, e della variabile tempo. Vale a dire: quanto ne è passato dall’introduzione della misura all’ottenimento dell’effetto sperato.
Colpisce, in questo senso, la percentuale attribuita all’utilizzo “rigoroso” delle mascherine nei luoghi pubblici, inferiore di un punto all’incidenza del coprifuoco. Una misura che ha senz’altro contribuito a ridurre mobilità e possibilità di contagio, ma con un effetto tutto sommato, moderato.
Superiore invece l’efficacia delle chiusure che hanno interessato le attività del commercio, non inclusi ristoranti, bar e pizzerie. Secondo lo studio il peso del provvedimento sulla riduzione dell’indice è pari al 35%.
Elevata anche l’incidenza del divieto di incontro tra persone al di fuori dell’ambito famigliare. La percentuale in questo caso si avvicina al 30%.
La ricerca si è spinta a calcolare l’efficacia della chiusura relativa a ristoranti, bar, pizzerie e pasticcerie sulla trasmissione del coronavirus. Molto inferiore alla percentuale precedente, ovvero il 12%. Anche questo un valore che potrebbe accendere discussioni.
Lo stesso, peraltro, calcolato per la chiusura di locali da ballo, centri estetici e negozi dei parrucchieri.
Mentre negare l’accesso degli studenti a università e scuole ha contribuito al contenimento dell’indice Rt per il 7%.
Sospendere l’accesso agli eventi culturali, così come a mostre, teatri e musei ha ridotto la diffusione del contagio per il 3%.
Allora il coprifuoco alle 22 per i ristoranti ha senso?
Tornando al coprifuoco, e detto che nessuna misura assunta da sola può realmente funzionare, la decisione se cambiare durata e orario, anche quando si parla di ristoranti e bar, deve considerare numerose variabili.
Al netto dell’opportunità politica di cavalcare il tema, non si può prescindere dall’indice di circolazione del virus, dal prolungamento o meno di altri provvedimenti e dal comportamento di ciascuno di noi.